Perché l’occidente deve riconquistare l’orgoglio perduto

La storia della civiltà occidentale è una storia di progressi, di errori riparati, di estremismi combattuti, di libertà difese. Per questo il vero wokismo che serve è avere un occidente ottimista rispetto al futuro. La gran lezione di Ayaan Hirsi Ali

Il nuovo wokismo che serve è uno ed è legato a un passo cruciale per chi ha a cuore la difesa della libertà: far risvegliare l’occidente costruendo finalmente una retorica ottimistica sui così detti valori occidentali. Ayaan Hirsi Ali sapete tutti chi è. E’ una scrittrice famosa, è un’attivista e politica di origine somala, naturalizzata olandese e successivamente statunitense. E’ nata nel 1969, è nota per le sue critiche rivolte all’islamismo integralista e al trattamento delle donne nelle società musulmane. E’ fuggita da un matrimonio forzato, ha ottenuto asilo nei Paesi Bassi, è diventata parlamentare, ha collaborato con il regista Theo van Gogh a “Submission”, il film che denunciava la violenza sulle donne nell’islam. Per quel film ha ricevuto minacce di morte (Theo van Gogh, come sapete, è stato ucciso). Oggi vive negli Stati Uniti. Scrive saggi. Partecipa al dibattito pubblico. Continua, quando possibile, a promuovere il libero pensiero e i diritti delle donne.

Al centro del pensiero di Ayaan Hirsi Ali, da anni, vi è il tentativo eroico di ricordare all’occidente tutte le ragioni per cui deve mettere da parte il suo senso di colpa, tutte le ragioni per cui deve essere orgoglioso dei suoi valori, tutte le ragioni per cui, anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato, deve ricordare che la sua direzione, in fondo, è quasi sempre quella giusta. Lo fa da anni, la nostra amata Ayaan Hirsi Ali, e lo ha rifatto in un saggio in uscita, con la casa editrice Arc, intitolato “The Best of Our Inheritance”: il meglio della nostra eredità. In occasione del lancio del saggio, uscito sabato scorso, Ayaan Hirsi Ali ha offerto alcuni spunti di riflessione preziosi, utili a ragionare attorno ad alcuni tabù del presente, quando si parla di occidente. La tesi di Ayaan Hirsi Ali è insieme formidabile e scandalosa: le ragioni per cui l’occidente dovrebbe rivendicare con orgoglio i propri valori sono molte, sono infinite, ma se dovessimo individuare tre grandi prodotti della cultura occidentale, tre prodotti che hanno contribuito ad aumentare la libertà nel mondo, la scelta non potrebbe che ricadere su questi princìpi.

Primo: la moralità cristiana. Secondo: il pensiero critico. Terzo: il buon senso. In che senso? Trovate voi, dice Hirsi Ali, altre civiltà che hanno gli anticorpi giusti per riflettere con tempestività anche sui propri errori, che hanno la forza di risolvere problemi complessi con metodi democratici, che usano l’arte del compromesso per smussare gli estremismi, per ridimensionare le ideologie, per trovare un modo per agire, sulla scena pubblica, in nome del così detto bene comune. Hirsi Ali ha vissuto sotto l’autoritarismo, il comunismo, il socialismo, la teocrazia islamista. E quando pensa a che cosa sia, nella nostra eredità giudaico-cristiana, ciò che consente di promuovere la libertà, il pensiero critico, la prosperità umana, ciò che le ideologie repressive sotto cui è cresciuta non consentono, pensa ad alcune cose precise. Primo: ciò che rende così unica la civiltà occidentale, dice, è l’insegnamento morale cristiano secondo cui siamo creati a immagine di Dio, “e quindi questo è l’impulso a riconoscere la dignità umana, ad affermarla, a preservarla”. Nel sistema dei clan, invece, dice sempre Hirsi Ali, funziona in modo diverso: a prevalere “è la lealtà verso la tua stessa linea di sangue, il tuo stesso clan, insieme al fatto di considerare gli altri clan e le altre tribù come nemici, e c’è sempre questa dinamica a somma zero tra i clan”. La mentalità tribale, in questo senso, “è per definizione genocida, perché non puoi tollerare l’altro, sei costantemente preoccupato che venga qualcun altro che ti distrugga”.

Il comunismo, nel passato e nel presente, funziona e ha funzionato così: “E’ nichilista, prima di tutto, è collettivista, è una forma di tribalismo laico, all’interno della quale vi è una missione anti libertaria: i non abbienti devono alzarsi e distruggere i ricchi, dividono la società in coloro che sono oppressi e coloro che sono oppressori, e quindi la missione degli oppressi è di ribellarsi e distruggere gli oppressori e abbattere le strutture”. Poi, continua Hirsi Ali, come modelli alternativi a quello occidentale, come modelli non veicolo di libertà, c’è l’islamismo, che alle estreme conseguenze porta allo stato teocratico islamico, un modello di stato che “divide il mondo tra coloro che credono e coloro che non credono, tra coloro che sono musulmani e sono nella casa dell’islam, e coloro che non credono e dunque sono infedeli, e ai quali devi dichiarare guerra per raggiungere quella che pensi sia la missione di Dio, ovvero islamizzare e portare la pace”. La civiltà occidentale, dice la scrittrice, è molto diversa. Il messaggio che Gesù Cristo ha portato e affermato era “ama il tuo prossimo come te stesso”, e la civiltà che è stata costruita su questo principio, in fondo, è l’unica che parla effettivamente degli errori commessi e ci riflette. E la società occidentale, dice Hirsi Ali, è l’unica che in realtà si guarda indietro e dice: la schiavitù era una brutta cosa, l’abbiamo fatta, non dobbiamo farla mai più. Abbiamo avuto molte guerre, abbiamo avuto il fascismo, abbiamo avuto il comunismo, abbiamo avuto il nazismo, abbiamo avuto molte cose terribili, non dimentichiamole e facciamo di tutto, attraverso la sollecitazione della memoria, per non farle mai più.

Il messaggio di fondo che Hirsi Ali prova a trasmettere con il suo saggio è che noi occidentali, anche nei momenti più difficili, abbiamo il dovere di essere ottimisti perché la storia della civiltà occidentale è una storia di successi, di progressi, di errori riparati, di estremismi combattuti, di libertà difese. E’ una storia all’interno della quale c’è molto di cui essere orgogliosi e molto di cui essere grati, “e tutti coloro che cercano di convincerci del contrario, tutti coloro che cercano di deprimerci, di demoralizzarci, di delegittimarci, sbagliano”. E anche nei momenti più difficili, dunque, quando tutto sembra andare a ramengo, bisogna ricordare cosa è che difende l’occidente: libertà di parola, libertà di coscienza, emancipazione delle donne, libertà di stampa, pensiero critico, cultura del compromesso.

Il vero wokismo che serve, che serve a tutti noi, è avere un occidente ottimista rispetto al futuro, e un occidente orgoglioso di se stesso, in grado cioè, senza paura, di ricordare che per difendere la libertà nel mondo, piuttosto che denigrare se stesso deve imparare a difendersi, a proteggersi, e quando può anche a esportarsi. Essere ottimisti oggi, di fronte a chi prova ad aggredire l’occidente, anche dal suo interno, non è facile. Hirsi Ali ci offre spunti per ricordarci come, alla fine, chi difende la libertà, senza ambiguità, trova sempre una strada per trasformare anche le crisi peggiori in opportunità per diventare grandi.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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