Non solo Musk. Esiste ancora un’America terra di opportunità: ecco i paperoni venuti dalla miseria

Investitori, petrolieri, geni e ideatori di app: da Jan Koum, inventore di Whatsapp a Oprah Winfrey, regina dei talk-show. Da Harold Hamm a David Steward, Igor Olenocoff, Gail Miller e David Murdock

Dall’inventore di WhatsApp cresciuto in una casa senza acqua calda al barista che vendeva il suo sangue per integrare le sue misere entrate ed è diventato il padrone di Starbucks, passando per il senza tetto che dormiva in macchina ed è diventato il re dei prodotti di bellezza, o per il figlio di braccianti che andò all’università ed è ora il re degli integratori: specializzata in liste di miliardari spesso criticate come sorta di pornografia dello spreco e insulto alla miseria, la rivista Forbes ha concluso il 2024 con un dossier su dodici paperoni che la miseria l’hanno invece conosciuta bene, perché sono partiti da zero – anche se nel titolo ne mettono due di meno: “Segregation, Homelessness, Neglect: 10 Billionaires Who beat the odds”. “Segregazione, senzatetto, abbandono: 10 miliardari che hanno sbaragliato le probabilità”. Storie che poi ripropongono il più antico mito Usa del self-made man, o woman, grazie a una terra delle opportunità in cui è vero che le diseguaglianze sono grandi, ma anche il più umile emigrante può scalare il successo. E per questo gli immigrati continuano ad arrivarvi in quantità, malgrado un clima politico spesso ostile che si è riflesso anche nella vittoria di Trump con le sue promesse di chiudere le frontiere. Ma secondo le nuove stime sulla popolazione del 2024 pubblicate il 19 dicembre dall’U.S. Census Bureau, la popolazione degli Stati Uniti sarebbe aumentata di quasi l’1 per cento tra il 2023 e il 2024, superando i 340 milioni: la più grande crescita demografica degli Stati Uniti da oltre 20 anni, e in marcata controtendenza rispetto al record di crescita più bassa dello 0,2 per cento nel 2021. Sono 3,3 milioni di persone, per l’84 per cento migranti nati all’estero. 2,8 milioni di persone, contro 1,7 milioni di immigrati nel 2022 e 2,3 milioni nel 2023.



Possono arrivare alla ricchezza dal niente non solo immigrati, ma anche poveri locali. La lista di Forbes inizia infatti con Frank VanderSloot, fondatore dell’azienda di benessere Melaleuca, e con Oprah Winfrey, la regina dei talk-show. Due nomi che servono quasi come “prefazione” agli altri dieci. Nato nel 1948, il primo trascorse l’infanzia lavorando in una fattoria dell’Idaho. “I miei non avevano molti soldi, ma mi emozionai molto quando, a circa otto anni, mio padre mi portò a casa una scatola di cartone con dei buchi: sapevo che dentro c’era qualcosa”, ha raccontato una volta sul più bel regalo di Natale ricevuto da bambino. “C’era un piccione dentro! Mio padre lavorava in ferrovia, quindi l’aveva catturato e portato a casa”. E’ lui che, dopo essere entrato a 16 anni nei mormoni, ha potuto andare all’Università della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni, lavorando in una lavanderia a gettoni dove anche dormiva. Dopo aver lavorato nove anni in una società di software, risorse umane e servizi ebbe l’occasione di rilevare una società di integratori alimentari in fallimento, e ne fece un gigante del settore. E’ inoltre proprietario di una rete radiofonica e finanziatore di campagne politiche, ma possiede anche un enorme ranch apposta per mantenere il contatto con le sue radici. Con il suo attuale patrimonio, da 3,2 miliardi di dollari, Forbes ha stimato che potrebbe comprare un piccione domestico per ogni bambino degli Stati Uniti.



Anche Oprah Winfrey, classe 1954, ha affrontato un’infanzia segnata dalla povertà e dalla mancanza di risorse. Nata da madre nubile teenager, lei stessa rimase incinta a 14 anni, e cercò di uccidersi bevendo detersivo. Sopravvisse e partorì un figlio che morì piccolo. Poi, a 27 anni, scoprì che l’uomo con cui aveva una relazione da quattro anni era sposato e aveva già figli. L’8 settembre 1981 scrisse dunque una lettera in cui chiedeva alla sua migliore amica di innaffiarle le piante dopo la sua morte, prese l’auto e si diresse contro un albero, ma all’ultimo momento raddrizzò. “Non ho potuto uccidermi”, spiegò. “Ho avuto paura che se lo avessi fatto mi sarei persa cose belle che potevano succedermi”. Proprio la madre, che dipendeva dall’assistenza sociale, le disse a 12 anni che Babbo Natale non esisteva, apposta perché non poteva farle un regalo. Ma proprio allora alcune suore si presentarono nella loro casa per portarle un po’ di cibo e una bambola, e lei racconta che divenne il più bel Natale della sua vita. Conduttrice e autrice televisiva, attrice, scrittrice, filantropa, imprenditrice, soprannominata negli Stati Uniti la “Regina di tutti i media”, è considerata tra le donne più potenti al mondo e classificata come la persona afroamericana più ricca del XXI secolo. Il suo talk “The Oprah Winfrey Show”, in onda dal 1986 al 2011, è stato il programma più quotato del suo genere nella storia tv Usa, proponendo interviste a oltre 37.000 persone, e vincendo 18 Emmy Award e il Lifetime Achievement Award. Candidata agli Oscar, Golden Globe alla carriera, proprietaria di una rete tv, editrice, autrice di dieci libri autobiografici, detentrice di un patrimonio da tre miliardi di dollari, proprio in ricordo dei suoi 12 anni ha donato giocattoli a decine di migliaia di bambini svantaggiati.

