Finché c’è nicchia c’è speranza. Viaggio nelle videoteche che resistono allo streaming

A Milano sono rimaste solo quattro videoteche (anche se una non si definisce propriamente tale). Sopravvissute prima ai Blockbuster, poi allo strapotere delle piattaforme, regalano curiosità e sprazzi di nostalgia. Video-passeggiata tra dvd e pellicole

Ve le ricordate le videoteche? Quei negozietti stipati all’inverosimile, con i muri tappezzati di locandine cinematografiche spesso un po’ ingiallite? In cui ci si fermava per ore a compulsare gli scaffali e si usciva stringendo come un tesoro quel film che avremmo poi dovuto restituire da lì a qualche giorno o, quando andava di lusso, avremmo custodito per sempre nella nostra cameretta?

Le videoteche sono state un simbolo degli anni ‘80 e ‘90, un portale magico per molti giovani e giovanissimi della Generazione X, che attraverso di esse scoprivano il cinema, spesso quello d’autore. Un cinema che le programmazioni delle sale, in particolare delle piccole sale di provincia (oggi quasi del tutto scomparse anch’esse), ignoravano. Ebbene, credevate che l’avvento delle grandi catene commerciali e di Blockbuster, prima, e delle piattaforme di streaming online dopo, ne avesse sancito la definitiva scomparsa? Probabilmente è così in gran parte d’Italia; ma, nella Milano in cui c’è di tutto di più, noi ne abbiamo scovate ancora quattro. Quattro. Una ogni trecentomila abitanti. Ma ci sono. Se siete nostalgici dei tempi in cui il cinema si poteva toccare e collezionare, seguiteci in questo breve viaggio.

Partiamo da via Volta, dove scorgiamo l’insegna di Videobrera. Il negozio, ci racconta l’attuale titolare, Giorgio Millefanti, nasce nel 1986. Dopo essere stata a lungo in Corso Garibaldi, da otto anni la videoteca ha trovato sistemazione in questa lunga strada che curva verso Chinatown. Andiamo subito al dunque: come fa una videoteca a restare aperta nell’epoca delle piattaforme streaming? Grazie alla qualità dei titoli proposti, ci risponde Giorgio. Ma a volte non basta. A volte il film desiderato dall’imperterrito collezionista non figura neppure in un catalogo ragguardevole come quello di Videobrera (“Ho diecimila dvd a noleggio e sedicimila in vendita”, ci dice Giorgio). E allora? Allora bisogna mettersi a cercarlo. E Giorgio lo fa. “La videoteca riesce a stare aperta innanzitutto perché sono appassionato”, ci confida. Ma anche perché è l’unico titolare e il solo a lavorarci. “Il guadagno è quello che può avere un semplice impiegato in qualsiasi attività”, ma non con gli stessi orari: “Io dal lunedì al sabato sono qua”. E infatti Giorgio si guarda bene dal consigliare a un giovane di aprire una videoteca, e per il settore non vede un orizzonte oltre i cinque-dieci anni. Non mancano, tuttavia, le soddisfazioni. Ci racconta che ultimamente nel negozio stanno tornando i ragazzi, “che preferiscono vedersi un film piuttosto che stare mezz’ora a cercarlo sulle piattaforme senza magari trovarlo”. Ad esempio, ci sono dei giovani “che sto istruendo con dei film di registi importanti da cui iniziare, per vedere cos’era il cinema negli anni ‘60, ‘70, ‘80… e anche prima”. Una missione che Giorgio porta avanti anche per beneficenza: fornendo gratuitamente i dvd per le proiezioni cinematografiche che l’Associazione Sesta Opera organizza ogni sabato per i ragazzi in carcere, “di solito due film a San Vittore”.

Ci spostiamo in via Soperga, nel vecchio quartiere del cinema, una volta punteggiato dalle sedi delle case cinematografiche. Zari Films 1965 è un luogo per molti versi magico, che mantiene viva la memoria di quei tempi. Davanti alla porta sono adagiate ad asciugare due bobine cinematografiche; e di bobine, proiettori, locandine storiche è pieno tutto il negozio. C’è perfino ancora il vecchio tavolo di montaggio per le pellicole. Franco Porrati porta avanti l’attività insieme al figlio Mattia. Tutto comincia sessant’anni fa, nel ‘65 appunto, quando la Zari Films distribuiva, cioè noleggiava, le pellicole. Prima le 16mm, poi le 35mm. Quindi, l’arrivo della Super 8, della videocassetta, e infine del dvd. “Attualmente – è Franco a parlare -, oltre al noleggio del dvd, facciamo delle rassegne nei comuni e nelle biblioteche”. Inviando un operatore e premurandosi di procurare sia i diritti, sia il supporto. Inoltre, la Zari Films si occupa per i clienti di riversare pellicole, videocassette, finanche diapositive, nei nuovi formati digitali. Una costellazione di attività di cui il noleggio e la vendita di dvd è, dunque, solo una parte. Anche Zari Films ha un bel catalogo, con tante opere d’autore e rarità che Franco ci mostra con orgoglio. Eppure né lui, né Mattia, vedono per l’attività di noleggio dvd un futuro certo. “Per assurdo – ci risponde Mattia -, forse si lavorerà ancora con le pellicole piuttosto che con i dvd, per quanto ci riguarda”.

