Ilaria Salis candidata, lo schiaffo di Bonelli & Fratoianni al Pd di Schlein

Brindano Bonelli & Fratoianni, resta stordita per la magra figura l’area del Pd che ruota intorno a Elly Schlein, tira un enorme sospiro di sollievo Base riformista, contraria all’ipotesi. Alla fine Ilaria Salis – come anticipato dal Foglio due giorni fa e ancora ieri mattina sul sito – ha accettato la candidatura alle europee con l’Alleanza Verdi e Sinistra. Alle 15,  il corpo diplomatico italiano  ha fatto firmare all’insegnante milanese, reclusa nel carcere di Budapest, l’accettazione della corsa e le ha autentificato la firma. Salis è detenuta da 13 mesi in Ungheria per aver aggredito due militanti di estrema destra durante una manifestazione. Nei mesi scorsi è apparsa in catene durante le udienze del processo che la riguarda. Da quel momento è diventata un simbolo per la sinistra. E anche una bandierina da piantare. Come dimostra il tentativo di Schlein, andato a vuoto, e quello invece finito con il successo di Fratoianni e Bonelli, il gatto e la volpe che stanno facendo vedere i sorci verdi al Pd. 

Prima Ignazio Marino, poi Mimmo Lucano, Massimiliano Smeriglio e Leoluca Orlando, ora Salis. La lista per le europee di Avs guarda a sinistra e punta a pescare nel campo del Pd. Il cervello delle candidature è soprattutto Fratoianni. “Puntiamo a rifare il Pds”, scherzano da Sinistra italiana, partito nato da Sel e prima ancora dalla scissione con Rifondazione comunista. La candidatura di Salis va raccontata. L’idea di farne un nuovo “caso Tortora”, anche se sono storie totalmente diverse, era venuta al Pd di Schlein. La segretaria ha fatto trapelare la notizia sui giornali, non l’ha smentita per giorni, e poi quando è scattato il classico dibattito interno tra favorevoli e contrari ha dovuto registrare il “no” di Roberto Salis, padre dell’insegnante milanese. Un “no” di metodo (“non si gioca sulla pelle di mia figlia reclusa da 13 mesi”), ma anche di merito (“non è interessata alla proposta del Pd”).

Un pasticcio che è diventato beffa nelle ultime 48 ore quando questo giornale ha raccontato, con dovizia di particolari, l’accelerazione impressa da Avs per ottenere il via libera di Salis alla corsa per le europee. La trattativa durava da due settimane in gran segreto e fino alle 13 di ieri, con un certo sprezzo del ridicolo, Bonelli ha smentito questa eventualità in tv. Al contrario di Fratoianni rimasto in silenzio fino alle 19 quando è uscita la comunicazione congiunta con il leader dei Verdi. Queste le loro parole nella nota che ha annunciato la corsa di Salis, d’intesa con il padre Roberto. “In queste ore i gruppi dirigenti nazionali stanno discutendo le modalità di questa scelta che vuole tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea, anche dall'inerzia delle autorità italiane per ottenere una rapida scarcerazione in favore degli arresti domiciliari negati con l’ultima decisione dai giudici ungheresi”.  Secondo i leader di Avs “l’idea è che intorno alla candidatura di Ilaria Salis si possa generare una grande e generosa battaglia affinché l’Unione Europea difenda i principi dello stato di diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani fondamentali su tutto il suo territorio e in ognuno degli stati membri”. 

Fratoianni e Bonelli, in privato eccitatissimi per lo schiaffo inferto al Pd, dicono: “Il nostro è un gesto che può servire a denunciare metodi incivili di detenzione, soprattutto verso chi è ancora in attesa di un giudizio”. Prima del via libera ufficiale anche Giorgia Meloni, incalzata dai cronisti al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, aveva commentato questo scenario: “Non cambia il lavoro del governo, ma politicizzare il caso non aiuta”. Un ammonimento arrivato anche dal ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani quando nulla era ancora certo. Nelle settimane scorse anche il Quirinale era intervenuto rispondendo all’appello del padre di Ilaria Salis che da sempre denuncia di non essere mai stato ricevuto dalla premier. Dettagli che comunque non inficiano un eventuale lavoro diplomatico che Palazzo Chigi e la Farnesina dicono di condurre ormai da mesi con il presidente Viktor Orbán per fare in modo che vengano rispettati i diritti della detenuta. 
La notizia in serata ha dominato il dibattito politico. Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega ha usato questa faccenda per cercare di riproporre il suo nome forte, anche se non sembra essere molto digerito dalla base del partito: “Questo è il bello della democrazia. Quanto mi piacerebbe un confronto sul futuro dell’Italia e dell’Europa tra Ilaria Salis e il generale Roberto Vannacci, se dovesse accettare la candidatura con la Lega”.

I legali dell’italiana commentano la candidatura come un grimaldello per farla uscire dal carcere: “Se Ilaria sarà eletta al Parlamento europeo, verrà scarcerata e il processo sospeso”. La procedura non è così automatica, secondo fonti diplomatiche, e comunque bisognerà aspettare un eventuale voto dell’europarlamento. C’è una giurisdizione contrastante in materia. Soddisfatto per l’operazione invece Nichi Vendola, padre nobile di Sinistra italiana: “E’ una scelta che mi ricorda le battaglie dei radicali”.
 

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