Ma il più ricco della lista è Harold Hamm. Classe 1945, ultimo tra i tredici figli di una famiglia di mezzadri del cotone in Oklahoma, passò l’infanzia a raccogliere anche lui cotone a piedi nudi, per poi impiegarsi a 16 anni in una stazione di servizio. Lì il garzone di benzinaio iniziò a impratichirsi di idrocarburi, ed iniziò dopo un po’ un’attività di autotrasporti di acqua a giacimenti petroliferi. Nel 1967, ad appena 21 anni, fondò la Shelly Dean Oil Company, che in seguito sarebbe diventata la Continental Resources, e che ora produce 400.000 barili di petrolio e gas al giorno. Pioniera dello shale nel North Dakota e in Montana. Importante finanziatore di Trump anche se critico dell’attacco a Capitol Hill, adesso ha un patrimonio da 18,5 miliardi di dollari.



Anche Jan Koum, il numero due della lista, viveva in campagna. Ma in Ucraina, in una casa senza acqua calda. Con la caduta dell’Urss i genitori, ebrei, poterono infine emigrare in California nel 1992, quando lui aveva 16 anni. La madre lo ha mantenuto lavorando da babysitter, e poi grazie a un sussidio di invalidità quando si è ammalata di cancro. Lui si è messo poi a fare le pulizie in un supermercato, e nel 2007 provò a farsi assumere da Facebook, ma senza esito. Nel 2009 ha avuto però l’idea di WhatsApp: l’app di messaggistica che ha rivoluzionato il mondo. Nel 2014 la stessa Facebook che non lo aveva voluto assumere gliel’ha comprata, per 19 miliardi. L’accordo lo volle firmare sui gradini dell’ufficio dei servizi sociali dove un tempo aveva riscosso i buoni pasto dati alla madre. Adesso ha un patrimonio da 16,4 miliardi di dollari.


David Steward, nero nato nel 1951 a Chicago, quando aveva due anni dovette però andare con la famiglia nel Missouri, dove suo padre aveva trovato come mantenere i sei figli facendo il netturbino, il meccanico e il custode, ma dove ancora imperava la segregazione razziale. Rappresentante per società di trasporti e anche designato venditore dell’anno, quando nel 1990 fondò l’azienda di soluzioni tecnologiche World Wide Technology Company all’inizio non gli andò troppo bene, al punto che gli pignorarono l’auto. Ma oggi la Wwt genera 20 miliardi di dollari di fatturato annuo, e con il suo patrimonio da 11,4 miliardi di dollari Steward è la persona di colore più ricca degli Stati Uniti. Viene poi Igor Olenocoff: nato nel 1942 a Mosca da una famiglia che avendo nostalgie zariste scappò in Iran, e poi nel 1957 sbarcò negli Stati Uniti con quattro valigie. Furono derubati di qualsiasi oggetto di valore durante la loro prima notte nel nuovo paese. Sua madre e suo padre trovarono allora lavoro rispettivamente come governante e custode, e lui in un negozio di ferramenta. Ora possiede un impero immobiliare con 750.000 metri quadrati di uffici e oltre 17.000 unità residenziali negli Stati Uniti, e la sua fortuna è di 8,3 miliardi.



Nata nel 1943 nello Utah, Gail Miller era la sesta di nove figli nati subito dopo la Grande Depressione, in una famiglia con così pochi mezzi che aveva solo una lampadina e doveva spostarla da una stanza all’altra. Assieme al marito avviò una piccola concessionaria Toyota che, nel corso degli anni, è diventata una delle più grandi reti di distribuzione automobilistica negli Stati Uniti. Nel 2021 ha venduto l’azienda per 3,2 miliardi di dollari e oggi gestisce la società di investimento Larry H. Miller Group. Il suo patrimonio raggiunge i 4,4 miliardi di dollari, facendone una tra le donne più ricche degli Stati Uniti.

