L’attaccante uzbeko doveva essere ceduto a gennaio, poi è arrivato il gol in Europa League contro l’Eintracht Francoforte ed è cambiato tutto
Niente è più fragile di un giudizio definitivo. Perché spesso basta un gesto estemporaneo per mandare in frantumi una realtà che si era stratificata col tempo. Lo sa bene Eldor Shomurodov, l’attaccante giallorosso che in meno di un mese è passato da eretico a santo, da reietto a compagno di viaggio. Tutto merito di un gol. Anzi, di tre gol. Un bottino striminzito per una punta, ma comunque sufficiente a ribaltare la percezione che un popolo intero aveva del suo centravanti.
Il ragazzo di Termez, cittadina di poco più di centoquarantamila anime incastrata lì dove l’Uzbekistan si fa quasi Afghanistan, è stato accolto a Roma come un turista del pallone, come uno studente fuori sede partito dalla provincia per studiare e provare a urbanizzarsi. A complicargli la vita è stato l’assegno che Tiago Pinto ha spedito al Genoa pur di accaparrarselo: 17.5 milioni di euro. Più altri due e mezzo di bonus. Un’enormità per un giocatore che secondo molti avrebbe recitato la parte del panchinaro.
Gli inizi sono stati complicati. Il primo anno, quello che coincide con la vittoria della Conference League, Eldor segna giusto cinque reti in tutte le competizioni. Troppo poco per un giocatore che era stato pagato così tanto. Soprattutto per una squadra alle prese con i lacci del fair play finanziario. Poi però le cose sono addirittura peggiorate. Shomurodov viene spedito in prestito allo Spezia, dove segna appena un gol in sei mei. Poi l’anno scorso viene mandato a Cagliari. Ranieri lo usa con parsimonia. Molta. E lo schiera titolare appena dieci volte. In estate Shomorodov è ancora a Roma e ancora con la valigia. Il club giallorosso prova a piazzarlo ovunque, ma l’uzbeko è incedibile. Più per assenza di compratori che per poca volontà di cederlo.
Il peccato originale di quei 20 milioni spesi per portarlo nella capitale sono un peccato originale che non si cancella con nessun battesimo. Così la punta resta a Roma. Come terza scelta. Se non dovesse giocare Dovbyk, acquistato per 40 milioni di euro, meglio schierare Dybala falso nove che Shomorudov. O almeno così chiedono i tifosi nelle radio. Una storia che si è ripetuta settimana dopo settimana.
Almeno fino al mercato di gennaio.
Shomurodov era stato promesso, o parcheggiato, al Venezia. Solo che la Roma faticava a trovare un sostituto. Il genere del libro cambia il 30 gennaio, a 24 ore dalla scadenza del mercato. I giallorossi devono battere l’Eintracht per non uscire dall’Europa League. Nel secondo tempo Ranieri si ricorda dell’uzbeko e lo manda in campo. Quello che sembrava un horror diventa una storia a lieto fine. Shomurodov segna. E si prende un posto in squadra. “Ho detto a Eldor che resta con noi – spiega il mister – Tutti gli vogliono bene e il pubblico lo ama perché dà sempre tutto. Mi arrabbio sempre con lui, quindi gli ho detto: ‘Se vai via con chi mi arrabbio…'”. Parole che sembrano riferirsi più a una mascotte che a un centravanti. E invece Shomurodov dimostra di essere molto più di quello che tutti pensavano. Tanto che Ranieri lo schiera titolare contro il Napoli. L’uzbeko cuce il gioco, si abbassa per prendere il pallone, fa la sponda, la prende di testa. Ma sbaglia anche. Parecchio. Sempre dimostrando però di non essere un pacco di mercato, ma un giocatore utile nelle turnazioni. Fino ad arrivare a mettere in discussione la titolarità di Dovbyk. Giovedì sera contro l’Athletic viene servito il plot twist. L’ucraino si accartoccia sul pallone davanti al portiere avversario. L’uzbeko entra, provoca un’espulsione e segna il gol della vittoria. È l’apoteosi. Eldor si batte il petto. Anche gli ultimi possono essere beati, quindi. Basta saper aspettare.