Mercoledì tra i leoni per il premier spagnolo, che oggi riferisce sullo scandalo che ha coinvolto due pezzi grossi del Psoe. Se qualcuno chiedesse un voto di fiducia il pericolo più grande per il governo sarebbero i quattro deputati di Podemos
Posto di fronte alla tempesta più perigliosa tra quelle che ha dovuto affrontare nei sette anni alla guida del governo spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, autoproclamatosi sabato scorso Capitano-Mio-Capitano del Psoe, è per ora riuscito a sistemare sia il fronte esterno sia il fronte interno. Il Partito popolare ha infatti ammesso di non avere i numeri in Parlamento per poter forzare l’uscita di scena del premier attraverso una mozione di censura. E nel Comitato federale del Psoe, che si è tenuto nel fine settimana, il partito si è stretto attorno al capo, con pochissime voci dissonanti. Ma Sánchez ha ancora davanti a sé l’ostacolo più insidioso: deve convincere i partiti che fin qui gli hanno dato a caro prezzo i voti per governare che ha senso continuare a farlo fino al termine della legislatura. E li deve convincere oggi.
Per Sánchez sarà un mercoledì tra i leoni: stamattina dovrà intervenire in Parlamento nella sessione di controllo sul “caso Cerdán” – ovvero sullo scandalo che ha coinvolto due pezzi grossi del Psoe, Santos Cerdán, appunto, e José Luis Ábalos, nonché il loro galoppino Koldo García, i quali si sarebbero fatti corrompere da aziende a caccia di appalti. Il premier dovrà farsi strada tra le parole di fuoco che gli grandineranno addosso dai banchi dell’opposizione, ma anche dai distinguo dei suoi “alleati” che vorranno marcare al massimo le distanze, per non mostrarsi troppo indulgenti con quel Psoe nella cui pancia, a quanto pare, c’erano fino a ieri dei dirigenti che banchettavano a tangenti. Nessuno dei partiti della maggioranza di Sánchez ha fretta che a Madrid si installi un governo a guida popolare che dipenda dai voti di Vox. Non è un orizzonte gradito ai partiti indipendentisti catalani, baschi e galiziani, dal momento che la destra estrema li vorrebbe mettere fuorilegge – e che hanno sempre più difficoltà anche a intendersi con il Pp. E non è un orizzonte gradito neppure alla parte più responsabile della sinistra radicale, visto che un governo di centrodestra ricattato da Vox smonterebbe tutto quello che di particolarmente progressista è stato ottenuto, in qualità di junior partner del governo, dalla piattaforma Sumar.
Fin qui, questi partiti hanno cercato di calibrare con attenzione la pressione che hanno esercitato sul governo: tutti volevano mostrarsi molto severi, ma nessuno voleva ribaltare il tavolo. Certo, dopo averlo ascoltato sul caso Cerdán, oggi qualcuno dei suoi soci potrebbe chiedere a Sánchez di sottoporsi a un voto di fiducia. Lui, di suo, non lo farebbe mai: troppo rischioso. Ma, se più di un partito lo pretendesse, difficilmente potrebbe sottrarsi all’ordalia. Finora è stata solo Coalición Canaria, che ha una sola deputata e non è numericamente determinante, a “suggerire” al premier l’opportunità di ricorrere al voto di fiducia (ma la richiesta è avvenuta in pompa magna, con un’intervista a tutta pagina sulla Vanguardia).
In quel caso, sarebbero i quattro deputati di Podemos, che da tempo hanno abbandonato la piattaforma Sumar con cui erano stati eletti, a costituire il pericolo più grande per il premier – e forse anche per se stessi. Nelle ultime settimane, i dirigenti di Podemos hanno detto che il premier “ha dimostrato di non volersi impegnare davvero nel contrasto alla corruzione” e “al machismo”, che “il governo è ormai morto” e che il ciclo politico di Sánchez – che si è oltretutto trasformato in “un autentico signore della guerra” (sic) perché ha portato al 2 per cento del pil le spese militari per compiacere la Nato (che in realtà gli chiedeva di arrivare, come tutti gli altri, al 5 per cento) – è ormai terminato. E già ieri la segretaria del movimento, Ione Belarra, ha vaticinato che quella di oggi sarebbe stata “una giornata enormemente deludente per chiunque in passato avesse confidato in Sánchez”. Ora quei quattro deputati, qualora dovessero trovarsi di fronte (probabilmente loro malgrado) a un voto di fiducia, come potrebbero esprimersi a favore della sopravvivenza del governo?
Peraltro, proprio ieri la Commissione europea ha sospeso l’erogazione di più di un miliardo di euro che spettavano alla Spagna nell’ambito del Pnrr perché, a causa della contrarietà del Pp, di Vox e di Podemos, Sánchez non è riuscito ad aumentare la tassazione sul diesel. E anche la proposta del Psoe di regolarizzare mezzo milione di migranti è ferma in Parlamento a causa di Podemos, che non la ritiene sufficiente. E così via. In ogni caso, tanto protagonismo per nulla: Podemos ha quattro deputati e i sondaggi più recenti gliene attribuiscono da tre a sei in caso di nuove elezioni.