L’autodafè dell’assessore e i messaggi della politica (non più solo il Pd) minacciano il “Salva-Milano”. Voci contro
Tafazzi contro Tafazzi. Prima “l’autocritica” di Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del comune di Milano (nonché dirigente di lungo corso nell’urbanistica del medesimo comune, dai tempi di Porta Nuova, e poi Portello, City Life. Expo 2015 e Mind e Darsena fino al dossier Meazza), che durante un convegno organizzato dal Pd ha “ammesso”: “Forse c’è stata un po’ di leggerezza, ma è sempre sull’esperienza che si costruiscono scenari futuri… i risultati sono stati in parte positivi, ma anche abbastanza deludenti”, aggiungendo che gli immobiliaristi hanno spesso privilegiato la logica del profitto rispetto a una visione urbanistica equilibrata. Per Tancredi, sono parole pesanti. Poi a stretto giro le repliche. “Le parole dell’assessore, che ha condiviso tutte quelle scelte, suscitano sorpresa e perplessità”, dice Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance. “Mi sembra francamente ingiusto ricondurre a una logica di mero profitto i tantissimi interventi di rigenerazione urbana che molto hanno dato alla città in termini di realizzazione di migliaia di alloggi di housing sociale ed edilizia convenzionata, recupero di aree dismesse, creazione di spazi verdi e servizi, sostenibilità̀ ambientale, efficientamento energetico degli edifici, bonifica dei suoli, creazione di posti di lavoro”, ribatte la presidente dell’Ance.
Cosa abbia pensato Beppe Sala delle considerazioni del suo ascoltato collaboratore, non è dato sapere. A che se “l’interpretazione autentica” (ops!) è che le parole di Tancredi vanno lette in un più generale pensamento che, a sinistra, riguarda tutto il modello Milano, quindi non uno scaricabarile. Il sindaco si concentra sul Salva Milano che, dopo l’ok della Ragioneria generale dello Stato, dovrebbe approdare in Aula al Senato la prossima settimana. Ma dove c’è la spada di Damocle degli emendamenti proposti da chi, nel Pd e fuori, non ha mai digerito il modello Milano e che costringerebbe il provvedimento a ricominciare da capo il percorso. Sala difende il suo operato: “Credo di aver fatto tutto ciò che era in mio potere fare. Torno a ribadirlo: c’è un’ambiguità nell’interpretazione delle norme che va sciolta, e questo va a favore di tutti i comuni”. “Quello che chiediamo da oltre un anno è un parere, non una sanatoria come sostiene il Movimento 5 stelle. Non so se il Pd intenda presentare emendamenti al testo. Al netto dell’eventuale contenuto, tornare alla Camera dilaterebbe ulteriormente i tempi. E, in tutta onestà, penso che si è già aspettato troppo e Milano ha già pagato abbastanza”. Ma Sala sa benissimo che il suo nemico non è solo a sinistra: Ignazio La Russa fatto sapere che FdI non darà nessun aiuto al Pd per far passare il decreto: meglio affondare Milano che aiutare la sinistra.
Chi non si dà pace per lo stop imposto dalla procura, le lungaggini del Parlamento e “l’autocritica” di Tancredi è il mondo dell’impresa. Federico Oriana, presidente di Aspesi, l’associazione tra le Società di promozione e sviluppo immobiliare, dice al Foglio: “Tancredi non è un politico e quindi non capisce che nelle situazioni di estrema difficoltà, se si ha ragione, conviene affermare questa ragione, probabilmente non si aspettava che la situazione precipitasse”. Anche l’idea di realizzare un nuovo Pgt ha poco senso, aggiunge, “perché ora si tratta di intervenire su aspetti che non riguardano il Pgt. Come fai a pensare che con un provvedimento amministrativo come il nuovo Pgt si risolva un problema dello Stato?”. Oriana contesta il percorso scelto dall’amministrazione comunale: “E’ come dare ad un malato grave un veleno per guarirlo”. Nonostante tutto si dice “ottimista sul Salva Milano, perché ritengo che non si possa consumare un delitto come questo, che impatta anche sul pil nazionale. Un terzo di questo settore viene gestito in Lombardia e qui a Milano rischiamo 4 o 5 punti di pil. Sono convinto che il buon senso può prevalere”.
C’è un problema politico però: “La maggioranza di governo deve decidere se vuole seguire una logica politichese o se vuole guardare al risultato. Se il Salva Milano torna alla Camera siamo rovinati, il problema non è cosa fa o non fa il Pd, occorre capire cosa fa la maggioranza. Occorre una risposta responsabile ma all’interno della maggioranza il vero problema è quello di FdI. Anche se la legge è stata scritta da Tommaso Foti quando non era ancora ministro, occorre far comprendere a FdI che si devono assumere questa responsabilità”. Oriana arriva al punto: “La posizione del presidente del Senato Ignazio La Russa mi lascia delle perplessità, non capisco questo accanimento perché la legge venga votata anche dalle opposizioni”. Evidentemente c’è l’ombra delle elezioni a Milano che può condizionare le scelte. “Anche se a Milano c’è un 30 per cento di borghesia benpensante che sceglie il candidato migliore, nell’interesse della città. Non bisogna guardare questa occasione in modio meschino per dare un colpo a Sala, oggi il centrodestra si deve accreditare presso l’opinione pubblica e il mondo delle professioni, dicendo che il provvedimento è giusto è va votato”. Se si divide la sinistra tanto meglio? “Finché è una battuta sul Salva Sala, ci può anche stare, ma il futuro del paese è altra cosa, continuo ad essere ottimista”, conclude Federico Oriana.