Giunti a questo punto della lettura, cari cinefili nostalgici, avete bisogno di una piccola iniezione di ottimismo? Trotterelliamo fino a via Panfilo Castaldi, nei dintorni di Porta Venezia. Qui non potrete non restare incollati alle vetrine di Bloodbuster. “Tutto il cinema dalla B alla Z” è il claim del negozio. “La storia della nostra attività parte nel ‘99, per esigenza personale”, ci spiega Manuel Cavenaghi che ne è titolare con Daniele Magni. “Da appassionati di cinema di genere, quindi di horror, fantascienza, ma anche di poliziesco all’italiana, di commedia all’italiana degli anni ‘70, avevamo constatato che non c’era un posto che vendesse quello che ci piaceva… e quindi abbiamo detto: perché no, facciamolo noi”. Nel negozio si può trovare tutto ciò che ha a che fare con il cinema e con la nostalgia: gadget, magliette, colonne sonore, libri. Perché Bloodbuster è anche casa editrice. Organizza pure una convention dedicata al mondo del collezionismo del cinema che si chiama Cinemarcord. Mentre Manuel ci parla, noi non riusciamo a staccare gli occhi dalle action figures di Lino Banfi e della famiglia Fantozzi che sembrano a loro volta osservarci da una parete. La statuetta di Banfi, ci racconta Manuel, è diventata improvvisamente un piccolo best seller, con decine di ordini online nel giro di una notte. Misteri dell’algoritmo. Di curiosità simili, Bloodbuster ne offre per tutti i gusti. Ma sono comunque i dvd a fare la parte del leone. Anche a livello di fatturato. “A un certo punto avevamo pensato di potenziare di più la parte gadgettistica, ma in realtà quello che ci tiene in piedi sono sempre i dvd, per un buon 80-90%”. Manuel è convinto che perfino nell’epoca dello streaming ci sia ancora spazio per un posto che vende dvd (Bloodbuster non si definisce propriamente “videoteca” perché non fa noleggio). “C’è ancora in realtà molta richiesta, ci sono molti appassionati che ancora amano il supporto fisico”. Anche perché, conclude, sulle piattaforme non si trova tutto.

L’ultima tappa del nostro viaggio ci conduce nell’estremo lembo occidentale di Milano. L’Antica Videoteca di Baggio ci riporta alla mente i tempi in cui ogni quartiere, anche quelli più periferici, avevano almeno un negozio del genere. Da circa venticinque anni, il titolare è Carlo Casati. Quando gli chiediamo un identikit del suo cliente tipo, ci risponde che ormai sono quasi tutti collezionisti. Eppure, “direi che i clienti stanno aumentando”. Attenzione, però: questo non significa che Carlo veda un avvenire sicuro per questo tipo di attività. “Dipende molto da quello che succederà sulla Rete”. Da quali servizi si aggiungeranno a quelli che già ci sono. E pone un problema non da poco: quello dell’hardware. “I lettori dvd? I lettori blu ray? Non ho idea se nei prossimi anni ci saranno ancora”. Quando gli chiediamo cosa lo spinga ad andare avanti, esclama: “Il lavoro mi piace da morire, non c’è un’altra spiegazione!”. Di clienti “ce n’è abbastanza per portare a casa un onesto stipendio…”. E allora basta, sono motivi sufficienti.

In conclusione, probabilmente ha ragione Giorgio di Videobrera: aprire oggi una videoteca non è un buon affare. O invece ci vede giusto Manuel di Bloodbuster, per cui il supporto fisico, anche nel mondo del video, è ancora in grado di ritagliarsi un suo spazio? Magari si avvererà la suggestione che ci ha regalato Mattia di Zari Films, quella di un futuro in cui un piccolo cantuccio sarà ancora riservato alla pellicola. Impossibile? Chi può dirlo. Finché c’è nicchia, c’è speranza.

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