Nato nel 1950 a Baltimora, Bob Parsons aveva il problema di avere i genitori – il padre venditore di mobili e la madre casalinga – entrambi ludopatici, e quindi sempre in bolletta. Dopo aver avuto difficoltà a scuola e avere rischiato la bocciatura all’ultimo anno di superiori, Parsons si arruolò nei Marines in Vietnam, e ne tornò con quattro medaglie, ma anche una sindrome da stress post-traumatico. Al ritorno si laureò, si specializzò in software, nel 1984 fondò la Parsons Technology, e nel 1997 arrivò al successo con la società di web hosting GoDaddy, che in seguito ha venduto. Possiede il marchio di mazze da golf Pxg, concessionarie di motociclette e immobili commerciali, e ha donato milioni per aiutare i veterani. Il suo patrimonio è di 3,9 miliardi.



Il più anziano del gruppo è David Murdock, che essendo del 1923 va ormai per i 102 anni. Nato a Kansas City da un commesso viaggiatore e da una lavandaia dai redditi discontinui, dislessico, a 14 anni lasciò la scuola. Lavorò in una stazione di servizio, si arruolò durante la Seconda Guerra Mondiale, al ritorno prese in prestito 1.800 dollari e ci aprì una tavola calda. Coi guadagni iniziò a investire in immobili e alla fine acquistò aziende, tra cui Castle & Cooke, che possedeva il produttore di frutta e verdura Dole Food. Sostenitore dell’alimentazione sana, vegetariano e ossessionato dalla longevità, dice che vuole arrivare ai 125 anni. Ha 3,7 miliardi. Nato a Brooklyn nel 1953 da una famiglia ebraica con tre figli, Howard Schultz era figlio di un camionista e una receptionist, e crebbe in una casa popolare. Ma all’età di sette anni il padre ebbe un incidente sul lavoro che lasciò la famiglia senza reddito, poiché privo di assicurazione. Nella sua autobiografia del 2019, Schultz ha raccontato come la sua famiglia ebbe problemi a pagare l’affitto e come lui dovette finanziare i suoi studi alla Northern Michigan University non solo lavorando come cameriere, ma a volte anche vendendo il suo sangue. Da 23 anni venditore, si specializzò in macchine da caffè, e così a 29 anni finì a lavorare alla Starbucks Coffee Company di Seattle. Dopo un viaggio in Italia nel 1983 ebbe l’idea di proporre di ristrutturare la società secondo il modello dei caffè italiani, ne prese poi le redini, e con lui l’azienda crebbe da una dozzina di negozi ai 40.000 che ha ora in tutto il mondo.



Nato a Los Angeles nel 1944, John Paul DeJoria era figlio di un immigrato italiano e di una greca che divorziarono quando lui aveva due anni, e quando andava alle medie una volta la madre gli disse che aveva in banca solo 27 centesimi. Rimasto due volte senza casa, fu costretto a vivere in auto, e in quelle condizioni si trovava quando nel 1980 mise assieme 700 dollari per fondare l’azienda di shampoo John Paul Mitchell. Ora offre oltre 100 prodotti per capelli e styling in più di 80 paesi. Ha anche acquistato una quota di Patrón Spirits nel 1989 e l’ha venduta a Bacardi per 5,1 miliardi di dollari nel 2018. Adesso a un patrimonio da 3 miliardi. Unica non statunitense della lista è la pop-star Rihanna: ultima tra i dodici, ma con il suo patrimonio da 1,4 miliardi persona più ricca nella sua Barbados, il cui governo l’ha nominata ambasciatrice straordinaria e plenipotenziaria. Nata nel 1988, è figlia di un venditore ambulante di vestiti alcolizzato e tossicodipendente, lo stress le provocava emicranie tali da far sospettare un tumore. Ma riuscì a impressionare il produttore musicale Evan Rogers in un’audizione, e così ha iniziato a 17 anni una carriera che l’ha portata a pubblicare dieci album con cui ha vinto nove Grammy Awards, tredici American Music Award, dodici Billboard Music Awards, due Brit Awards, quattro Mtv Video Music Awards, quattro Mtv Europe Music Awards, otto People’s Choice Awards e sette iHeartRadio Music Awards. Nel 2023 ha anche ricevuto la sua prima candidatura all’Oscar nella categoria miglior canzone originale per “Lift Me Up”, tratta dalla colonna sonora del film “Black Panther: Wakanda Forever”. Ma ha anche lanciato la linea di cosmetici Fenty Beauty, di cui è co-proprietaria con il rivenditore francese Lvmh. In ricordo della sua infanzia povera, è attivissima sul fronte della filantropia. Ha ad esempio creato una fondazione per aiutare i bambini ammalati in stato terminale e una che si propone come obiettivo la lotta alla povertà e alle malattie virali, oltre che il sostegno alle popolazioni colpite dagli uragani o da altre calamità naturali; pubblicato una canzone per raccogliere fondi contro il cancro e altre per aiutare i terremotati di Haiti del 2010; partecipato alla realizzazione di una collezione di abiti e lanciato cosmetici per finanziare la lotta all’Aids; e altro ancora.

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