Dietro la sigla V4P (Venice4Palestine) i soliti Bellocchio, Garrone, Servillo e compagnia. Invece di fare bei film fanno solo orride liste di proscrizione
Ringrazio V4P, che non è un missile nazista ma Venice4Palestine, per avermi fatto risparmiare tempo. Avvicinandosi l’autunno stavo ipotizzando di tornare al cinema, di seguire nuovamente quest’arte novecentesca che ho molto tralasciato, quasi abbandonato perché la ritenevo obsoleta. Nostalgicamente progettavo di cercare delle sale (in provincia non è facile), di studiare le programmazioni… E invece i palestinisti lagunari mi hanno risparmiato questo sforzo. Dietro la sigla V4P i soliti Bellocchio, Garrone, Golino, Martone, Morante, Servillo hanno preteso l’esclusione di artisti israeliani o pro-Israele dalla Mostra del Cinema di Venezia, così ricordandomi che il cinema non è arte ma politica, ovvero propaganda.
Mentre altri cercano di portare la pace a Gaza loro cercano di portare la guerra a Venezia, estendendo il conflitto. Invece di fare bei film fanno orride liste di proscrizione: censori, accusatori, epuratori che non sono altro. (Ringrazio quelli di V4P ma li esorto a liberare il mite Carlo Verdone che considero loro ostaggio, costretto a firmare la richiesta di bando così come il cattolico Pupi Avati negli anni Settanta era costretto a sfilare insieme al comunista Gian Maria Volontè: per non essere tagliato fuori).