Lo strano silenzio di sindacati e collettivi su Trump e l’Ucraina

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Se c’è un momento storico o evento mitologico che decretò la nascita dell’occidente e dei suoi valori questo lo possiamo individuare decisamente nel dramma di Antigone. Antigone infatti disubbidisce a Creonte re di Tebe di cui era nipote che aveva proibito la sepoltura di Polinice fratello di Antigone. Lei sfida il re e di nascosto seppellisce il fratello subendo la condanna a morte da parte di Creonte. Antigone compie questo gesto perché “così vi era scritto dai Cieli nel cuore degli uomini”. La sepoltura è connaturata alla vita. Tutte le civiltà hanno avuto e si sono contraddistinte per il culto e il rispetto dei morti. E’ il trionfo della legge naturale e allo stesso tempo della ragione rispetto alle leggi ingiuste e all’elogio della follia. Questa cultura ci ha accompagnati fino a oggi con delle tremende eccezioni la più eclatante delle quali è stata il nazismo con la sua follia della ragione e la mancanza di quel rispetto della legge naturale che nel processo magistralmente descritto da Hannah Arendt ne “La banalità del male” faceva dire agli ufficiali delle SS che aprivano le porte dell’inferno delle camere a gas agli ebrei che in fondo loro stavano solo eseguendo degli ordini. Sì, il male è talmente banale che si ripete e talvolta non scandalizza più. Vedere allestito un palco con quattro bare chiuse a chiave esposte al pubblico ludibrio da parte di Hamas di fronte a una folla urlante composta anche di bambini non scandalizza più. In quelle bare idealmente ci sono due bambini piccoli una madre e un uomo. Un padre li sta guardando alla televisione dopo essere stato liberato ignaro della sorte dei suoi bambini e di sua moglie. Ma in una bara la donna non c’è, come ennesimo sfregio non solo alla legge naturale, non solo alla ragione ma anche alla vita. Perché il rispetto della morte è fondamentale per avere il rispetto della vita. Hamas ha la chiave per aprire quelle bare. E aprendole si scopre che la madre non c’è. Ennesimo sfregio al rispetto dovuto alla morte e ai morti da parte di Hamas; un’organizzazione terroristica che qualcuno ha solo osato mettere al pari di uno stato democratico e liberale come Israele. Non importa scomodare Antoine de Saint-Exupéry che diceva che “quelle stesse cose che danno senso alla vita danno senso anche alla morte” per capire che non c’è un senso in quanto non esiste per Hamas il concetto di vita e quindi non può esistere quello di rispetto della morte. Non si può rimanere in silenzio, non basta condannare, occorre come è successo con il nazismo sradicare Hamas perché è il male. Il male assoluto.

Marco Carrai, console onorario Israele

“I corpi di Ariel e Kfir, così puri e innocenti, sono stati identificati, mentre la loro amata madre, Shiri, rimane prigioniera. Questa è una violazione scioccante e orribile dell’accordo di cessate il fuoco, un altro atto crudele da parte dei terroristi di Hamas, che continuano a mostrare totale disprezzo per l’umanità”. Isaac Herzog, presidente di Israele.


Al direttore – A lei, caro Cerasa, risulta che ci sia un senato accademico intenzionato, su richiesta di un collettivo degli studenti, a interrompere gli accordi con le università americane? O che Anpi e Cgil, dopo le dichiarazioni di Trump, stiano organizzando una manifestazione di solidarietà con l’Ucraina?

Giuliano Cazzola

Gli antifascisti, in questi giorni, si sono ricordati di avere judo.


Al direttore – “Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca D’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare la situazione storica. La trovò poco chiara” (Raymond Queneau, “I fiori blu”, traduzione di Italo Calvino).

Michele Magno


Al direttore – Sono pienamente d’accordo su quanto scrive il Foglio a proposito dell’applicazione piena, una buona volta, della direttiva Bolkestein: un tema rilanciato in questi giorni, con il prevalente intento di evitarne l’ennesima dilazione per i “balneari”, sia dalla scomparsa dell’autore sia da una recentissima sentenza del Tar della Liguria. Ma questo argomento ripropone pure quello più ampio, con riferimento alla concorrenza e al libero mercato, dell’adeguatezza a dei parametri e degli ambiti di riferimento della legislazione antitrust. Certo, esiste il problema dell’equilibrio da ricercare tra opposte e valide esigenze, così come della necessità del rispetto del principio di sussidiarietà (oltreché di proporzionalità); tuttavia non si può guardare alla tutela della concorrenza solo con riferimento ad ambiti nazionali o, per alcune attività, europei. Così come sarebbe molto opportuno che la funzione antitrust fosse scorporata dalla Commissione Ue e attribuita a un’authority indipendente. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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