Dan Bongino, da podcaster ultraconservatore e cospirazionista a vicedirettore dell’Fbi

Non ha nessuna esperienza specifica, ma Trump lo ha definito “un uomo che ha un incredibile amore per il nostro paese”. Il mondo reazionario applaude la sua nomina, mentre tra i federali molti sono preoccupati per l’obiettivo annunciato di “fare pulizia” nell’agenzia

Dan Bongino, opinionista e noto podcaster della galassia ultraconservatrice, è stato nominato da Donald Trump vicedirettore dell’Fbi: in un post su Truth Social, il presidente lo ha definito “un uomo che ha un incredibile amore per il nostro paese”. Scegliere Bongino rappresenta una differenza radicale rispetto al modo in cui la posizione di vicedirettore si è selezionata negli anni: infatti, di prassi il ruolo viene assegnato a un agente in carriera, possibilmente con molti anni di esperienza, in quanto si tratta di una carica prettamente operativa. Per di più, il ruolo non richiede la conferma del Senato, come invece è dovuto avvenire per il neo-direttore dell’Agenzia, Kash Patel.

Bongino non è qualificato a svolgere il compito in quanto non ha nessun passato nell’Fbi, e anzi ne ha più volte criticato i metodi, arrivando addirittura a paventare che la perquisizione dell’abitazione di Trump a Mar-a-Lago in Florida, avvenuta nel 2022 al fine di trovare documenti riservati, fosse un piano di Joe Biden per arrivare all’assassinio di Trump. In quel frangente, aveva affermato su X che tutti gli agenti che avevano lavorato al caso dovessero essere licenziati.

Il mondo reazionario americano ha applaudito la sua nomina, mentre ambienti vicini all’Fbi sono preoccupati per la mancanza di esperienza di entrambe le figure che dovranno guidare l’agenzia: per di più, Bongino aveva affermato, il giorno della nomina di Patel, che l’obiettivo era “fare pulizia”. Nonostante questo, quando venerdì Elon Musk ha mandato una mail a tutti i dipendenti federali imponendo loro di rendicontare il lavoro svolto nella settimana, Patel si è posto in senso contrario, affermando che i suoi dipendenti non devono rispondere.

Prima poliziotto, poi agente del Secret Service, guardia privata dei presidenti, Bongino ha lavorato con George W. Bush e Barack Obama, prima di abbandonare il posto per iniziare una carriera politica che non è mai decollata. Ha, infatti, perso tutte le volte che si è candidato: prima per un seggio al Senato in Maryland, poi per un seggio alla Camera nello stesso Stato, e infine per un seggio alla Camera in Florida, dove si era trasferito. Dopo queste sconfitte ha iniziato ad apparire su media di destra, come NRATV, un network privato oggi cancellato legato alla potente lobby delle armi statunitense: nella sua trasmissione sul canale aveva affermato che il suo unico scopo era quello di “dominare i liberal”, strategia politica conservatrice che si basa sull’essere molto aggressivi nell’attaccare la cultura progressista. Ha poi raggiunto il picco della notorietà con un podcast, il Dan Bongino Show, ancora oggi molto seguito nel mondo conservatore. Con la sua trasmissione, è stato tra i primi a parlare apertamente di dubbi sullo svolgimento delle elezioni del 2020, cercando di avallare la possibilità dell’esistenza di frodi senza ammetterle direttamente, ha attaccato la risposta statunitense al Covid, secondo lui avvenuta con politiche di stampo sovietico dopo l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca e si è scagliato contro l’obbligo di utilizzare le mascherine, da lui definite “pannolini facciali”. Ha poi avallato molte teorie cospirazioniste sul fallito golpe del 6 gennaio, chiedendosi anche quale fosse il ruolo della stessa Fbi quel giorno.

La notorietà conferitagli dal podcast e dalla presenza massiccia sull’app di discussione vicina all’estrema destra Parler lo ha portato prima a essere ospitato sul sito cospirazionista InfoWars, di proprietà della personalità di estrema destra Alex Jones, e poi nel talk show di Sean Hannity, uno dei programmi di punta di Fox News. Nel 2021 ha raggiunto la massima popolarità: il suo programma radiofonico è stato mandato in onda nello slot precedentemente assegnato allo storico speaker ultraconservatore Rush Limbaugh, venuto a mancare quell’anno, ed è stato assunto da Fox News per condurre una trasmissione. Nel periodo in cui la rete di Murdoch cercava di distaccarsi da Donald Trump dopo i fatti del 6 gennaio, nel tentativo di far emergere nuove figure nel mondo repubblicano, Bongino rimase fedele al presidente: addirittura disse che alcuni commentatori della rete stavano pugnalando Trump alle spalle.

Dopo aver lasciato Fox, nel 2023, ha continuato a condurre il suo podcast e attraverso di esso è stato uno dei fattori che ha mobilitato il voto dei giovani maschi, consumatori assidui del prodotto, verso Donald Trump: recentemente ha affermato che “l’Fbi deve rimanere lontana dal woke e dalle politiche di diversità e inclusione”.

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