Il senatore del Vermont si mobilita per l’ordine liberale e la working class, traditi dal presidente repubblicano
I democratici sembrano aver trovato un nuovo volto pubblico efficace sui social, dopo un mese e oltre di shock per l’assalto perpetrato dall’Amministrazione di Donald Trump alle agenzie federali indipendenti a colpi di decreti esecutivi e i licenziamenti di massa promossi dal dipartimento per l’Efficienza governativa, agenzia fittizia guidata da Elon Musk. Non è uno sconosciuto, anzi: si tratta dell’ottantatreenne senatore del Vermont Bernie Sanders, che fa parte del gruppo dei democratici, anche se formalmente indipendente.
L’ex candidato alle primarie presidenziali del 2016 e del 2020 ha lanciato una strategia che cerca di unire e di motivare una coalizione, quella progressista che ha votato per Kamala Harris lo scorso novembre, dietro una nuova bandiera. Archiviato l’antitrumpismo del 2017, per Sanders è ora di “combattere le oligarchie”. Perché, come spiega in un video pubblicato sulle sue pagine social, “Musk ha fatto un lavoro eccellente nel dimostrare come i miliardari dominino non solo la politica e i media, ma anche il governo e le nostre vite”. Per il senatore socialista, che non ha mai mostrato una particolare forza nelle proposte che non andassero oltre un generico “socialismo scandinavo”, quindi è ora di lottare, per mostrare che il campo è vivo. Ci sono dei punti dove mirare per intaccare la popolarità del presidente e del suo alleato-oligarca: i rincari che deriveranno dai dazi, i tagli alla spesa pubblica che “colpiranno le pensioni e la sanità”.
Ciò che però lo distingue dalla sinistra estrema europea è il suo richiamo al ruolo e alle alleanze tradizionali dell’America: in uno dei suoi video più visti, accusa Trump di aver “voltato le spalle all’Ucraina” e di essersi “allineato a Putin e ai suoi oligarchi”. Un richiamo che collega la Russia all’America oligarchica dei magnati del tech schierati ad applaudire Donald Trump il giorno della sua inaugurazione. E curiosamente, lo scorso 19 febbraio, Sanders ha pubblicato su X una presa di posizione sull’attacco dell’inquilino della Casa Bianca a Zelensky che è molto simile a quello che scriveva nelle stesse ore John Bolton, autorevole esponente del neoconservatorismo bushiano, già consigliere per la Sicurezza nazionale nella prima Amministrazione Trump, diventato oggi uno dei pochi critici a destra del presidente. Un’unità di intenti che da questa parte dell’oceano farebbe storcere il naso a qualche sostenitore di una pace a tutti i costi, ma che dimostra come per Sanders e larga parte della sinistra statunitense la questione ucraina sia diventata simile alla guerra di Spagna: una lotta al fascismo putiniano e di conseguenza trumpiano.
Non c’è però solo l’immagine a guidare questa strategia apparentemente improvvisata, c’è anche un tour pianificato in quindici distretti che hanno eletto di misura deputati repubblicani lo scorso novembre. Le prime due tappe del tour sono state due città in Nebraska e Iowa, dove i repubblicani hanno trionfato a livello statale, ma che mostra qual è il fine ultimo del senatore: dare un’idea ai democratici per attaccare sin da subito Trump come traditore di quella classe lavoratrice bianca che ha sempre detto di difendere e che invece si ritroverà con ampi tagli alla spesa pubblica a favore di uno sgravio fiscale massiccio ai redditi più alti. Insomma, colpire la coalizione trumpista in quello che apparentemente è un punto forte ma fino a non molti anni fa quelli erano voti progressisti. Al momento Trump e i suoi alleati tacciono, ma anche qualora attaccassero, al senatore non importerebbe: non si candiderà alle presidenziali del 2028 a causa dell’età troppo avanzata e quindi farà da scudo per il candidato che i democratici sceglieranno in quell’anno. Nel frattempo, cerca, proprio lui che si è sempre distinto per la radicalità delle sue posizioni, di cucire insieme l’afflato internazionalista dei democratici mainstream con la difesa della working class ingannata dai repubblicani. Uno sforzo che somiglia a una scintilla per motivare una base che non deve abbassare la guardia ma, come suggerisce proprio Sanders, sarà decisiva per “sconfiggere nelle piazze” la nuova oligarchia. La prima battaglia è per l’elezione di un giudice della Corte Suprema statale del Wisconsin il prossimo 1° aprile. Lì si vedrà se questo movimento di opinione riuscirà a sconfiggere lo strapotere economico del duo Trump-Musk in uno degli stati che lo scorso novembre ha scelto proprio il ticket repubblicano, confermando però la senatrice democratica Tammy Baldwin.