Il PiS, che non è più al governo ma è rimasto alla presidenza, non è più lo stesso partito. Con un veto, Nawrocki sovverte tre anni e mezzo di solidarietà a Kyiv e fiducia europea. La propaganda russa festeggia. Kyiv rischia di perdere l’alleato più grande tra i suoi vicini, l’Ue e la Nato rischiano di perdere un baluardo
Il presidente polacco Karol Nawrocki ha iniziato il suo mandato e dalle poche decisioni che ha preso finora ha cambiato la linea sul sostegno polacco all’Ucraina. Lunedì ha posto il veto a una legge per estendere il sostegno finanziario agli ucraini che fuggono dalla guerra. La Polonia ha accolto circa un milione di rifugiati ucraini, il numero più alto fra tutti i paesi europei. Il paese si è dimostrato solidale, i polacchi nei primi mesi del 2022, subito dopo l’inizio dell’invasione su larga scala di Mosca, andavano con le loro macchine ad accogliere quel popolo di donne e bambini e anziani che arrivavano non sapendo quando e se avrebbero rivisto la loro casa e i loro famigliari. E’ stato un movimento dal basso, a cui poi la politica ha dato sostanza con una serie di agevolazioni. I leader della Polonia, all’epoca guidata dal PiS, furono tra i primi europei a prendere un treno per Kyiv e il governo decise di pagare gran parte del sistema internet satellitare Starlink necessario all’esercito ucraino per portare avanti le sue operazioni per respingere i russi: dal 2022 l’Ucraina ha ricevuto 50.000 terminali Starlink, tra questi, 30.000 sono stati forniti da Varsavia.
Sono trascorsi tre anni e il PiS, che non è più al governo ma è rimasto alla presidenza, non è più lo stesso partito. Adesso con il nuovo capo della stato Nawrocki gioca a prendere le distanze dall’Ucraina, acuendo le dispute storiche e mostrando a Mosca che un alleato che sembrava pronto a molto per Kyiv, in realtà vacilla. Non appena Nawrocki aveva messo il suo veto sulla legge, sembrava che anche gli investimenti per Starlink sarebbero stati cancellati dal primo ottobre, ma dalla presidenza hanno smentito e il finanziamento per la rete internet per il momento non sarà messo in discussione. La propaganda russa ha comunque trovato spunti per festeggiare. Margarita Simonyan, la direttrice di Rt, l’emittente russa creata dal Cremlino, ha scritto sui social che la decisione di Nawrocki testimonia che “da quando Zelensky è salito al potere, l’Ucraina si è scontrata con Russia, Bielorussia, Slovacchia, Ungheria e Polonia. Restano Romania e Moldavia come ultimi due vicini a sostenerla (e sappiamo tutti il prezzo). Chissà quale potrebbe essere il denominatore comune”. Il presidente Nawrocki ha condotto una campagna elettorale ambigua, ha giocato molto con la rabbia di alcune fasce della popolazione in Polonia che denunciano il governo per aver dato troppi privilegi agli ucraini. La Russia ha cercato di fomentare un’opinione negativa nei confronti di chi fuggiva dalla guerra e la politica le è corsa dietro esaltando la voce di un senso di stanchezza pericoloso. Soprattutto il partito di estrema destra Konfederacja ha promosso una campagna esplicita contro il sostegno finanziario e militare all’Ucraina e Nawrocki, che per il PiS è un volto nuovo, ha preso le distanze dalle politiche del suo stesso partito.
In una delle sue ultime dichiarazioni, il presidente ha detto che la Russia rimane la più grande minaccia alla sicurezza della Polonia, “tuttavia dopo tre anni e mezzo, la situazione in termini finanziari e di emozioni sociali e politiche è radicalmente cambiata”. Kyiv rischia di perdere l’alleato più grande tra i suoi vicini, l’Ue e la Nato rischiano di perdere un baluardo. A Washington quando il 18 agosto i leader dei volenterosi sono andati alla Casa Bianca per tenere colloqui con Donald Trump e Volodymyr Zelensky sulle garanzie di sicurezza da fornire all’Ucraina, c’era un assente: il premier Donald Tusk, che con Emmanuel Macron e Keir Starmer è stato il primo dei volenterosi. E’ rimasto ingabbiato tra le dispute politiche: Trump vuole parlare con Nawrocki, che andrà alla Casa Bianca il 3 settembre e porterà una posizione della Polonia, anche sulla guerra, molto diversa da quella che Varsavia ha espresso finora.