La svolta di Stonewall, regno del pol. cor.

Chiamare al maschile un uomo che si sente donna non è più “transfobico”

Anni di contese, sofferenze, censure, tribunali: non bastassero i casi di Maya Forstater e Allison Bailey ce ne sono tanti altri, a cominciare dalla prof Katleen Stock, letteralmente fuggita dall’università del Sussex per salvarsi la pelle; un numero impressionante di donne mobbizzate, perseguitate, licenziate, segnalate in black list internazionali, bollate con il marchio d’infamia Terf (Trans Excludent Radical Feminist) solo per il fatto di sostenere che un uomo che si autoidentifica come donna (self-id) è e resta un uomo con tutto ciò che ne consegue. Puf! Finito tutto. Errata corrige. Stonewall UK, la più potente organizzazione Lgbtq+ del mondo, garante del trans-verbo, destinataria di un flusso impressionante di finanziamenti pubblici e privati ed erogatrice del certificato Diversity Champions, ambitissimo da aziende e settori dello stato, cambia improvvisamente rotta emendando la definizione di “transphobia” ed eliminando ogni riferimento all’identità di genere. In buona sostanza: non puoi più essere bollato come transfobico se non riconosci il genere auto-percepito di qualcuno e continui a fare riferimento al suo sesso biologico.

Ne consegue che, per dirne una, nessuno potrà denunciarti come transfobica se non hai voglia di vedere un uomo che si aggira nudo nel tuo spogliatoio. La svolta – follow the money – si deve probabilmente al fatto che negli ultimi anni c’è stato un vero fuggi-fuggi dal Diversity Champions: la BBC, i ministeri della Giustizia e della Salute fino all’annuncio – gennaio 2025 – che tutti i principali dipartimenti governativi hanno chiuso con Stonewall in seguito a “preoccupazioni sul livello di influenza che il gruppo di pressione aveva nel dare forma alle politiche interne di Whitehall”. Quello dell’organizzazione va dunque letto come tentativo – molto tardivo – di riposizionarsi sugli obiettivi di buon senso di un tempo, prima della svolta T: “E’ un mistero per me come quello che si era avviato come un programma brillante e progressista sia andato a finire così male”: da anni l’ex-ambasciatrice di Stonewall Kate Harris dava l’allarme. “Abbiamo creato un mostro”.

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