Mentre ovunque si cerca di utilizzare l’AI per affrontare meglio il mondo reale le università continuano spesso a ignorare il mondo reale preparando gli studenti soprattutto a esami fini a sé stessi
Mentre il prossimo capo del Cern annuncia che l’intelligenza artificiale farà progredire in modo decisivo la nostra comprensione dell’universo, l’Università di Ferrara annulla in toto un esame di psicologia per le scienze motorie, perché alcuni alunni avevano copiato da ChatGPT. In estrema sintesi, la notizia è questa. E oscura perfino il dettaglio che, a insospettire i docenti dell’ateneo, fosse stata la media troppo elevata dei voti, 28/30: se c’è chi ha preso 30, ci sarà stato anche chi ha preso un mediocre 26, a riprova che molti universitari italiani non sono bravi neanche a copiare.
La notizia è dunque che, mentre ovunque si cerca di utilizzare l’AI per affrontare meglio il mondo reale – e non c’è nulla di più reale dell’universo fisico su cui il Cern si rompe la testa –, le università, non solo a Ferrara ma in tutta Italia, continuano spesso a ignorare il mondo reale preparando gli studenti soprattutto a esami fini a sé stessi. Così, come nel caso che ha fatto scalpore in questi giorni, si interrogano su come impedire agli studenti di utilizzare l’AI durante gli esami, anziché su come insegnare loro a utilizzare l’AI per prepararsi al mondo reale, aggiungendo il proprio valore umano al supporto della macchina pensante. Se tuttavia per superare un esame basta scopiazzare da ChatGPT, allora probabilmente quell’esame non serve a nulla, essendo stato pensato in modo superficiale per essere risolto in modo automatico: vuol dire che l’intelligenza artificiale potrà comodamente sostituire non solo quegli studenti che hanno copiato lo svolgimento, ma anche quei professori che hanno scritto la traccia.