Il piano Donnarumma: fondi privati per la rete Av: “Solo così si possono fare gli investimenti”

L’amministratore delegato del gruppo Fs in audizione alla commissione Trasporti di Montecitorio smentisce l’ipotesi una privatizzazione delle ferrovie ma ammette di star lavorando a un ingresso dei fondi infrastruttuali in una società veicolo che potrerbbe gestire la “profittevole” rete dell’Alta velocità. E sulle nomine: “Il passaggio di Strisciuglio e al vaglio del Mef”

Senza contributi privati Ferrovie non ha più i soldi per fare gli investimenti che servono a potenziare la rete ad Alta velocità del nostro paese. E’ questa la cosa più interessante emersa ieri nel corso della prima audizione alla commissione Trasporti della Camera dei deputati dell’amministratore delegato del gruppo Fs Stefano Donnarumma. “A differenza di quanto scritto da qualcuno negli scorsi mesi, non abbiamo mai parlato di privatizzare le Ferrovie, né tanto meno di quotarle, non ho mai ricevuto su questo input politici”, ha premesso Donnarumma. E però dentro i conti del gruppo si nasconde il motivo per cui qualcosa in realtà sarà necessario fare. Non per tutta la rete, ma per la sua parte più piccola, ma preziosa: quella dell’Alta velocità. Il gruppo infatti ha un indebitamento di 14 miliardi e un margine operativo lordo che si aggira intorno ai due. “Anche se – ha spiegato l’ad – tre o quattro non sono un debito reale, ma sono risorse anticipate per investimenti che lo stato ci deve ancora dare”. Resta che il livello di leva finanziaria è decisamente oltre il livello di guardia. “Attraverso il finanziamento ordinario che abbiamo, l’azienda arriverebbe nel giro di pochi anni a una condizione di tossicità”, ha ammesso lo stesso Donnarumma. D’altronde il piano strategico, presentato lo scorso dicembre, prevede 100 miliardi di investimenti nei prossimi cinque anni, di cui 62 sull’infrastruttura (25 arrivano dal Pnrr, 12 già consutivati e 13 da realizzare). Per questo, ha spiegato l’ad “nella prospettiva degli investimenti, va considerata anche una forma di finanziamento con soluzioni nuove”.

E qui c’è la novità. Fs ha presentato alla Ragioneria dello stato e al Mef un piano per scorporare la rete ad Alta velocità dal resto dell’infrastruttura per inserirla in un veicolo societario, sempre controllato da Fs, ma aperto al contributo dei fondi infrastrutturali: “Non per forza privati – ha precisato Donnarumma – penso ad esempio a F2i, al quale partecipa anche Cdp, è un’ipotesi molto diversa da quella di quotazione che pure io avevo trovato sulla mia scrivania ed è già stata accantonata dal Mef. L’operazione, ha spiegato l’ ad, servirebbe “non a sostituire l’investimento pubblico, ma a integrarlo”. Lasciando quel 20 per cento di bilancio dello stato che finanzia gli investimenti delle ferrovie alla rete regionale “che non può che essere garantito da risorse pubbliche” e utilizzando il mercato per gli investimenti sull’Alta velocità, senza gravare né sulle casse dello stato, né sul quadro finanziario del gruppo. La profittabilità della rete Av sarebbe garantita dal pedaggio che i treni di Trenitalia e Italo pagano per percorrerla. In proposito Donnarumma ha spiegato: “Oggi è il più basso d’Europa, andrà aumentato. Questo però non significherà aumenti lineari sui biglietti perché il pedaggio vale solo il 20 per cento del costo del biglietto”.

Nel corso dell’audizione fiume l’ad del gruppo Fs ha poi toccato almeno altri due temi importanti: i ritardi e i problemi delle scorse settimane e il giro di nomine interno al gruppo. Il Pd contesta la legittimità della passaggio dell’ad di Rfi Giampiero Strisciuglio alla guida di Trenitalia: sarebbe contrario a una decreto legislativo del 2015. In effetti, a quasi un mese dal cda del gruppo che ha deciso il giro di nomine, del passaggio di Strisciuglio a Trenitalia non si hanno notizie. L’ad di Fs ha però derubricato la questione a un problema in corso di soluzione: “Il passaggio dell’ingegner Strisciuglio – ha detto – è passato attraverso il vaglio delle nostre valutazioni tecnico-legali, anche con pareri terzi: la norma non prevede che questo non sia possibile. Stiamo fornendo ulteriori documentazioni al Mef che sta facendo le sue valutazioni. Se verrà comprovato, non ci sarà alcun vincolo al passaggio”.



Per quanto riguarda i ritardi delle scorse settimane e il piano di rimodulazione dei treni spesso annunciato dalle Ferrovie, Donnarumma si è invece lanciato in una una ricostruzione molto originale: “Negli ultimi anni – ha premesso – ci siamo ritrovati con una rete un po’ibrida tra Av e regionali. Durante la pandemia per garantire il modello economico era stata modificata l’offerta con molti più collegamenti regionali, portando treni che mai sarebbero entrati a Termini a entrarci o a viaggiare sulla rete ad Alta velocità. Successivamente non si è tornati indietro e così ci siamo ritrovati con questa rete troppo ibrida. Ora abbiamo ripianificato alcuni treni e altri li abbiamo tolti dalle stazioni di snodo, spostandoli ad esempio a Tiburtina. Così già a gennaio la puntualità media è migliorata rispetto al gennaio precedente”.

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