“L’Anm contro la separazione delle carriere? Le leggi le fa il Parlamento”, dice Sisto

“La riforma approvata in Cdm rafforza il ruolo del giudice e garantisce parità fra accusa e difesa”, dice il viceministro della Giustizia. “Nessun rischio per l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati. Il sorteggio libera le toghe dalle correnti”

“E’ una riforma equilibrata, elegante, rispettosa dei canoni costituzionali e che cerca di restituire lustro alle istituzioni, magistratura per prima. Il testo rafforza il ruolo del giudice e garantisce parità alle parti, secondo quanto già previsto dall’articolo 111 della Costituzione. Per certi versi, infatti, si può dire che la separazione delle carriere è già richiesta dall’attuale Costituzione: solo il giudice, è scritto, è terzo e imparziale, tutti gli altri restano autonomi e indipendenti”. Ad affermarlo, intervistato dal Foglio, è il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, riferendosi alla riforma della magistratura approvata mercoledì scorso in Consiglio dei ministri. Il disegno di legge costituzionale, che ora andrà in Parlamento, istituisce carriere separate per giudici e pubblici ministeri.

L’Associazione nazionale magistrati e buona parte dell’opposizione (Pd e M5s in testa) sostengono che la riforma sia inutile e pericolosa. Inutile perché già oggi i passaggi da una funzione all’altra sono pochissimi. “Ma i passaggi tra le funzioni non c’entrano”, replica Sisto. “Qui si tratta di dare piena effettività all’articolo 111 della Costituzione, secondo cui il processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale. L’avverbio ‘davanti’ dà l’idea della necessaria diversità che deve esserci fra colui che giudica e chi propone l’accusa e chi la difesa, un esempio di geometria piana di rango costituzionale”. La riforma, sempre secondo i critici, sarebbe pericolosa perché metterebbe a rischio l’autonomia e l’indipendenza delle toghe. “L’articolo 104, come formulato da questa riforma, è molto chiaro – ribatte Sisto – Afferma che la magistratura costituisce unitariamente e complessivamente un ordine autonomo e indipendente. Solo in seguito si distingue tra carriera giudicante e carriera requirente. Quindi il provvedimento taglia le gambe a ogni possibile illazione sul fatto che il pm possa essere soggetto all’esecutivo”.

Dalla separazione delle carriere deriva l’istituzione di due differenti Csm, uno per i giudici e uno per i pm, con il ricorso al sorteggio per la scelta dei componenti sia togati che laici. “Il sorteggio è uno strumento per cercare di evitare che il magistrato dipenda dalle correnti”, dice il viceministro alla Giustizia. “Io non sono contrario alle correnti quando svolgono la loro attività culturale, ma non vanno bene quando diventano cordate, cioè luoghi di potere all’interno della magistratura”. La riforma, ricorda poi Sisto, “sottrae la giustizia disciplinare al Csm e la affida a un’Alta corte, costituita da esperti dotati di grandi capacità e competenza. Il tutto, va ricordato, senza alterare le proporzioni numeriche fra togati e laici, due terzi i primi, un terzo gli altri”.

Insomma, non esiste nessun pericolo per l’indipendenza della magistratura. “Sono trent’anni che, non solo noi di Forza Italia, da Berlusconi a Tajani, sosteniamo che il giudice debba essere diverso da chi accusa. E i consensi, autorevoli, sono in crescita. Basti pensare che già Giacomo Matteotti, in uno scritto del 1919, scriveva che ‘il pubblico ministero è parte’. Mi sembra un principio semplice, di assoluto buon senso. Usando una metafora calcistica, non si è mai visto un arbitro che abbia un legame di parentela con una delle squadre o uno dei calciatori in campo”, ribadisce Sisto sulla separazione delle carriere, ricordando la posizione favorevole espressa sul tema nel 2019 da diversi esponenti del Pd (inclusa l’attuale responsabile giustizia, Debora Serracchiani): “Mi auguro che col tempo, magari cercando di ragionare e di ricordare, si possa trovare anche in Parlamento un ragionevole accomodamento su questi temi, che la storia dimostra essere nella sensibilità di tutti”.

L’Anm, intanto, prepara le barricate. “Sono sempre stato dialogante con i magistrati – dice Sisto – ma non è possibile pensare a una magistratura che si sostituisce al Parlamento. Io li ho vissuti gli anni in cui prima di approvare una norma sulla giustizia era necessario il lasciapassare di fatto dell’Anm e del Csm. Ora la situazione è cambiata. Siamo diventati tutti, nessuno escluso, un po’ più grandi, più maturi. Questo è un governo finalmente legittimato dal popolo e qualche competenza per scrivere le leggi ce l’ha. Insomma, Nordio non è nato ieri, così come quelli che fanno squadra con lui”.

Qualche esponente della magistratura ritiene di avere la rappresentanza del popolo italiano, ma non è così. La magistratura pronuncia le sentenze in nome del popolo italiano ma la rappresentanza ce l’ha, ancora una volta a lettera di Costituzione, solo il Parlamento, che ha il compito di scrivere le leggi. Sicché nessuno disturbi chi applica le leggi, però, analogamente, nessuno disturbi chi le scrive”, conclude Sisto.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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