Milano piange, Roma per una volta ride

A mostrarsi attrattiva agli investitori immobiliari oggi non è più il capoluogo lombardo ma la Capitale

Il grido d’allarme contro le inchieste della procura su presunti abusi edilizi nella città di Milano l’ha lanciato Regina De Albertis, presidente dei costruttori milanesi: “Il clima di incertezza che si è determinato in ambito di rigenerazione urbana sta bloccando, di fatto, non solo le operazioni immobiliari in corso, ma anche gli investimenti nazionali e internazionali nel territorio milanese”. L’intervento della magistratura ha davvero provocato la paralisi dei progetti e il crollo degli oneri di urbanizzazione lamentato dal Comune?

La verità è che a mostrarsi attrattiva agli investitori immobiliari oggi è Roma. Coima – il gruppo che fa capo a Manfredi Catella, l’uomo che ha dato vita allo sviluppo di Porta Nuova con Hines e ha contribuito in modo determinante alla trasformazione di Milano – ha appena acquisito tre immobili di pregio nel centro storico della capitale per una superficie di circa 45.000 metri quadrati e un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro. Si tratta di Palazzo Verospi e Galleria Sciarra, in zona via Del Corso, rispettivamente sede della presidenza del Consiglio e di Anac, e Palazzo Monte, in zona Campo de’ Fiori, che ospita il Consiglio di Stato. Finint Investments si è lanciata invece in un investimento da oltre 100 milioni di euro a Roma Nord nel quartiere Bufalotta-Porta di Roma dove verrà realizzato NoMo District, un progetto di rigenerazione urbana con opere pubbliche e private a prevalente destinazione residenziale che conta sul supporto finanziario di primari investitori istituzionali come il Fondo Olympus tra i cui principali quotisti figurano UniCredit e Illimity.

I grandi si muovono su Roma, città con grandi potenzialità di sviluppo. Già nel 2022 l’assessora romana alle Attività produttive Monica Lucarelli annunciava l’arrivo di dieci miliardi di euro (tra fondi pubblici e progetti di partenariato pubblico-privato), spiegando come la città stesse lavorando “a una visione strategica degli investimenti per avere una spesa effettivamente qualificata e realizzare quel processo trasformativo della città di cui abbiamo veramente bisogno”. Dello stesso parere Stefano Boeri, architetto milanese chiamato a rilanciare le periferie romane: “Oggi l’urbanistica deve essere intesa come una regia pubblica per orientare risorse private, che devono avere il loro spazio, secondo un interesse collettivo”.

Nel 2023 JLL, colosso globale della consulenza immobiliare, pubblicava la ricerca “WhyRome – Re-modelling the city” che dimostrava come il mercato romano presentasse grandi potenzialità di sviluppo favorite dall’indotto portato dai grandi eventi, dagli investimenti nella transizione digitale ed ecologica e dal Pnrr. E nonostante Roma abbia poi perso contro Riad l’assegnazione di Expo 2030, il suo potere attrattivo non sembra averne sofferto. Così mentre il ciclo di Milano sembra entrare in una fase di flessione, quello di Roma appare in pieno avvio. Gli addetti ai lavori lo sanno: quando cresce Roma, Milano scende e viceversa. Nel 2015, anno dell’Expo di Milano, i giornali titolavano “Milano sale, Roma scende” ed Evelina Marchesini scriveva sul Sole 24 Ore: “La partita immobiliare Roma-Milano finisce con una netta sconfitta della Capitale nel 2015. Le due città di riferimento italiane hanno registrato, secondo l’ufficio studi di Idealista.it, due andamenti ben differenziati”. E allora cosa capita a Milano? Siamo proprio sicuri che sia stata la magistratura a interrompere l’emozione della città a crescita costante?

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