Parlamento bloccato sul caso Almasri, vertice di maggioranza per decidere chi dovrà riferire in Aula. La premier, Nordio, Piantedosi e Mantavano saranno difesi da Bongiorno. Sabato la direzione di Fdi senza la leader, con l’idea di continuare ad alzare lo scontro con la magistratura
Continuare a capitalizzare la polarizzazione contro la magistratura. Tutti convinti che la strategia alla fine paghi. “Avete visto che numeri ha fatto il video di Giorgia sui social?”. Scegliere Giulia Bongiorno come difensore comune per dare “un senso di compattezza anche nell’esercizio di difesa”. Evitare, almeno per ora, il Parlamento per riferire sulla vicenda del generale libico Almasri scudandosi dietro lo status di indagati. E poca importa se Camera e Senato siano bloccati (oggi non ci sarà nemmeno il voto sui giudici della Corte costituzionale). La strategia di Palazzo Chigi e di Giorgia Meloni sembra essere chiara: non si arretra di un centimetro.
Il giorno dopo l’avviso di indagine, i protagonisti si sono di nuovo incontrati per stabilire una linea comune: Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Alfredo Mantovano. Sono accusati di favoreggiamento e peculato (eccetto il Guardasigilli che al posto del peculato ha il rifiuto e l’omissione di atti pubblici). La riunione è diventata molto politica per la presenza dei due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma anche molto operativa perché era stata invitata Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e soprattutto avvocato del leader del Carroccio nel processo Open Arms, nel quale era stato rinviato a giudizio da Francesco Lo Voi, all’epoca procuratore di Palermo e ora di Roma, da dove tutto è partito. Le informative saltate di Piantedosi e Nordio hanno rimesso al centro Meloni. A cui tutta l’opposizione, da Italia viva ad Avs, chiede di presentarsi in Aula e non solo su Instagram ricordandole – come Giuseppe Conte, capo del M5s – le sue richieste ai tempi del Covid. Sicché intanto da ieri i lavori parlamentari sono bloccati e se ne riparlerà la prossima settimana, con molta calma. L’atmosfera ideale per la maggioranza e soprattutto per Fratelli d’Italia, convinto di volare nei consensi. Il nodo su chi si presenterà in Aula ancora non è stato sciolto. La possibilità che tocchi al ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è concreta e sta nelle cose. Così come c’è chi prospetta un impegno di Antonio Tajani. Meloni sembra non avere fretta anche perché sabato ci sarà la direzione del partito. La leader non è prevista – salvo ripensamenti dell’ultima ora – convinta com’è che FdI “debba camminare con le sue gambe”.
Aprirà i lavori Edmondo Cirielli, poi toccherà a Francesco Lollobrigida e a chiudere ci saranno Arianna Meloni, sorella maggiore della premier nonché responsabile della segreteria politica. Facile ipotizzare come quella di sabato si trasformerà in un’occasione per attaccare di nuovo la magistratura, o una parte di essa. Anche perché oggi la Corte di Appello di Roma si esprimerà sui migranti sbarcati in Albania, altro materiale se le cose dovessero andare male – di nuovo – per il governo. Non è escluso che a fari spenti proprio sabato Meloni incontri Daniela Santanchè – per la quale la Procura generale della Cassazione ha ribadito che è Milano a essere competente sull’inchiesta per truffa ai danni dello stato –: un faccia a faccia atteso da tempo. E che però passa in secondo piano in questa fase, anzi sembra aiutare la resistenza della ministra del Turismo, già rinviata a giudizio per falso in bilancio. La ministra ha intenzione di partecipare alla direzione del suo partito e, o prima o dopo, potrebbe incontrare la premier per conoscere la direzione della sua carriera nel governo.