L’uomo che fa pattinare il mondo

Dal 1993 Sabatino Aracu presiede gli sport a rotelle. “Il nostro sport costa poco e rispetto ad altre discilpine abbiamo un vantaggio enorme: giovani in tutto il mondo adorano pattini e tavole da skate” dice l’ex campione europeo. Ecco come li ha fatti diventare ricchi.

Le monetine tirate a Craxi davanti all’Hotel Raphael, il Nobel per la pace a Mandela, Jurassic Park stupisce al cinema, il Milan di Berlusconi sconfitto dal Marsiglia di Tapie nella finale di Champions e Roberto Baggio che vince il Pallone d’oro. Il 1993: un anno effervescente e rivoluzionario. Durante il quale si affaccia per la prima volta sulla scena sportiva italiana un nuovo dirigente: è Sabatino Aracu, abruzzese, classe 1953, ex campione europeo di pattinaggio di velocità, eletto numero uno dell’Hockey e del Pattinaggio, oggi degli sport rotellistici. Da allora quella poltrona non l’ha mollata più.

Pochi giorni fa, il record: nono mandato consecutivo, il più longevo di tutti i presidenti nella storia dello sport italiano. Decidiamo di incontrarlo. Immaginando un vecchio trombone della dirigenza sportiva, un po’ bollito, un po’ parruccone. Ma restiamo a bocca aperta. Rispetto al presidente di 32 anni fa o al paludato esponente del centro destra in quattro legislature a cavallo del nuovo millennio dal 1996 al 2013 finito nell’inchiesta Sanitopoli abruzzese, condannato in primo grado con sentenza annullata dalla Cassazione, ci apre la porta della lussuosa sede del World Skate a due passi da Piazza Navona, un Sabatino Aracu tutto nuovo.


Come Benjamin Button, viaggia contro il tempo, non mostrando affatto i suoi quasi 72 anni. “Merito dello skate – dice ridendo, attraversato da orgoglio e un pizzico di vanità –, da più di dieci anni, abbiamo rivoluzionato questo sport a rotelle, intercettando i desideri dei giovani”.


Sì, i Campionati mondiali di skate sono un evento mondiale. E fanno della Federazione presieduta da Aracu, la quinta per impatto mediatico. Gli sponsor impazziscono e i mezzi di comunicazione alternativi sui canali YouTube raggiungono visualizzazioni milionarie. Spettacolo, divertimento e tanti soldi. Così dal 2017 a oggi, con scadenza biennale, 1.200 atleti di discipline legate alle rotelle conquistano titoli mondiali offrendo uno spettacolo sempre più di moda.

“Cinquantamila persone, tra atleti e addetti ai lavori – dice Aracu che è a capo di questo business mondiale – e dopo la Cina, Barcellona e Buenos Aires, l’anno scorso è toccato all’Italia”. Un’edizione straordinaria: gli skate sotto al Colosseo – con pochi euro è stato costruito un Park a Colle Oppio e l’icona della tavoletta con dietro l’Anfiteatro Flavio ha fatto il giro del mondo – sono diventati protagonisti in tutta Italia. “Non volevamo solo una sede: è stato un campionato itinerante. Un successo enorme”. Che ha garantito un ritorno economico super. Così mentre il presidente del Paraguay Santiago Peña chiede udienza ad Aracu per candidare Asuncion come sede del prossimo World Tour, Aracu ringiovanisce davanti a questi successi. Cartoline iconiche che muovono capitali. I principali sponsor legati al mondo degli under 30 hanno ricoperto d’oro la Federazione internazionale.

Un successo che gli altri inseguono e spesso non intercettano malgrado gli sforzi. “La verità è che il nostro sport ‘costa’ poco e rispetto ad altre discipline abbiamo un vantaggio enorme: i giovani in tutto il mondo adorano pattini e tavole da skate”. Così, tra vecchie amicizie politiche – Aracu è di casa tra Montecitorio e Palazzo Madama – e l’invidia nei corridoi di Palazzo H al Foro italico, questo presidente attivissimo, dimagrito e vincente (gli atleti italiani sono sul podio in quasi tutte le discipline) con i bilanci che fanno rosicare i partecipanti del Consiglio nNazionale, viene anche inquadrato per un compito più nobile e prestigioso. Sì, qualche politico molto influente nel governo Meloni, lo vedrebbe bene come successore di Giovanni Malagò sulla poltrona più importante dello Sport italiano. “Lo so gira questa voce – si schernisce il Benjamin Button delle rotelle italiane – ma io ho così tanto da fare con la mia di Federazione che nemmeno ascolto questi rumors. Intendiamoci, mi fa piacere che qualcuno pensi a me, dopo una vita trascorsa al servizio dello sport italiano, ma io vivo una nuova giovinezza e mi diverto come i ragazzini che corrono sugli skate, o saltano sulle tavole. Certo, pensando al Coni, qualcosa andrebbe migliorato. I rapporti con la politica per esempio. O soprattutto l’impatto nelle scuole. Il futuro è lì: se non aiutano i giovanissimi permettendo la pratica sportiva sostenibile e ‘comoda’ anche nell’aspetto logistico, si sfarina tutto. Per non parlare delle difficoltà economiche delle famiglie che fanno sempre più fatiche a garantire ai figli una pratica sportiva”.



Benefici si ripercuotono positivamente anche su una federazione che 32 anni fa era molto “minore”. E che oggi grazie a un caparbio abruzzese che ha sfidato l’anagrafe ed è al suo nono mandato da presidente, è diventata una delle più ricche e popolari. Benjamin Button dall’Aquila promette altri successi e grandi affari. E noi che pensavamo ad un vecchio trombone.

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