Le facce da medaglia dell’atletica azzurra: “La squadra più forte dal 2018”

Il direttore tecnico Antonio La Torre al Foglio: “Gimbo è il mio capitano in quello che voglio ascrivermi come mio merito principale: il cambio di mentalità della squadra. Una volta gli italiani facevano fatica a trovare posto nei meeting, oggi tutti ci cercano”. Le sue previsioni: più di 20 podi

Per l’Italia quelli che si disputeranno allo Stadio Olimpico dal 7 al 12 giugno non saranno semplici Europei. Non lo saranno perché siamo a Roma, l’ombelico del mondo. E perché, dopo i cinque ori di Tokyo 2021, nel nuovo anno olimpico l’atletica italiana è quella a cui tutti guardano per capirne il segreto. Un motivo in più per non cullarsi sugli allori dei 24 record italiani dell’ultimo inverno e per riscrivere la storia nel medagliere della rassegna. Obiettivo i 12 podi (5 ori, 5 argenti e 2 bronzi) di Spalato ‘90 o almeno i 10 degli Europei di Monaco 2022. Intanto è già record di partecipazione con 116 azzurri iscritti e il presidente Stefano Mei giovedì a Milano nella presentazione della candidatura al prossimo quadriennio della Fidal ha potuto sottolineare la crescita del movimento con i record che sono addirittura 91 dall’inizio dell’anno se si considerano tutte le categorie.

Ma come la vede il direttore tecnico Antonio La Torre, siamo di fronte alla più forte Nazionale di sempre?

“Mi limito a dire che questa è la squadra più forte da quando ho assunto il mio ruolo nel 2018. Il primo oro della mia gestione me lo portò Tamberi agli Europei indoor di Glasgow 2019 e considero Gimbo il mio capitano in quello che voglio ascrivermi come mio merito principale: il cambio di mentalità della squadra. Una volta gli italiani facevano fatica a trovare posto nei meeting, oggi tutti ci cercano. Per questo con gli Europei in casa abbiamo avuto l’obbligo di selezionare tutti gli aventi diritto in base ai minimi e al ranking europeo. Su una ventina di potenziali medaglie, io mi ‘accontenterei’ di 12. Non bisogna dimenticare che ci mancheranno Stano e Diaz più Weir che sta recuperando in extremis”.

Analizziamo allora le nostre possibilità di podio settore per settore a cominciare dalla velocità con un certo Jacobs…

“Dico che in Marcell bisogna credere al 100 per cento, anche perché lui stesso ha avuto la capacità di analizzare le cose che non vanno. E sono quasi contento che la neoprimatista dei 100 Zaynab Dosso non si sia confermata del tutto a Ostrava perché si presenterà ancora più affamata. Mi sbilancio sulle due staffette: fra i maschi c’è da cancellare l’onta di Monaco ricollegandosi direttamente all’oro di Tokyo, fra le donne si può ripetere invece il bronzo europeo. Ma ci sono altri due possibili podi: Ali nei 100 e Tortu che nei 200 non può essere quello visto allo Sprint Festival. Avremo subito la 4×400 mista dove schiereremo i migliori quattrocentisti per consolidare la qualificazione olimpica che è ancora a rischio”.

Negli ostacoli abbiamo due dei nostri grandi talenti: Simonelli e Sibilio.

“Lorenzo nei 110 hs con 13”21 ha fatto un record italiano straordinario e può sognare il massimo traguardo. Ho fatto finta di essere felicemente sorpreso dal grande ritorno di Alessandro scrivendogli dopo il 48”25 di Ostrava: ‘Ci sei mancato’. La Folorunso si è dedicata al lavoro in allenamento e ora può raccogliere i frutti in gara”.

Il discorso più difficile forse è quello del mezzofondo.

“Negli 800 Tecuceanu può sicuramente vincere la medaglia che gli manca gestendo l’ardore agonistico. Nei 1500, se veramente sarà assente Kerr, si aprono ulteriori possibilità per il ragazzo di casa Federico Riva e per Pietro Arese. Più complicata la situazione nel mezzofondo prolungato perché qui nella mezza maratona ci giocheremo l’oro a squadre che vale per il medagliere e abbiamo dovuto fare scelte ponderate. Yeman Crippa farà la mezza e se ne uscirà bene doppierà con i 10.000. Doppieranno 5.000 e 10.000 anche Battocletti e Del Buono: da entrambe mi aspetto grandi cose, come pure dalla Yaremchuk nella mezza”.

E veniamo ai salti dove oltre a Gimbo ci sono anche Furlani e Iapichino da medaglia.

“Due talenti eccezionali. Mattia deve guardarsi dal greco Tentoglou, Larissa non solo dalla tedesca Mihambo ma il resto del mondo non ha raggiunto la condizione che abbiamo noi con gli Europei in casa. Tamberi troverà una gara dell’alto non proibitiva e ha superato il momento più difficile ritrovando l’entusiasmo. Nel triplo c’è un punto interrogativo sulle condizioni di Dellavalle, argento a Monaco, mentre le buone notizie vengono dalla Vallortigara, bronzo mondiale, che in allenamento è tornata a saltare in alto”.

I lanci, se non si rimetterà completamente Weir, sono soprattutto Fabbri. E poi c’è sempre la “sua” marcia.

“Direi che è Leo è la nostra medaglia più sicura, probabilmente un oro. Possiamo sperare anche nella ritrovata serenità della Fantini, anche lei bronzo uscente, nel martello ma complessivamente è il settore su cui bisogna lavorare di più, con troppi buchi. Nella marcia quella di Stano è una ferita aperta ma la Palmisano è una garanzia e Fortunato dopo i Mondiali a squadre può finalmente diventare protagonista”.

Di medaglie, però, così ne contiamo più di venti.

“Solo sulla carta. Per l’ottimismo c’è, giustamente, il presidente…”.

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