A volte è meglio una ringhiera di una scala arcobaleno

È giusta la nota per il tredicenne di Verona che si è messo a penzolare su una ringhiera pur di non salire i gradini con le parole “inclusione”, “accoglienza”, eccetera. Ma la scuola non deve ridurre il percorso educativo ad ascesa penitenziale lungo una scala di luoghi comuni rimasticati

Premessa: hanno fatto bene a mettergli una nota, poiché nella scuola i provvedimenti disciplinari vanno intesi anzitutto a tutela di studenti e personale; quindi penzolare su una ringhiera, invece di prendere le scale, è una pessima idea che va punita, in quanto mette a repentaglio l’incolumità propria e altrui. Sbrigato così il senso letterale dell’accaduto, vorrei però spendere due parole sull’atto di ribellione del tredicenne di Verona arrampicatosi su una ringhiera pur di non salire per la scala arcobaleno del suo istituto, sui cui gradini erano state dipinte parole come “inclusione”, “accoglienza”, eccetera.

Forse l’ha fatto per sfida a un insegnante (senso morale) o forse temeva di certificare coi propri passi l’adesione a un’ideologia non condivisa (senso allegorico), chissà; il cuore umano è un abisso e il cervello degli adolescenti, quando capita che ci sia, il più delle volte è incomprensibile. Fatto sta che, di questo trafiletto in cronaca, mi sembra lampante il senso anagogico: se la scuola deve ridurre il percorso educativo ad ascesa penitenziale lungo una scala di termini alla moda, luoghi comuni rimasticati e parole d’ordine edificanti, bon, meglio correre il rischio di imparare qualcosa cavalcando le ringhiere.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.