La storica roccaforte repubblicana ha deciso che gli embrioni congelati sono esseri umani, portatori di diritti. E questo brucia ancora di più nella coscienza infelice della società contemporanea, che vorrebbe fossero solo numeri di matricola. Quando inizia la vita
Nel 1989 una donna, di nome Mary, chiese che le fossero affidati i sette embrioni sovrannumerari generati in vitro con il marito, con il quale era in corso la causa di divorzio. Per la prima volta, una corte americana era chiamata a rispondere alla seguente domanda: quando ha inizio l’esistenza di un uomo? La donna avrebbe preferito farli allevare da un’altra donna, piuttosto che saperli congelati per sempre. Ne nacque un processo che fece scalpore. Il grande genetista Jerome Lejeune, che all’epoca insegnava alla Sorbona, prese il primo aereo da Parigi e volò a Maryville, nel Tennessee. Perorò la causa di quegli embrioni, “stipati a migliaia in un ambiente refrigerato all’azoto liquido, ridotti a un numero di matricola su un registro di entrata, privi di ogni libertà in un mondo gelato dove il tempo stesso è sospeso”. Al giudice, che gli poneva continui dubbi, il genetista che scoprì la trisomia 21 disse: “Non vedo alcuna differenza fra il piccolissimo essere che voi siete stato e quello maturo che voi siete ora”. E ripetè la frase che ha segnato la fine della schiavitù negli Stati Uniti: “A Man is a Man, is a Man”. “Se sono degli esseri umani, quali sono realmente, allora non possono essere considerati come un bene patrimoniale” disse Lejeune.
Ora l’Alabama ha deciso che gli embrioni congelati sono esseri umani, persone e portatori di diritti, non grumi di materia, generando scandalo in un paese segnato dal dibattito sull’aborto. Difficile dire come se ne uscirà, se la legge sia costituzionale o meno, ma lo scandalo qui non è politico, ma culturale e morale. E questo brucia ancora di più nella coscienza infelice della società contemporanea, che vorrebbe fossero solo numeri di matricola.