L’inedita convergenza tra estrema destra tedesca e cristianodemocratici mette in crisi il cordone sanitario anche in Europa, dove la questione diventa uno psicodramma. Mentre i Patrioti si sfregano le mani, rivendicando il ruolo dei sovranisti
Bruxelles. La convergenza tra l’esrema destra tedesca, l’AfD, e i cristianodemocratici della Cdu al Bundestag sulla risoluzione sulla migrazione votata mercoledì mette in crisi il cordone sanitario, ovvero la regola non scritta che impone alle forze europeiste di non votare o allearsi con partiti che, in Europa, siedono in gruppi antieuropei o di estrema destra. Questa pratica però è già stata ampiamente messa in discussione dal Ppe, prima di tutto con l’alleanza che sostiene il governo italiano e poi con una serie di accordi strategici, l’ultimo dei quali potrebbe concretizzarsi a Vienna.
Tutti strappi più o meno digeriti finora dalla malconcia maggioranza Ursula. Ma il crollo del cosiddetto “muro antiestremisti” in Germania assume un carattere simbolico che lascia presagire una crisi di tutt’altro livello. A Bruxelles, infatti, per alcuni la questione diventa uno psicodramma.
Per i socialisti, la scelta del leader cristianodemocratico tedesco è un passo verso il baratro. “Friedrich Merz ha appena infranto un muro di protezione che resisteva da ottant’anni contro l’influenza dell’estrema destra per un meschino calcolo politico”, scrive il gruppo dei Socialisti e Democratici su X: “Un segnale pericoloso e un errore imperdonabile”.
Agitati anche i Verdi europei, gruppo a guida tedesca che, dopo anni di opposizione, si riscopre improvvisamente merkeliano. “Angela Merkel ha espresso un chiaro dissenso nei confronti di Merz e chiede che le forze del centro democratico lavorino insieme: un forte avvertimento”, rilancia la capogruppo Terry Reintke, salutando l’intervento dell’ex cancelliera, che si schiera apertamente contro la scelta del leader della Cdu.
Sono introvabili invece nei corridoi dell’Eurocamera gli eurodeputati del Ppe. Giornata sotto traccia per il capogruppo dei popolari, il bavarese Manfred Weber; schivi anche i forzisti, che sugli sviluppi di Berlino preferiscono non rispondere. “Bisognava spostarsi un po’ a destra per non lasciare praterie di consensi all’AfD”, è il mantra che ripetono, off the record, gli strateghi del Ppe a Bruxelles, esortando a mantenere la calma. “Un passo calcolato per togliere voti agli estremisti, ma le maggioranze non cambiano”, ribadiscono per tranquillizzare la stampa. Non pervenuti neanche i liberali, la cui capogruppo Valérie Hayer ha scelto di imbarcarsi in una missione in Groenlandia per “stringere rapporti con le forze europeiste”, preferendo i ghiacci ai drammi di Bruxelles.
Si sfregano invece le mani i Patrioti. “Quando c’è bisogno dei voti dei sovranisti, questi smettono di essere brutti, sporchi e cattivi, e in un attimo saltano tutti i cordoni sanitari e si respira un’aria diversa”, commenta il capodelegazione della Lega. Ancora più provocatorio il premier ungherese Viktor Orbán, che di primo mattino esordisce su X con un ironico “Guten Morgen, Deutschland. Benvenuti nel club”. Brinda letteralmente con d’Alsace al bar del terzo piano dell’Eurocamera il contestato eurodeputato di AfD, Maximilian Krah, felicitandosi per lo scontro aperto da Merkel tra i cristianodemocratici: “L’avevo previsto, la Cdu si autodistruggerà”.
Più diplomatici, i meloniani, che a Bruxelles hanno già più di un piede nella maggioranza. “L’auspicio è che anche in Germania il dibattito interno all’AfD possa evolvere verso la nascita di una destra conservatrice e credibile”, commenta il meloniano Carlo Fidanza, aggiungendo: “Abbiamo più volte pubblicamente dissentito dalle loro posizioni, pur non avendo mai partecipato alla loro demonizzazione. Quel 20 per cento e più di elettori tedeschi di certo non possono essere etichettati come nostalgici estremisti”.
Convergenze possibili con tutti, dunque, senza pregiudizi né cordoni. E infatti, sotto traccia, qualcosa già si muove. In casa Ecr si lavora a una lettera in risposta all’appello alla collaborazione lanciato alcuni giorni fa dal leader dei Patrioti, Jordan Bardella. Un documento che metterà in chiaro che anche il gruppo meloniano intende “costruire ponti, diverse le linee politiche”, spiegano fonti conservatrici Nella risposta non si parla ancora di alleanze stabili, ma nel mirino dei conservatori c’è proprio la possibilità di convincere il Ppe ad abbandonare il cordone sanitario e mettere nero su bianco che, in questa nuova legislatura, ogni voto è utile, anche quelli che fino a ieri erano considerati intoccabili.