Foti: “Sull’Ucraina Macron non dubiti dell’Italia. Salvini evoca Putin? Basta fughe in avanti”

Il ministro per gli Affari europei: “Con Trump serve dialogo, ma l’Italia non è isolata. Le manifestazioni si moltiplicano? Serve meno emotività e più responsabilità. Noi di FdI siamo contro le sfilate”

Ministro Tommaso Foti, il presidente Emmanuel Macron ha detto a questo giornale che per risolvere la guerra in Ucraina c’è bisogno dell’Italia sulla scia di Draghi. L’affermazione del presidente francese, a essere maliziosi, è un pungolo per far uscire Roma dall’ambiguità oppure è una spinta per un intervento di sole truppe europee senza contare sull’America di Trump? Foti, che ha preso il posto di Raffaele Fitto e quindi anche la delega agli Affari europei nel governo Meloni, si aggiusta gli occhiali. E con diplomazia risponde: “Che ci sia bisogno dell’Italia, come dice Macron, noi non ne abbiamo mai dubitato né ne dubitiamo, soprattutto in un momento delicato come questo”.

Pd e M5s parlano di Italia isolata. L’esponente di Fratelli d’Italia qui torna molto sanguigno: “Solo l’invidiosa sinistra casareccia si ostina a disegnare l’immagine di un’Italia isolata in Europa”.



Cosa direbbe il Foti dell’opposizione?

“Nei fatti, mai come oggi l’Italia è centrale nella politica europea e non solo in quella. Domenica, ad esempio, nel giro di pochi mesi si è tenuto il terzo incontro di Giorgia Meloni con il premier britannico Starmer”.

Fortuna la Perfida Albione, ma facciamo un balzo indietro a venerdì. Cosa ha pensato quando ha visto il faccia a faccia in mondovisione fra Zelensky e Trump: ha solidarizzato con il presidente ucraino?

“E’ stato un confronto serrato, senza ipocrisie: si sono detti in faccia ciò che pensavano”.

Con argomenti e approcci diversi, per usare un eufemismo.

“Guardi, non vi è persona armata di buon senso che non possa convenire sul fatto che anziché di tifosi l’attuale situazione richiede che si riannodino i fili del dialogo”.

Però in prima linea resta Trump. L’altro giorno il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha detto che l’Italia è “preoccupata per i dazi” e che non si immaginava un debutto così “frizzante” da parte dell’inquilino della Casa Bianca. Con il senno di poi la scelta di Meloni di partecipare all’Inauguration day non è stata azzardata? E’ ancora convinto che la premier farà da ponte fra Bruxelles e l’Europa o forse i piani e quella brutta parola che si chiama postura vanno rivisti? Risponde Foti cercando di andare dritto come la via Emilia, la sua terra:

“Che il presidente Trump, anche caratterialmente, sia uomo d’azione, ben lo si sapeva. L’avvio ‘frizzante’ della sua amministrazione era nelle cose, anche se non così intenso”.

E la missione di Meloni, unica leader europea a Washington?

“Meloni ha fatto benissimo ad andare da Trump e chi glielo rinfaccia perde un’occasione per tacere. Da giorni, la sinistra ripete con cadenza ossessiva compulsiva che Meloni deve scegliere fra Trump e l’Europa”.

E’ un tema.

“No, è una vera e propria logomachia”.

Addirittura.

“Certo, l’Italia deve costituire un ponte tra l’Amministrazione americana, qualunque sia, e l’Europa, perché i due pilastri dell’Alleanza atlantica devono restare uniti”.

Insistiamo: l’Italia in questo momento non sembra centrale nei negoziati. Il governo italiano paga le diverse sfumature sostanziali sull’argomento, visto che Lega e Forza Italia se le danno di santa ragione sulla guerra tutti i giorni?

“L’Italia, come detto all’inizio di questa conversazione, è centrale in Europa e lo sarà anche nei negoziati. Spiace per chi ogni giorno fa voti perché cada questo governo, ma così non sarà. Tornando al tema, per Giorgia Meloni l’unità euro-atlantica è la stella polare da seguire. Di contro, fughe in avanti o iniziative non unitarie rischiano solo di spaccare il fronte occidentale, circostanza che il governo Meloni vuole evitare in ogni modo”.

Lei parla di fughe in avanti e viene in mente, un nome a caso, Matteo Salvini. Il leader della Lega dice che bisognerà, a guerra finita, tornare a parlare con Putin: è d’accordo?

“Non mi sembra che la pace tra Ucraina e Russia sia acquisita, anche se è probabile che sia vicina. Sarà in ogni caso l’occasione per vedere come si comporterà Putin al tavolo, quali pretese vorrà far valere e quali obiettivi vorrà raggiungere. Insomma. ce n’è di strada da fare, prima di porsi il problema di cosa fare con Putin”.

Intanto, dato di cronaca, è scoppiata la “piazzite”: per l’Europa, per l’Ucraina, per la pace. Perché Fratelli d’Italia non organizza una manifestazione?

Manifestare è il sale della democrazia. Poi il voto sull’utilità delle manifestazioni lo danno gli elettori. Il momento, più che emotività, richiede grande responsabilità, nell’agire come nel commentare. E’ in corso infatti un forte cambiamento dell’assetto geopolitico tradizionale, a cui si associa un’evidente volontà americana a far cessare il conflitto russo-ucraino”.

E il suo partito che fa?

“Fratelli d’Italia ritiene che sia necessario, ben più di qualche sfilata, un vertice Europa-Nato-Ucraina, indispensabile per arrivare a una soluzione del conflitto che garantisca una pace duratura e stabile, impedendo alla Russia di poter fare con altri stati d’Europa quello che ha fatto con l’Ucraina”.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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