Le nuove linee guida del servizio sanitario britannico chiudono l’epoca della confusione col genere: salvo rarissimi incidenti di percorso si vede benissimo se sei nato maschio o femmina
Come sospettavamo il sesso è quella cosa lì: carne conformata in un modo se sei maschio e in un altro se sei femmina, conformazioni atte all’unione procreativa, governati come siamo da geni egoisti (Richard Dawkins) che spingono dannatamente per restare al mondo.
Non c’è un bel niente da attribuire alla nascita: salvo rarissimi incidenti di percorso si vede benissimo se sei nato maschio o femmina. Libero/a di comportarti, vestirti, nominarti, significarti, chirurgizzarti come ti pare e di sfuggire a qualsivoglia stereotipo di genere. Ma con buona pace della butch Judith e del butlerismo reale (non solo il genere è costruito, ma anche il sesso: “Il sesso non può qualificarsi come fatticità anatomica pre-discorsiva… Il sesso, per definizione, è già da sempre genere”) la “fatticità anatomica” rileva eccome.
Il NHS, il servizio sanitario britannico, intende affermarlo con nettezza sconcertante: il sesso è un fatto biologico inaggirabile, quando parliamo di sesso intendiamo precisamente quello, vulva, vagina, utero e ovaie, oppure testicoli e pene, nient’altro che questo. Sconcertante perché l’ambiguità – cosa diavolo è il sesso? – è durata anni e ha mandato nel pallone ogni operatore sanitario che trovandosi di fronte al conundrum di un ragazzone ben piantato e con tutti quanti i suoi attributi intatti che però si dichiarava Henrietta o Anne, non sapeva in quale reparto ospedaliero ricoverarlo, terrorizzato di passare per transfobico – grado di infamia paragonabile a “disertore” o “collaborazionista” – ma anche dispiaciuto di dover imporre a una povera paziente un maschio fatto e finito come compagno di stanza. Nel 2021 le linee guida NHS avevano stabilito che un paziente trans doveva essere indirizzato in reparti single-sex, intendendo tuttavia per sex “quello nel quale si identifica”. Ora si chiarisce invece che quando si dice “sex” si intende “biological sex”. Anche perché a onore della verità scientifica un maschio e una femmina si ammalano in modo diverso, sono soggetti a patologie diverse, di conseguenza vanno curati in modo diverso e perfino le posologie dei farmaci spesso sono diverse: vale la pena di tenere il punto della differenza.
L’aggiornamento del regolamento NHS viene effettuato ogni dieci anni e per sorte stavolta il lavoro di revisione prende avvio proprio poche settimane dopo che il colossale Cass Review ha mandato gambe all’aria tutto il sistema di “cura” destinato a bambine e bambini con incongruenza o disforia di genere, rilevandone la fallacia e l’inconsistenza scientifica e facendo tremare le vene dei polsi a tutti quei medici che nei servizi dedicati hanno trattato migliaia di minori secondo un protocollo che palesemente non stava in piedi e contravveniva clamorosamente all’ippocratico “primum non nocere”.
Da quando il nuovo regolamento sarà in vigore nelle camere di degenza destinate alle donne ci staranno solo donne, precisamente quelle nate donne – ai/alle pazienti trans saranno riservate stanze singole –. E ogni donna avrà il diritto di richiedere per le cure più intime una medica sua simile al posto di un autoginefilo o di una drag queen. Il nuovo regolamento mette al bando anche invenzioni neolinguistiche imposte per anni alla classe medica, tipo “allattamento al petto” anziché “al seno” o “gente che partorisce” al posto di “madri”, “puerpere” e altre espressioni orribilmente escludenti.
Il movimento gender-critical incassa il risultato: “E’ un’eccellente notizia che il servizio sanitario nazionale riveda il suo regolamento per dare alla parola sesso il significato che ha”, ha dichiarato Maya Forstater, ricercatrice e fondatrice di Sex Matters, a suo tempo licenziata per transfobia. “La confusione tra sesso e genere nei documenti ufficiali è ciò che ha permesso che i diritti delle donne venissero calpestati a vantaggio delle identità transgender. La decisione di NHS è un semplice ritorno al senso comune e il riconoscimento del fatto che il benessere e la sicurezza delle donne contano qualcosa”.