In Argentina ci sono voluti trent’anni per accusare l’Iran

Ben 115 morti c’erano stati nei due attentati anti-israeliani e anti-ebraici di Buenos Aires, del 17 marzo 1992 e 18 luglio 1994, ma solo di recente la giustizia argentina è arrivata a una sentenza contro i responsabili. Colpa dei “tentativi di insabbiamento” durante i governi dei Kirchner

C’era stato solo un ferito in conseguenza dell’incendio appiccato il 6 dicembre scorso alla sinagoga Adass Israel di Melbourne. Ma otto mesi e venti giorni dopo l’ambasciatore iraniano a Canberra Ahmad Sadeghi è stato ora espulso, in quanto ritenuto complice. Ben 115 morti c’erano stati nei due attentati anti-israeliani e anti-ebraici di Buenos Aires, del 17 marzo 1992 e 18 luglio 1994. Ma solo dopo trent’anni la giustizia argentina è riuscita infine ad arrivare a una condanna nel processo contro i responsabili, il 12 aprile del 2024. Il 17 marzo del 1992 era stata l’ambasciata israeliana a essere colpita: 29 morti, più l’attentatore suicida, e 242 feriti. Il 18 luglio 1994 fu invece la sede della Associazione mutualistica israelitica argentina (Amia): 85 morti e oltre 300 feriti. E la seconda volta non c’era nessuna possibilità di far passare l’antisemitismo come antisionismo. L’attentato non era stato contro una istituzione israeliana, ma contro ebrei argentini. La sentenza dell’anno scorso ha infine stabilito che i due attentati “rispondevano a un disegno politico e strategico” della Repubblica islamica dell’Iran ed erano stati compiuti dall’organizzazione terroristica Hezbollah. Nel dispositivo della sentenza, la Corte federale di Cassazione penale argentina ha definito l’accaduto “un crimine contro l’umanità”, criticando “i tentativi di insabbiamento” e assicurando che si tratta di reati imprescrittibili i cui responsabili ancora oggi possono essere perseguiti in ogni parte del mondo.

I riferimenti ai “tentativi di insabbiamento” riguardano i governi dei Kirchner: quello di Néstor Kirchner, tra 2003 e 2007, quello di Cristina tra il 2007 e il 2015; e quello di Cristina Kirchner vicepresidente con Alberto Fernández tra 2019 e 2023. In particolare, il 18 gennaio del 2015 il procuratore Alberto Nisman, che indagava sull’attentato antiebraico a Buenos Aires del 1994, fu trovato morto a casa sua. Il giorno dopo avrebbe dovuto presentarsi in Congresso per riferire di sue indagini duramente critiche verso un memorandum di intesa che il 27 gennaio 2013 il governo aveva firmato con il governo iraniano per creare una “Commissione della verità” congiunta sull’attentato. In particolare, secondo Nisman, la presidente Kirchner, il ministro degli Esteri Héctor Timerman, il deputato Andrés Larroque, e i dirigenti kirchneristi Luis D’Elía e Fernando Esteche erano colpevoli di abuso di autorità e violazione dei doveri di pubblico ufficiale, per aver fatto parte di un presunta “cospirazione” “progettata per fornire impunità agli accusati di nazionalità iraniana” con l’individuare falsi colpevoli. Rubricata all’inizio come suicidio, la morte di Nisman è stata poi riconosciuta come omicidio. Da notare che una delle ultime decisioni del governo Fernández era stata quella di aderire ai Brics, il raggruppamento di economie di cui fa parte anche l’Iran. Come è noto, Milei una volta alla Casa Rosada la ha annullata.

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