Il nuovo corso del Pd di Schlein è più vicino all’Udu, che parla di genocidio e chiede boicottaggi

L’Unione degli universitari continua a chiedere l’interruzione delle collaborazioni con gli atenei israeliani (anche nelle dirette con la segretaria). Gli inviti del Nazareno e le contraddizioni con i dem

Sorge spontaneo chiedersi se su Israele e Palestina Elly Schlein la pensi come gli studenti universitari con cui sceglie di interloquire abitualmente. Perché se è vero che sulla questione dei boicottaggi, sull’utilizzo dell’espressione “genocidio a Gaza” la segretaria del Pd non vuole assumere pose troppo radicali, è altresì vero che dà sempre più spazio a voci che il termine “genocidio” l’hanno sdoganato oramai da tempo. E che chiedono l’interruzione delle collaborazioni di ricerca. Basta vedere cosa dice l’Unione degli universitari (Udu), sempre più vicina al corso Schlein.

Nel fine settimana Schlein ha tenuto una diretta su Instagram per parlare di diritto allo studio. Tra gli invitati c’era Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu. Anche se l’incontro verteva su tutt’altro, dal caro affitti per gli studenti al rifinanziamento delle borse di studio, a un certo punto Piredda è sconfinata a parlare dell’intifada studentesca. “Un movimento che ha governato tutti gli atenei del nostro paese. Il tutto nel silenzio di una governance degli atenei e di un governo che continua a ignorare una componente studentesca che oggi dopo tanto tempo sta alzando nuovamente la voce rispetto alla scissione di quelli che sono gli accordi tra gli atenei italiani e atenei israeliani. Perché la ricerca bellica va avanti”, ha detto Piredda. Aggiungendo che “oggi 13 atenei del nostro paese sono stati coinvolti dalla Nato nell’ambito della ricerca militare, nel silenzio di tutto e tutti”. Schlein si è limitata ad annuire. Ma al di là delle parole di Piredda, è evidente come sia sempre più difficile per la segretaria addebitare queste posizioni a uscite estemporanee.

Lo scorso 24 maggio, dopo che la Conferenza dei rettori aveva approvato un documento a favore dei civili a Gaza ma contestualmente bocciato le richieste di boicottaggio di Israele, l’Unione degli universitari sui suoi profili social scrisse: “Basta voltarsi dall’altra parte. In uno stato dove l’apparato militare è predominante rispetto alla società civile, è stato evidenziato più volte come l’oppressione coloniale e genocida passi attraverso tutte le linee di ricerca e studio. Come Udu crediamo che il boicottaggio accademico rappresenti uno strumento di pressione politica fondamentale e continueremo a lavorare perché sia adottato dalle università”. Poche settimane prima aveva ribadito più o meno lo stesso concetto, parlando di armi a Tel Aviv: “Ha preso oggi il via la missione ‘Mare aperto’ della Marina militare italiana, che annualmente coordina i giochi di guerra di 22 eserciti nei mari di Sardegna”, scrissero il 5 maggio. “L’edizione in corso, inserita in un contesto di conflitto mondiale a pezzi, guarda pericolosamente al genocidio in corso in Palestina e al sostegno che la Nato fornirà a Israele e ai suoi alleati in una escalation ulteriore. Lo gridiamo a gran voce: fuori i militari dai nostri atenei, la conoscenza deve costruire la pace”. Ma non solo. Nelle diverse università molto spesso è stata l’Udu (per esempio a Padova) a chiedere il boicottaggio degli accordi con le università israeliane. E lo stesso è intenzionata a fare da qui alle prossime settimane, quando nuove mozioni saranno discusse all’interno dei senati accademici (a partire da quello dell’Università di Pisa, il prossimo 13 giugno).

Da quando è stata incoronata leader del Pd, la collaborazione con l’Udu (che è sempre stata considerata la sigla universitaria di riferimento dei dem) si è intensificata. A marzo, quando Unione degli universitari e Rete degli studenti protestarono sotto la sede del ministero dell’Istruzione, a Trastevere, Schlein fece un’apparizione per chiedere “lo psicologo in tutte le scuole e università”. Ad aprile invitò sempre esponenti Udu in un incontro sul diritto allo studio organizzato allo Spazio Sassoli, a Roma. Uno dei riferimenti più forti nel mondo universitario di Schlein è Emma Ruzzon, presidente del consiglio degli studenti dell’Università di Padova, divenuta nota dopo aver letto davanti al presidente Mattarella un discorso di accuse contro l’affossamento del ddl Zan. Anche Ruzzon è una delle voci di punta dell’Udu locale. Quando ad aprile l’ateneo bocciò la loro mozione per il boicottaggio, Ruzzon disse: “Continueremo a provarci”. Per lei si vocifera di un futuro nel Pd, a partire dalle prossime elezioni regionali. Chiudendo l’incontro con gli studenti Schlein li ha salutati dicendo “buona lotta”. Deve aver dimenticato la parte del “diritto allo studio” in cui agli studenti è perlomeno concesso di entrare nei propri atenei e fare lezione. Cosa che gli “acampados” per la Palestina stanno rendendo sempre più difficile fare.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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