Gli alberi sono condizionatori naturali e abbassano le temperature. Ma occorre pianificazione e lungimiranza. La risposta pensata dall’amministrazione bolognese invece è solo temporanea: sarebbe meglio puntare su soluzioni architettoniche di altro tipo, gli esempi non mancano
Alla domanda: servono le aree verdi per abbassare la temperatura in città? La riposta è si, certamente. Le piante per la loro fisiologia sono dei condizionatori naturali. Alla domanda, per creare delle zone rifugio dal caldo e dunque abbassare la temperatura in luoghi specifici della città, serve mettere delle piante in vaso, alte 4 o 5 metri, e farle stare in loco fino a settembre e poi ripiantarle in altri posti, come si propone di fare il comune di Bologna? La risposta è no, serve solo a far morire le piante.
Mi unisco a quanto già detto da qualcuno (il forestale Riccardo Rizzetto ne ha parlato sui social) per ribadire un concetto ovvio: le piante vivono. Può sembrare strano ma lo fanno, eh. Vivono e necessitano di ambienti adatti per vivere. Se voi prendete da vivai alcune specie di piante, e le portate in vaso in piazze e luoghi assolati, magari le lasciate lì, senza acqua, senza nemmeno la possibilità di far espandere le radici alla ricerca di acqua (perché sì, le piante si muovono in tal senso), ci sono molte probabilità che a settembre vi ritroverete con piante teoricamente di alto fusto ma tristemente appassite, come il basilico nelle nostre cucine.
Pensateci: il vivaio è un ambientale confortevole, dove appunto, con le necessarie cure vengono tirate su delle piante che spesso poi hanno un uso agrario o forestale, cioè, in questo caso servono ai rimboschimenti e le mettete in una piazza assolata, costruita con il cemento, con i bordi d’asfalto, piazze che non solo assorbono calore di giorno rilasciandolo poi di notte, ma piazze attorno alle quali, imprecando, girano automobilisti che si muovono utilizzando vetture con aria condizionata a palla, quindi fresche all’interno e calde all’esterno, ecco, secondo voi, anche senza avere una laurea in Scienze Forestali, queste piante reggerebbero l’urto? No, non lo reggono.
A Milano qualche anno fa le piante in vaso, piantate per altri scopi, sono durate poco. Ci sono anche buone probabilità che le stesse piante, qualora sopravvivessero, una volta reimpiantate in luoghi simbolici, come piazze, giardini, scuole ecc., lo stesso morirebbero. Dunque, conclusione: per queste piantumazioni simbolicamente efficaci ma fallimentari dal punto di vista forestale, rivolgetevi a dei professionisti, persone che hanno studiato o Scienze Agrarie o Scienze Forestali, capaci di prevedere il decorso di una pianta messa in situazioni di stress così forte. Magari questi specialisti vi potrebbero far risparmiare tempo e soldi, consigliandovi una soluzione più efficace. Che so, invece delle piante messe in vaso, una dietro l’altra, vanno bene anche degli ombreggianti comuni. Se chiamate un’artista o un architetto magari vi risolve il problema componendo un bel mosaico di ombrelloni che hanno lo stesso risultato (fanno ombra).
Ci sono soluzione architettoniche molto belle ed efficaci, utilizzate in alcune città nord africane o sud Americane (alcuni di questi progetti sono anche esposti al Maxxi: andateci nei musei di tanto in tanto) che purtroppo i progettisti nostrani, così bravi a disegnare ingannevoli rendering, non prenderono mai in considerazione, figuratevi i sindaci o gli uffici comunali.
Dunque ci ritroviamo con le solite piazze assolate (alcune di nuovo conio) con due alberelli messi lì, per bellezza, tanto per far vedere. Piazze che quando l’attraversi devi attrezzarti come quando fai un trekking nel deserto. Noi dobbiamo piantare gli alberi, assolutamente ma per farlo bene è necessario saperlo fare, e impegnarsi a costruire aree verdi che magari saranno efficaci non questa estate ma fra dieci anni. Le piante vivono a lungo se ben piantate e manutenute, se noi vogliamo vivere non dico a lungo ma perlomeno all’ombra impariamo come fanno le piante a vivere. La lungimiranza è la chiave di tutto, soprattutto per quanto riguarda le piante, quindi, temo, non ce la faremo mai.