Il ritardo è evidente, ma l’Unione europea ha deciso di mettersi in gioco con modelli Ai open source e multilingue per non perdere a tavolino contro i colossi asiatici e americani. Per Sanzio Bassini, direttore del dipartimento Hpc di Cineca, unico partner italiano coinvolto nel progetto, la battaglia non è persa
Eppur si muove l’Europa sull’intelligenza artificiale. Dopo essere rimasta in ombra nella competizione globale, l’Unione europea ha finalmente fatto un passo in avanti con il lancio di OpenEuroLlm, un’iniziativa che mira a sviluppare modelli di AI open-source e multilingue. Questa mossa si inserisce in una serie di altre azioni messe in campo da Bruxelles – come Ai factory, Alt-Edic – per provare finalmente a giocare un ruolo nella partita globale contro America e Asia in un momento di particolare tensione dopo l’arrivo di DeepSeek e la risposta di Open Ai con il modello o3-mini. Il progetto coinvolge un consorzio di 20 istituti di ricerca, aziende che si occupano di intelligenza artificiale e centri di supercalcolo europeo, con il supporto della Commissione europea che ha applicato sull’iniziativa il sigillo Step (Strategic Technologies for Europe Platform). Tra i protagonisti c’è anche l’Italia, rappresentata da Cineca, un centro di eccellenza nell’ecosistema europeo per tecnologie del supercalcolo. Cineca ha sede a Bologna, collabora con oltre 50 università e centri di ricerca ed è la casa di uno dei supercomputer più potenti al mondo.
“L’obiettivo del progetto OpenEuroLlm è sostenere e condividere i large language model (llm) che saranno realizzati prefigurando un percorso di condivisione open source”, dice al Foglio Sanzio Bassini, direttore del dipartimento Hpc di Cineca. L’iniziativa “si sovrappone a quella sulle infrastrutture che è stata messa in campo con l’azione denominata Ai factory”, che prevede la costruzione di sette hub tecnologici che ospiteranno supercomputer per lo sviluppo e l’addestramento di modelli Ai. L’idea di OpenEuroLlm è quella di coordinare le azioni già in atto “in modo tale che rappresentino un valore di immediata disponibilità per il sistema europeo”, spiega il direttore. Una delle principali caratteristiche del progetto è quella di offrire alle aziende europee gli strumenti per costruire modelli e soluzioni nella loro lingua, puntando sulla trasparenza e la sicurezza. I modelli di llm europei, infatti, saranno in totale conformità con le normative Ue e questo rappresenta un punto fondamentale vista l’esperienza di DeepSeek, reso indisponibile negli app store Apple e Google in Italia per problemi legati alla privacy, gli stessi riscontrati in Francia e in Corea del sud.
L’aspetto economico è quello che tutti temono possa essere il tallone d’Achille del progetto europeo, soprattutto per il confronto con la gigante americana OpenAi. Il budget annunciato per il progetto OpenEuroLlm è di circa 52 miliardi. Una cifra che farebbe temere a chiunque una sconfitta di fronte agli investimenti miliardari degli americani, ma in realtà non è l’unica da tenere in considerazione. Il direttore del dipartimento Hpc di Cineca, infatti, invita ad avere una visione della situazione economica più complessiva. “In accordo con tutti i paesi, la Commissione europea ha deciso di incrementare l’attività di ricerca innovazione e sviluppo di circa 10 miliardi da qui al 2028”, dice Bassini, che ricorda inoltre la rilevanza dell’Ai Package di circa 5 miliardi, ovvero il pacchetto sull’innovazione in materia di intelligenza artificiale inteso a sostenere le start-up e le Pmi europee nello sviluppo di un’intelligenza artificiale affidabile che rispetti i valori e le norme dell’Ue. C’era già stato poi un investimento sulla parte di infrastruttura e di ricerca, per cui “gli strumenti utilizzati sono Digital Europe per rete, dati e sistema di calcolo e Horizon Europe per ricerca e innovazione”. Inoltre, Bassini chiarisce: “L’ipotesi è che la mobilitazione economica della Commissione sia corroborata con un’azione proporzionata da parte dei paesi partecipanti”. Dunque da questo punto di vista “la mobilitazione economica europea non è molto diversa da quella americana”. A essere diversa è la mobilitazione dei privati, poiché la dimensione di Google, Meta o Microsoft è completamente diversa da quella dei player europei.
Uno dei gap da colmare tra Europa e Stati Uniti è quello dei cloud service provider, che forniscono servizi di archiviazione, applicazioni, infrastruttura o piattaforma. Le maggiori company in questo ambito sono negli Stati Uniti. Ma, spiega Bassini: “Stiamo lavorando su alcuni accordi per fare in modo che la componente pubblica del progetto Ai Factory possa essere integrata da partner privati come Leonardo Company, Fastweb, Vodafone e alcune multiutility, che stanno cominciando a ragionare nell’ipotesi di qualche investimento per lo sviluppo di cloud service provider”.
Così, l’Unione europea ha iniziato a tracciare un percorso nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Le difficoltà non mancano, ma Bassini conclude: “Se la battaglia fosse persa e se tutto il contesto tecnologico e innovativo esistesse solo negli Stati Uniti, a livello europeo faremmo solo le pizze”. Non si tratta dunque di un terremoto, ma sicuramente si cominciano ad avvertire le prime scosse: qualcosa di importante nel settore tecnologico europeo si sta finalmente muovendo.