Gli editori non pubblicano soltante le parole che compongono un testo, bensì anche tutto ciò che lo circonda e ne costituisce l’effettivo valore aggiunto, richiamando i clienti in libreria. Quando leggiamo non stiamo mai soltanto leggendo
Leggere Han Kang è senza dubbio un’esperienza affascinante; ma, a quanto pare, lo è altrettanto non capire cosa dice. Intervistato dal Corriere, Roberto Colajanni, direttore editoriale e amministratore delegato di Adelphi, ha raccontato un significativo aneddoto sulla consegna del Nobel alla scrittrice: “Il pubblico (…) teneva in mano una copia del discorso, in traduzione inglese e svedese (…). Dopo aver seguito all’inizio la traduzione, mi sono accorto che stavo guardando Han Kang (…). Dopo un po’, guardandomi attorno, mi sono reso conto che anche molti altri avevano smesso di leggere, e ascoltavano, profondamente assorti, l’idioma sconosciuto. All’uscita, nessuno dei presenti (…) aveva una vaga idea di cosa avesse detto Han Kang. Eppure sembravano scossi, come se una qualche area del loro cervello avesse assorbito le sue parole”.
L’episodio meritava una citazione dettagliata, poiché certifica che gli editori non pubblicano soltanto le parole di cui è fatto un libro, bensì un’aura che lo circonda e ne costituisce l’effettivo valore aggiunto, richiamando i clienti in libreria. Una conferma in tal senso giunge da Newsweek, sulla cui copertina campeggia Bridget Jones: nei fatti, una foto di Renée Zellweger, mentre Helen Fielding appare, abbracciata all’attrice, in un recesso di pagina 20. L’originaria natura strettamente verbale di Bridget Jones traspare sin dal gioco letterario sul suo nome, essendo l’autrice un’omonima di Henry Fielding che, nel 1749, pubblicò Tom Jones: sono due romanzi picareschi su solitudini parallele (un trovatello, una single) in fasi diverse della storia sociale inglese.
A Newsweek tuttavia l’autrice confessa che, dopo avere visto il primo film, ha iniziato “a scrivere di Bridget come se fosse Renée, tutto mescolato. Scrivo per lei, vedendola e sapendo come agisce”. Che si tratti di un discorso in coreano o dell’identificazione mistica fra la protagonista di un romanzo e l’attrice che la interpreta, appare dunque evidente che molto del successo editoriale dipende dall’aura non verbale che circonda i libri; a riprova di come, quando leggiamo, per quanto possiamo sforzarci di immergerci nelle pagine, non stiamo mai soltanto leggendo.