Kyiv dovrebbe cedere agli americani parte degli introiti derivati dalle sue risorse minerarie in cambio di aiuti finanziari e militari. Ma la versione finale del testo non conterrà esplicite garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Zelensky a Washington venerdì per la firma
Dopo giorni di trattative, l’Ucraina pare pronta ad accettare un accordo sui minerali e le terre rare con gli Stati Uniti, che garantirebbe la sicurezza del paese in cambio di una quota delle risorse minerarie nazionali. Così l’Ucraina otterrà “350 miliardi di dollari in equipaggiamento militare, il diritto a combattere”, come ha dichiarato il presidente americano, “il sostegno potrebbe andare avanti per un po’ ancora, forse fino a quando avremo un accordo con la Russia. Io credo che la situazione verrà sistemata presto, ho parlato con il presidente Vladimir Putin e lui vuole un accordo”.
Una bozza finale tradotta dell’accordo è stata inviata martedì a Kyiv, secondo un anonimo funzionario americano citato dal New York Times, che ha anticipato che Il segretario del Tesoro Scott Bessent e la sua controparte ucraina dovrebbero firmare prima l’accordo e poi Zelensky dovrebbe volare a Washington, probabilmente già venerdì prossimo, per una cerimonia di firma con Trump alla casa Bianca. I funzionari ucraini hanno confermato che il testo dell’accordo è stato già approvato dai propri ministri della Giustizia, dell’Economia e degli Esteri.
I funzionari ucraini hanno descritto l’accordo come un modo per ampliare le relazioni con gli Stati Uniti, nonostante il testo non contenga esplicite garanzie di sicurezza. Servirebbe, inoltre, a consolidare le prospettive dell’Ucraina dopo tre anni di guerra. “L’accordo sui minerali è solo una parte del quadro. Abbiamo sentito più volte dall’amministrazione statunitense che fa parte di un quadro più ampio”, ha detto al Financial Times Olha Stefanishyna, vice primo ministro e ministro della giustizia ucraino che ha guidato i negoziati.
Secondo la bozza di accordo vista dai media, questa versione finale istituisce un fondo in cui l’Ucraina contribuisce con il 50 per cento dei proventi derivanti dalla “monetizzazione futura” delle risorse minerarie di proprietà statale, tra cui anche petrolio e gas. Questo fondo investirebbe poi in progetti nel paese. Vengono però lasciate fuori questioni cruciali come la dimensione della quota americana nel fondo e i termini delle intese di “proprietà congiunta” da discutere in step successivi.
L’idea è nata da un piano lanciato lo scorso anno dal presidente ucraino in cui le ricchezze non sfruttate del suo paese sarebbe state utilizzate per contribuire a finanziare lo sforzo bellico. Qualche settimana fa il segretario del Tesoro Bessent aveva presentato un piano agli ucraini che richiedeva diritti minerari per un valore di 500 miliardi di dollari e non offriva in cambio garanzie di sicurezza. Le condizioni troppo onerose della bozza originale, presentate dal presidente Trump come un modo per l’Ucraina di ripagare gli Stati Uniti per gli aiuti militari e finanziari ricevuti dopo l’invasione della Russia, hanno provocato indignazione a Kyiv e nelle cancellerie europee. Dopo il rifiuto di Zelensky – “Non firmerò qualcosa che 10 generazioni di ucraini dovranno ripagare”, ha detto in una conferenza stampa – Trump lo aveva definito un “dittatore” e aveva incolpato l’Ucraina di aver iniziato la guerra. Zelensky, da parte sua, aveva accusato Trump di essere intrappolato in una “bolla di disinformazione” russa. Ora invece sembra che l’0accordo sia in vista. Il testo non include più la richiesta che l’Ucraina contribuisca con 500 miliardi di dollari a un fondo di proprietà degli Stati Uniti né la richiesta che restituisca il doppio dell’importo di qualsiasi futuro aiuto americano. Washington si impegnerebbe inoltre a sostenere il futuro sviluppo economico dell’Ucraina. La Casa Bianca ha sostenuto che, anche in assenza di specifiche garanzie di sicurezza, la semplice presenza di interessi economici americani in Ucraina scoraggerebbe una futura aggressione russa. “Cosa c’è di meglio per l’Ucraina che avere una partnership economica con gli Stati Uniti?” ha affermato la scorsa settimana Mike Waltz, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.