Cingolani: “Bene il piano Ursula sulle armi. Peace has a price”

L’ad dell’azienda italiana sigla un accordo con la tuca Baykar sui droni. E sul piano europero per il riarmo dice: “Diamo una mano alla Commissione, l’Europa deve fare di più”

Roberto Cingolani lo scandisce in un inglese chiarissimo: “Peace has a price”. La pace ha un prezzo. Nel giorno in cui a Bruxelles i leader dei paesi europei s’incontrano per fare il punto sul piano “Rearm Europe”, annunciato nei giorni scorsi dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, Leonardo presenta un memorandum of undestanding con Baykar technologies, l’azienda turca diventata in poco tempo leader nel settore dei droni da guerra. In Ucraina sono stati fondamentali. “Ne abbiamo forniti moltissimi a Kyiv”, racconta Selçuk Bayraktar, presidente di Baykar. Già oggi Leonardo forniva parte della componentistica – elettronica, radar e sistema di telecomunicazione – a Baykar. “Adesso ci stiamo ‘fidanzando’, non siamo ancora sposati, ma siamo engaged”, spiega con metafora romantica Cingolani che non esclude: “Se la domanda dovesse crescere molto potremmo cominciare a produrne anche in Italia”. L’accordo riguarderà caccia senza pilota, droni da sorveglianza armati e droni da attacco in profondità, le cosiddette tecnologie unmanned. E’ la seconda importante collaborazione che Leonardo ha annunciato negli ultimi mesi. La prima è stata siglata con la tedesca Rheimetall e servirà a produrre i carri armati Leopard di nuova generazione. E’ l’altro lato del riarmo, quello industriale.

Su quello politico Cingolani non ha dubbi. Intercettato dal Foglio spiega: “Il piano della Commissione va nella direzione giusta. E’ stato timely, tempestivo, anche se adesso la vera sfida sarà farlo funzionare ”. E però in Italia la politica si divide: non solo Pd e M5s. Anche la Lega, partito di governo, è nettamente contraria. “Rearm Europe is not nice name”, aveva detto Cingolani nel corso della conferenza stampa. “E però – ci spiega al termine – al di là del nome è un passo in avanti: l’Europa deve fare di più. Per questo dobbiamo dare una mano alla Commissione, non ostacolarla. Non ci sono i dettagli del piano, sarà giusto confrontarsi, ma nessuno può eludere che oggi è necessario fare di più”.

Cingolani, in perfetta linea con il ministro della Difesa Guido Crosetto, ritiene che il rafforzamento della difesa europea debba andare di pari passo con la costituzione di un più credibile “braccio destro” o “braccio est” della Nato. Ovvero quello europeo. D’altronde, a prescindere da quello che sta accadendo, è proprio questo che Trump, ancor prima di insediarsi alla Casa Bianca, ha chiesto ai paesi europei: spendere di più per la loro difesa. Gli Usa non la garantiranno ancora a lungo. Attraversol’Ucraina il presidente americano ha fatto capire di essere terribilmente serio. “Spendere di più – dice Cingolani – significa anche acquistare di più e può essere un cambiamento positivo. Oggi molto di quello che viene comprato è di tecnologia americana, ma pagando di più sarà anche giusto cercare di farlo acquistando prodotti europei. Per questo serve avviare sempre più sinergie industriali. Come quella che abbiamo annunciato oggi, e come quella con Rheimetall. In prospettiva – prosegue – l’obiettivo deve essere quello di avere un solo aereo da guerra europeo, un solo carro armato e così via, evitando le duplicazioni e rendendo la spesa più efficiente. Perderemo magari una frazione del nostro mercato domestico, ma avremo una frazione, magari più piccola in percentuale, ma del mercato globale, e dunque più grande”. In proposito, la joint venture con Baykar non rischia di interferire con il progetto Eurodrone? “Sono due tipi di macchine differenti, quindi sono compatibili”, assicura l’ad che comunque aggiunge: “Eurodrone non è sufficiente a garantire oggi la competitività europea sui droni”. Di certo, ne è convinto Cingolani, un passo avanti andrà fatto sullo spazio. “Ci abbiamo investito ma non siamo stati efficaci . Dobbiamo migliorare la nostra posizione nelle costellazioni satellitari e in altre infrastrutture che sono cruciali per l’interoperabilità multi-dominio e per il futuro della sicurezza , spiega. E pur preferendo non esprimersi sulla questione Starlink, è convinto che: “Da noi nessuno da solo ha il know how per farei passi necessari per rendere l’Europa indipendente. Servono alleanze”.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.