Von der Leyen sopravviverà alla censura ma la sua maggioranza ha fratture profonde

Al di là del PfizerGate, ecco quali sono i dossier che hanno messo in tensione la “maggioranza Ursula”. Una debolezza che rischia di protrarsi oltre il voto (scontato) di giovedì

Bruxelles. Ursula von der Leyen domani supererà facilmente la prova della mozione di censura al Parlamento europeo. Nessuno dei gruppi pro europei – popolari, socialisti, liberali e verdi – ha intenzione di votare a favore di un’iniziativa di un deputato di estrema destra romeno fondata sul complottismo No vax e filo Putin. Anche Fratelli d’Italia sosterrà la presidente della Commissione. Ma il dibattito sulla censura ha mostrato una rottura all’interno della “maggioranza Ursula”. Il Ppe sta lavorando sempre più con l’estrema destra su Green deal e politiche migratorie. Socialisti e liberali si stanno ribellando. L’agenda Ursula rischia la paralisi per le divisioni della maggioranza Ursula.

La mozione di censura contro Ursula von der Leyen e la sua Commissione è stata presentata dal deputato romeno di estrema destra, Gheorghe Piperea, membro del gruppo Ecr, lo stesso di Fratelli d’Italia, che ha preso le distanze dall’iniziativa. Formalmente il bersaglio è il PfizerGate, lo scandalo degli sms tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, durante i negoziati per l’acquisto dei vaccini Covid. Von der Leyen si è fatta scudo attaccando il “repertorio degli estremisti che polarizzano la società (…). Possiamo seguire il signor Piperea nel suo mondo di cospirazioni e presunti complotti (…) oppure possiamo chiamare la cosa per quello che è, un altro rozzo tentativo di creare una spaccatura tra le nostre istituzioni, tra le forze pro europee e pro democratiche di quest’aula”. La reazione dei gruppi della “maggioranza Ursula” è stata fredda. Pochi e tiepidi applausi. Il dibattito che ne è seguito è stato uno scambio di accuse tra i capigruppo. Manfred Weber del Ppe ha rivendicato la fine della maggioranza a sinistra e le alleanze tattiche con l’estrema destra. La socialista Iratxe García Pérez ha denunciato la collusione tra il Ppe e l’estrema destra. La liberale Valérie Hayer ha chiesto a von der Leyen di tenere sotto controllo il Ppe. Il verde Bas Eickhout ha avvertito i deputati del Ppe che a forza di “alimentare la bestia e a un certo punto la bestia vi mangerà”. I socialisti, il secondo gruppo al Pe, stanno valutando se astenersi sulla censura. Una decisione sarà presa oggi.

Le tensioni nella “maggioranza Ursula” sono dovute a mesi di cooperazione sotto traccia tra il Ppe e tutti i gruppi che stanno alla sua destra. Non solo i sovranisti dell’Ecr, ma anche l’estrema destra dei Patrioti (Rassemblement national, Lega, Fidesz e Vox) e la destra ancora più estrema dell’Europa delle nazioni sovrane (Alternativa per la Germania). Weber ha rotto il cordone sanitario con una maggioranza alternativa “Venezuela” (il tema della prima risoluzione approvata insieme da tutta la destra) su Green deal, politiche migratorie, organismo etico, campagne anti ong e aiuti allo sviluppo. Nel frattempo von der Leyen ha spostato il cursore della sua agenda sempre più a destra, lanciando proposte che non erano nel suo programma, come il “modello Ruanda” per i richiedenti asilo o i numerosi pacchetti di semplificazione. Il punto di rottura per socialisti e liberali è stato raggiunto a giugno quando von der Leyen ha annunciato l’intenzione di ritirare una direttiva contro il greenwhashing su richiesta del Ppe, dell’Ecr e dei Patrioti. Socialisti e liberali ora pretendono da von der Leyen un chiarimento su metodo e sostanza nel discorso sullo Stato dell’Unione a settembre. “La Commissione è troppo centralizzata e sclerotica”, ha detto Hayer, chiedendo a von der Leyen di “riportare ordine” nel Ppe.

La maggioranza “Venezuela” sulla carta ha i numeri per imporre la retromarcia sul Green deal, la deregolamentazione, il “modello Ruanda” e i “centri di rimpatrio” di migranti nei paesi terzi. Nelle commissioni parlamentari si sono moltiplicati i voti contro i diritti. La strategia di Weber si fonda sulla convinzione che i socialisti e i liberali sosterranno comunque la Commissione sui temi strategici per l’Ue, come la difesa, il bilancio pluriennale o l’euro digitale. Ma la carta non corrisponde alla realtà dei numeri, che non garantisce una maggioranza stabile alternativa alla “maggioranza Ursula”. Una minoranza del Ppe, in particolare i polacchi, contesta Weber. Il Ppe e l’estrema destra hanno i voti per “meno Ue”, non a favore di politiche europeiste. Se i socialisti e i liberali dovessero decidere di uscire, non ci sarebbe alcuna maggioranza. Ieri i socialisti hanno annunciato la loro opposizione alla semplificazione per la chimica. Von der Leyen rischia una bocciatura clamorosa sugli obiettivi climatici per il 2040 che ha appena proposto, dopo che il dossier è finito nelle mani dei Patrioti e il Ppe non ha ancora deciso come votare.

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