Il tasso dei titoli tedeschi è praticamente privo di rischio, grazie al fatto che il paese ha fondamentali fiscali considerati tra i migliori del mondo. L’aumento dello spread non desta preoccupazione, ma mette in allerta il Mef
Il piano da 500 miliardi di investimenti in infrastrutture e difesa non solo rappresenta una svolta fiscale epocale per la Germania ma potrebbe attirare capitali finanziari in Europa. Secondo un’analisi di Saxo Bank, se anche solo una frazione di questa cifra si tradurrà in aumento di utili societari, il mercato azionario europeo, che attualmente scambia ancora a sconto rispetto a quello americano nonostante l’exploit da inizio anno, potrebbe conoscere un importante apprezzamento. Un effetto collaterale, però, del momento “Whatever it takes” della Germania è l’aumento dei rendimenti dei bund, che ha già provocato un effetto contagio in tutta l’area euro, compresa l’Italia.
I bund sono i titoli di stato rifugio per eccellenza dell’Eurozona, il loro tasso è praticamente privo di rischio grazie al fatto che la Germania ha fondamentali fiscali considerati tra i migliori del mondo: durante alcuni periodi di incertezza economica gli investitori sono stati disposti a pagare pur di avere bund nei portafogli. Ebbene, quest’era sta finendo: è bastato l’annuncio del fondo da 500 miliardi da fare scattare il rendimento dei bund a 10 anni di circa 40 punti base in pochi giorni, cioè il maggior balzo dalla caduta del Muro di Berlino) perché, è questo il ragionamento degli investitori, maggior spesa implicherà maggiore debito in futuro. Tutto, ovviamente, resta nei limiti di oscillazioni minime poiché la Germania è tutt’ora considerato un paese più che solido, ma di fatto questo cambiamento radicale sembra destinato ad avere conseguenze soprattutto per i paesi più indebitati come l’Italia ai quali gli investitori saranno portati a chiedere sempre più rigore fiscale.
In pochi giorni, infatti, lo spread tra btp e titoli tedeschi è aumentato da 105 a 115 punti base (apertura di ieri mattina). Un campanellino d’allarme che ha spinto fonti dell’Unione europea a rassicurare sul fatto che la sostenibilità del debito pubblico italiano “non desta preoccupazione”, ma che sta mettendo in allerta il Mef il quale si trova davanti a un aumento del costo del debito che non si attendeva come effetto della rinuncia all’austerity nei conti pubblici da parte della Germania.