Lara e Marco, un’instabile storia d’amore e la strana fatica di vivere altrove

Quello di Mario Capello è il romanzo di una generazione che spesso si pensa in fuga e che invece è stata abbandonata. Il ritratto di una contemporaneità complicata, tanto più per gli italiani che vivono all’estero

In poco più di dieci anni sono quasi seicentomila i giovani italiani emigrati all’estero (donne e uomini tra i diciotto e i trent’anni) e circa quattrocentomila coloro che hanno una vita stabile fuori dall’Italia. Si tratta di numeri impressionanti che definiscono un nuovo senso della realtà italiana sia per chi resta sia per chi è partito. Una diaspora composta dalla parte spesso più preparata, colta e dinamica di una società in drammatico invecchiamento. E di questo movimento che vive sotto l’etichetta di expat si è accorta anche la narrativa italiana e in particolare Bompiani che dopo l’esordio di Giorgia Tolfo con Wild swimming ora porta in libreria un altro esordiente, Mario Capello, editor torinese che con Ospiti (Bompiani) tratteggia una storia d’amore tra italiani in Svezia (o almeno così sembrerebbe all’apparenza). In realtà Ospiti è più profondamente il ritratto di una contemporaneità complicata, tanto più per gli italiani che vivono all’estero, oramai una riconoscibile categoria europea frutto di un declino economico e di un’antiquata legislazione dei diritti in patria.

Protagonista del romanzo è Lara, madre single di Oscar che dall’Umbria ha raggiunto Stoccolma inseguendo una carriera – di successo – nel mondo tech. Ed è grazie al suo lavoro o meglio all’efficacia di un’app di incontri da lei messa a punto che nasce l’incontro con l’altro protagonista di Ospiti, Marco anche lui emigrato in Svezia. I due vivono uno stato d’incosciente sospensione quasi che l’espatrio possa essere definito e da loro stessi immaginato come una forma di privilegio, quello di divenire parte di una società migliore che sia più accogliente e solidale oltre che economicamente più dinamica e che per quanto fortemente competitiva offra un welfare efficace e inclusivo. Nonostante gli anni e anche le notevoli differenze l’impressione è che poco sia cambiato per chi emigra dall’Amedeo Battipaglia di Alberto Sordi nel film di Luigi Zampa del 1971, Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata. Resta infatti irriducibile la sensazione di un tradimento e di una perdita di quel nido che segna in qualche modo l’origine e ne definisce la traiettoria futura. Impossibile fare finta di niente, impossibile negare una differenza che non è tanto nello stile di vita, ma nella modalità con cui si da forma alla propria realtà. E’ una questione di luce: “Si attendeva il freddo, lo accolse la luce. Dovette strizzare gli occhi. La sauna, se ne rese conto allora, era uno spazio crepuscolare mentre fuori c’erano le poche ore di luce vera dell’inverno. E quanto al freddo, era come se il calore accumulato lo difendesse, sentiva che gli usciva dalla pelle, che lo circondava come un’aura”.

Lara e Marco vivono in un perenne ritardo indotto da un obbligo continuo di traduzione, di elaborazione di una differenza che ostacola anche il loro stesso dialogo, la loro stessa possibilità di comprendersi. Entrambi si ritrovano separarti dal medesimo filtro che devono utilizzare per affrontare una realtà che richiede sempre un tempo ulteriore per essere compresa. In questo movimento Oscar con il suo silenzio e la sua solitudine si fa carico di un disagio che parte direttamente dal suo esile corpo di bambino: “Oscar non voleva saperne di mangiare. Il waffle ormai umido di marmellata se ne stava sul piattino verde come un piccolo monumento al suo ennesimo fallimento e Lara lo guardava scuotendo la testa”.

Ospiti è il romanzo di una generazione che spesso si pensa in fuga e che invece è stata lasciata in abbandono. Il racconto di un amore instabile, privo di ogni fondamento perché ogni origine è stata dispersa. Una fatica sottovalutata e spesso incompresa che Capello sa raccontare con abilità ed empatia.

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