Un nome che lega Franz Kafka ai Beatles

E’ Felice Bauer, per un periodo della sua vita compagna di Franz Kafka – e per troppo tempo conosciuta solo attraverso lo sguardo e le parole di lui – e responsabile delle vendite della ditta Carl Lindstrøm, colosso della discografia

Nel 1967 furono pubblicate le lettere a Felice Bauer, e la conoscenza di Franz Kafka ne fu sconvolta. Se mai fossero pubblicate – è pressoché impossibile – le lettere di Felice a lui, potrebbe venirne un effetto altrettanto dirompente. Quell’unilaterale carteggio, centinaia di lettere in cinque anni, dal 1912 al 1917, è fatto per suscitare, specialmente nel lettore maschio, un’idea mediocre e infastidita della destinataria. “Cosa aveva di straordinario questa donna? Dopo averci pensato a lungo direi: proprio nulla” – così a suo tempo Rodolfo Paoli, che di K. è stato fra i migliori traduttori.


Dopo due matrimoni mancati con K., Felice Bauer nel 1919 si era più tranquillamente sposata con un impiegato di banca, e aveva avuto due figli. Nel 1931 riparò dalle persecuzioni antisemite in Svizzera, e cinque anni dopo negli Stati Uniti, continuando a custodire le lettere. Nel 1955, per far fronte ai suoi problemi di salute, si rassegnò a venderle all’editore Schocken, presso cui uscirono nel 1967 (in italiano le tradusse nel 1972 Ervino Pocar per Mondadori). Nel 1969 Elias Canetti pubblicò il suo “L’altro processo. Le lettere a Kafka di Felice Bauer”: “la storia del corpo a corpo di un genio con un altro”, ha scritto Luca Crescenzi, avvertendo però che “lascia aperto un interrogativo che non sembra aver sfiorato Canetti. Nel gioco di potere delle vittime, tutto il suo corpo a corpo con Kafka cancella quasi completamente Felice Bauer: cedendo ai pregiudizi, mette fra parentesi la figura di una donna straordinaria e trascura di osservare che Felice ha condotto anche lei, da vittima, la sua battaglia con il gigante. E che battaglia! Abbandonata al suo destino da Kafka ne conserva tutte le lettere e, ormai sposata a un altro uomo, quando Kafka è ancora un signor nessuno per la coscienza del mondo, occupando la gran parte di uno dei pochi bauli in cui ha rinchiuso le sue cose, le porta con sé durante la fuga in America, dove le custodisce per tutta la vita”.



E’ piuttosto straordinario che attorno a un autore così accanitamente perquisito riescano tuttavia a venir fuori notizie e riflessioni nuove. Giovanni Sampaolo, che collabora alla nuova edizione di Kafka, opere diari e lettere in cinque volumi dei Meridiani, diretta da Crescenzi, si è stupito che di Felice B. non esista una biografia, nonostante l’attenzione e la curiosità “quasi feticistica” che K. riservò a tutto ciò che riguardava il lavoro di lei, responsabile delle vendite (“era così in gamba negli affari”) della ditta Carl Lindstrøm A-G, a Berlino, una grande azienda dal grandissimo futuro. La Lindstrøm viene in genere descritta sbrigativamente, e specialmente per il prodotto – il Parlograph, un modello di dittafono – che K. cita di più, e col quale ha una maggior dimestichezza. Ma il vero core business dell’azienda era la discografia, alla vigilia dell’esplosione commerciale. Già nel 1912, quando Felice e K. si incontrano, la firma è la maggior produttrice di grammofoni a disco della Germania – “la più grande del continente”, nella pubblicità. Un secolo dopo si ritroverà nel lascito di Felice Bauer un “Daumenkino” pubblicitario, “uno di quei blocchetti illustrati che sfogliati rapidamente danno l’impressione che le immagini si muovano. C’è una donna con una cuffia da centralinista che manovra un parlograph e batte a macchina. Quella donna è la fidanzata di Kafka”. (Vi si riconosce l’ispirazione per la scena del romanzo, “Il disperso”, che Max Brod intitolò “America”, in cui gli addetti al centralino ricevono e smistano freneticamente le chiamate). Nel 1912 alla produzione di dittafono e di fonografi si è aggiunta la casa discografica, che ha i suoi studi di registrazione, i suoi musicisti, le sue offerte à la page, dalla musica classica al ragtime, al tango… K. si appassiona al grammofono e fantastica del possibile collegamento col telefono.



Uno studioso aveva collegato persuasivamente la macchina di tortura del racconto “Nella colonia penale”, una punta che incide nella carne del condannato, “col funzionamento della scrittura in profondità del fonografo di Edison e della scrittura laterale del grammofono di Berliner”. Così che lo scorrimento del meccanismo di tortura della colonia penale ha la durata definita di un disco sul grammofono.


Superata la crisi della guerra e tornata la voglia di ballare, la Lindstrøm riprende la sua espansione multinazionale. Felice, indotta a un imprudente licenziamento dalla prospettiva del matrimonio imminente, non è più nell’azienda. I cui progressi vengono ricostruiti da Sampaolo, fino alle difficoltà degli anni 50. “Finché nel 1962 il londinese George Martin, 36 anni, capo della Parlophone dal 1955, si risolve a mettere sotto contratto un gruppo esordiente di rock and roll di Liverpool che era stato scartato dalla Decca. Sarà il fenomeno pop per eccellenza a livello mondiale: molte centinaia di milioni di 45 giri, di LP, poi di musicassette e CD, saranno vendute in tutto il pianeta portando ovunque il marchio Parlophone”. La L iniziale di Lindstrøm, che era stata il logo della ditta della fidanzata di K., si è mutata nel simbolo della sterlina riprodotto nel primo singolo dei Beatles. (G.Sampaolo, “Parlophone Kafka. Felice Bauer tra la provincia praghese e l’industria discografica multinazionale Carl Lindstrøm A-G”, in “Confronti”, “Per un atlante geostorico della letteratura tedesca /1900-1930/”, II).

Sampaolo poi, l’autore del lungo inseguimento, è anche l’autore della imminente nuova traduzione della “Metamorfosi”, cioè “La trasformazione”, per la quale ha sottolineato l’incisiva componente acustica della condizione dell’Ungeziefer Gregor Samsa.



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