Unicredit al 4,1 per cento di Generali. Si apre un altro capitolo del risiko bancario

La banca guidata da Orcel potrebbe davvero diventare l’ago della bilancia nelle votazioni per il nuovo cda del Leone. Starà dalla parte di Mediobanca o di Caltagirone e Delfin? Voci non confermate di un pacchetto azionario anche in Mediobanca

È ufficiale: Unicredit possiede un pacchetto di azioni di Generali pari al 4,1 per cento. Lo ha confermato la banca guidata da Andrea Orcel dopo le indiscrezioni di stampa del week end precisando di detenere un ulteriore 0,6 per cento “nell’ambito dei servizi ordinari alla clientela e delle relative coperture”, che vuol dire attraverso titoli come certificati e derivati. Pur spiegando di non avere alcun interesse strategico in Generali e di rimanere pienamente focalizzata sulle operazioni in corso con Banco Bpm e con Commerzbank, Unicredit ha ulteriormente smosso le acque del già agitato risiko bancario facendo presagire uno schieramento da una parte o dall’altra nell’ambito dell’assemblea degli azionisti di maggio in cui si deciderà il controllo della governance del Leone. Dunque, una valenza strategica di questo posizionamento di Gae Aulenti in Generali è possibile vederlo. Ed è comprensibile.

Se è vero che nel capitalismo conta chi ha i capitali e non chi comanda senza averne, Unicredit sta provando con le sue risorse a fare un salto di dimensione, in Italia e all’estero. Ma siccome non è così semplice muoversi in questo nuovo capitalismo che segna un ritorno del ruolo dello stato nelle banche, Orcel si muove a tutto campo anche per aumentare il suo potere contrattuale. Con una partecipazione che nel complesso sfiora il 5 per cento di Generali, Unicredit potrebbe davvero diventare l’ago della bilancia nelle votazioni per il nuovo cda del gruppo guidato da Philippe Donnet. Da che parte starà, dalla parte di Mediobanca e della sua lista di consiglieri o dalla parte di Caltagirone e Delfin che puntano a prendere il comando? Nessuno lo può sapere adesso e la forza della mossa di Orcel sta proprio in questa ambiguità e, dunque, continuare a domandarselo non ha molto senso.

Quello che, invece, è più utile da stabilire è se è vero che Unicredit, oltre ad azioni di Generali ha costruito un pacchetto anche in Mediobanca, magari sotto le soglie per cui si è obbligati a darne comunicazione. Se così fosse sarebbe un ritorno a Piazzetta a Cuccia, che il precedente amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, decise di lasciare nel 2019 vendendo tutta la partecipazione di Unicredit, pari a circa l’8 per cento. Ma, secondo quanto risulta al Foglio, l’indiscrezione per adesso non trova conferme, mentre resta la preoccupazione del governo che per Mediobanca possa arrivare una offerta alternativa a quella lanciata da Mps, di cui il Mef è socio all’11,7 per cento. Per adesso, al centro dei giochi c’è Siena e la sua ambizione di arrivare fino a Piazzetta Cuccia per creare un terzo polo bancario in Italia, progetto che oltre a incontrare lo scetticismo del mercato potrebbe avere indirettamente ottenuto l’effetto di accendere l’appetito di altri operatori, magari esteri. Il puzzle del risiko bancario si sta ingrandendo di nuovi tasselli e lo scenario è molto movimentato, ma non bisogna perdere di vista il punto di partenza.

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