Il pertugio di Federico Gatti

Il difensore della Juventus sembrava uscito dal giro della Nazionale, è rientrato sfruttando la sua determinazione e gli infortuni altrui. Quattro anni fa giocava nei dilettanti, ora può esordire all’Europeo

“Quando ha visto che c’era spazio, è arrivato di corsa”. Luciano Spalletti probabilmente non se ne è nemmeno reso conto in conferenza stampa, ma in una frase ha descritto involontariamente la carriera di Federico Gatti. Il difensore della Juventus entra in Nazionale passando dalla finestra ma sarà certamente tra i 26 che andranno in Germania, come ha preannunciato proprio il commissario tecnico. Gli infortuni prima di un grande torneo sono all’ordine del giorno, Gatti ha trovato il suo posto in Nazionale per via dei forfait di Acerbi e Scalvini, ma proverà anche stavolta a scalare le gerarchie.

Una carriera che svolta all’improvviso, avendo trovato finalmente il suo ruolo di difensore centrale dopo un lungo vagare in mediana: la chiamata del Verbania a vent’anni, l’arrivo tra i professionisti soltanto due stagioni dopo. Quando l’Italia viene travolta dal Covid, Gatti gioca ancora nei dilettanti. Quattro anni dopo può esordire in un Europeo.

La sua è una storia che sembra provenire da un’altra epoca calcistica, che fa molto anni Ottanta e Novanta: la Juventus ha sempre avuto un’attenzione particolare per le scommesse, non si faceva troppi problemi nel dare grandi occasioni a ragazzi provenienti dalle serie minori. Da Moreno Torricelli, catapultato titolare nella Juve trapattoniana di inizio anni Novanta direttamente dai dilettanti, ad Angelo Di Livio, che nelle stesse stagioni trovava un posto al sole dopo anni di Serie B, ritrovandosi a lottare per la Champions League avendo debuttato in A a 27 anni.

Eppure c’era il Torino nel destino e nel sangue di Gatti, cresciuto in una famiglia a forte trazione granata e cresciuto proprio nel settore giovanile del Toro: l’addio a 14 anni per passare all’Alessandria, quando ancora era un trequartista. E doveva ancora esserci il Torino al momento del salto in A dal Frosinone, prima del blitz di mercato bianconero. Negli occhi ha sempre avuto qualcosa di diverso, una fame atavica, la voglia di saltare in testa a tutti gli avversari che gli si paravano davanti. Chi lo ha visto giocare negli anni dei dilettanti racconta che sembrava nato per fare la guerra con gli attaccanti. E che aveva la Serie A nel mirino anche quando la montagna da scalare sembrava impossibile.

Gatti pareva essere uscito dal giro della Nazionale: era rimasto fuori dal giro di convocazioni di marzo, proprio come era accaduto a Scamacca. Nel momento in cui si è fermato Acerbi, si è accontentato di essere preallertato: si è allenato a distanza, alla Continassa, mentre gli altri cominciavano a sudare a Coverciano. È questo ciò di cui parla Spalletti, il pertugio che Gatti ha visto aprirsi: ci si è infilato dentro senza avere intenzione di farselo sfuggire. Adesso proverà a conquistare persino un posto da titolare, anche se la concorrenza non manca: molto dipenderà dal sistema di gioco scelto da Spalletti, che può far giocare i suoi con una difesa a quattro oppure a tre. Nel secondo caso, Gatti sarebbe avvantaggiato da una stagione giocata in pianta stabile con questo sistema agli ordini di Allegri. E anche se non dovesse trovare spazio, pazienza: Gatti ha saputo aspettare con pazienza per anni, non sarà certo un Europeo da comprimario a fiaccarne le certezze.

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