Il tour precedente ha fatto 120 volte il tutto esaurito, tanto che non serve pubblicità per convincere la gente ad andarlo a vedere al cinema, basta puntare sulla strafottenza del personaggio in occhiali scuri. E in contemporanea arriva anche il suo libro
Corriere della Sera del 25 gennaio. Una pagina tutta bianca fa bella mostra di sé tra la Cultura e gli Spettacoli. In basso, in piccolo – molto in piccolo – la scritta: “Non ho bisogno di fare pubblicità al mio film. Ho comprato questa pagina per farci disegnare i vostri figli. Vi saluto. Angelo Duro”.
Il film è “Io sono la fine del mondo” di Gennaro Nunziante (dopo Checco Zalone aveva diretto Pio e Amedeo e Fabio Rovazzi, senza rifare il botto). Il comico si chiama Angelo Duro, da Palermo, tiene fede al cognome maltrattando i genitori. La sorella che lavora e li accudisce vuole prendersi le ferie. Lui, tassista abusivo fuori dalle discoteche – riporta a casa gli ubriachi – cerca di sottrarsi. Con i genitori ha molti conti aperti, e un rancore inesauribile.
La sorella sguscia via. Solo con con i vecchietti, il fratello cattivo fa il contrario di quel che dovrebbe fare. Ospizio, visite mediche (“dottore, lei non può escludere un infarto improvviso? Un ictus, un’ischemia? Qualcosa per tenerli qui?”). Cibi poco indicati, chilometri a piedi perché il dottore ha detto alla vecchia genitrice di camminare un po’. La vendetta del bambino dispettoso e malmostoso, questo è il personaggio: al cinema, nei tour teatrali, su YouTube. Con la fidanzata che legge l’oroscopo e gli racconta i sogni – “io per questo di notte la sveglio, così la mattina sta zitta”. Guardate qualche scena, c’è il suo talento da cabarettista.
“Io sono la fine del mondo” ha incassato dal 9 gennaio 8 milioni di euro. Uscito senza pubblicità, puntando sulla strafottenza del personaggio in occhiali scuri. Ora è secondo, superato da “10 giorni con i suoi” di Alessandro Genovesi (terzo capitolo della saga, dopo “10 giorni senza mamma” – già remake di una commedia argentina – e “10 giorni con Babbo Natale”). Trama: la famiglia Rovelli è in partenza per la Puglia, dove la figlia maggiore Camilla farà l’università. (Che università di fama mondiale abbiamo in Puglia? Zitti, che ora arrivano gli insulti della suscettibile Film Commission locale).
Mille volte meglio Angelo Duro, con le sue battute stronze. Non sempre di prima qualità ma stronze. Lo diciamo per chi lo scoprirà tra due o tre film, intanto riempie i teatri – il prossimo tour parte da Bari, quattro date dal 19 febbraio. Poi “giù al nord” a Legnano, i prezzi non popolarissimi da 33 a 45 euro. Il tour precedente ha fatto 120 volte il tutto esaurito (ecco perché il film esce senza pubblicità, e più le critiche sono scandalizzate meglio è). Noi, in una nobile gara di perfidia, ne parliamo bene nel tentativo di rubargli qualche spettatore.
In contemporanea da Mondadori esce il libro: dito medio alzato come nella scultura davanti alla Borsa di Milano. Però rosso. Titolo: “Il piano B”. Vita di un teppista trovato in un cassonetto e cresciuto dalla suore. Adottato a sei anni, qualche giorno in prova e i genitori spariscono senza farsi più vedere. A quel punto gioca a fare l’inadottabile. Cinico e saggio: “Se una persona vuole farti una cattiveria deve offrirti benessere. Maltrattato, sono invincibile”.