Speriamo che dei sei comandamenti di Spalletti non ne rimanga solamente uno

Il ct della nazionale, emulando Helenio Herrera, ha rivelato pubblicamente i comandamenti impartiti alla squadra in vista dell’Europeo. Peccato siano piuttosto astratti e poco comprensibili per il mondo del calcio (tranne uno)

Sul Corriere sono apparsi i comandamenti di Luciano Spalletti: un foglio che il ct della nazionale ha appeso a una lavagnetta onde istruire i suoi giocatori. Curiosamente, i comandamenti sono sei (di solito sono dieci, cinque, tre, uno), ed elencano “nel calcio moderno le cose che fanno la differenza”, secondo un giro di frase degno di Giovan Battista Guarini.

Quattro di queste cose sono sostantivi astratti: “la pressione continua”, “controllo del gioco”, “riaggressione feroce”, “ricomposizione”. Una è un aggettivo al plurale, “legati”, a meno che non sia un verbo all’imperativo. La sesta è in realtà fatta da altre tre – “ordine, studio e preparazione” – che si presume siano per il ct perfetti sinonimi, altrimenti non si comprende perché i comandamenti non potessero essere otto: né si tratta di economia di spazio, poiché a fine foglio c’era posto per altre due righe.

I più anziani ricorderanno che lo stratagemma dei cartelli motivazionali fu introdotto negli spogliatoi da Helenio Herrera: “Classe + preparazione atletica + intelligenza = scudetto”; erano tuttavia concetti semplici e ben comprensibili, ulteriormente chiarificati, qualche anno dopo, da Giovanni “Robiolina” Invernizzi. Costui si limitò ad appendere una tabella coi punti da fare contro ciascuna squadra per rimontare fino al primo posto, senza astrusità né ambigue parentesi metaforiche come, al punto cinque, “(tornare a casa)”. Che temo, fra tanta smania di parlar difficile e ammiccar profondo, potrebbe finire per essere l’unico concetto chiaro agli azzurri, già al primo turno dell’Europeo.

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