Il presidente degli Stati Uniti vuole che Bruxelles si svegli. Il premier polacco vuole svegliare Bruxelles, non è facile, ma dagli altri leader è molto ascoltato. E se il ponte tra l’Ue e Trump fosse Tusk? I Donald a confronto
Cracovia, dalla nostra inviata. Nell’agenda del presidente americano, Donald Trump, è previsto anche un viaggio in Polonia che potrebbe realizzarsi tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, a poche settimane dalle elezioni presidenziali che realizzeranno o ostacoleranno i piani di riforma del premier Donald Tusk. Gli Stati Uniti hanno un ruolo da protagonisti nella politica polacca, rivendicare i buoni rapporti con la Casa Bianca è un ottimo argomento da campagna elettorale e infatti il PiS, il partito che in Polonia ha governato fino al 2023, ne sta approfittando per stilare la lista di tutte le dichiarazioni contro Trump fatte da Tusk. La lista è in effetti lunga e quando ormai una vittoria di Trump sembrava sempre meno improbabile il compito di avvicinarsi al candidato del Partito repubblicano americano è stato affidato al ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski.
Tusk è rimasto in disparte, dopo la vittoria di Trump si è congratulato, ma è ben consapevole di quanto il presidente americano sia permaloso e di quanto possa essersi legato al dito certe affermazioni come: “Cari senatori repubblicani d’America. Ronald Reagan, che ha aiutato milioni di noi a riconquistare la nostra libertà e indipendenza, deve rivoltarsi nella tomba oggi. Vergognatevi”. Il PiS invece può rivendicare un rapporto idilliaco con il presidente americano, al quale il capo di stato uscente, Andrzej Duda, aveva promesso la realizzazione di una base militare da chiamare “Fort Trump”: al capo della Casa Bianca l’idea era piaciuta tantissimo, aveva lasciato la Polonia soddisfatto e lodando i polacchi per la loro determinazione e la spesa nella Difesa. L’alleato americano conta molto per la politica polacca, che anche in passato, in campagna elettorale, ha dimostrato che gli affari esteri possono avere un effetto dirompente se utilizzati con sufficiente maestria. E’ quello che si appresta a fare il PiS con un candidato molto debole, Karol Nawrocki, oscuro direttore dell’Istituto della memoria nazionale, sconosciuto ai più fino al momento della sua nomina proposta dal capo del partito in persona: Jaroslaw Kaczynski. Nawrocki nei sondaggi non convince, il candidato del partito di Tusk è Rafal Trzaskowski, il sindaco di Varsavia che nelle scorse presidenziali aveva tentato di battere Duda senza riuscirci. Trzaskowski è in vantaggio, ma Nawrocki può recuperare: la campagna elettorale diventerà dura nei prossimi mesi con argomenti quali: sicurezza, Europa, inflazione e migranti.
Per il PiS, Trump è un faro ideologico, il partito polacco lo vede come il federatore di una nuova destra conservatrice e antiestablishment. Per Tusk, invece, Trump è il simbolo di un’America inaffidabile pronta ad abdicare al suo ruolo di guida per l’occidente e, secondo il premier polacco, l’Europa deve rispondere con una forza riformatrice, assumendosi le sue responsabilità. E’ proprio questo il punto in cui Trump e Tusk, legati dal nome, si toccano anche nei loro interessi e il presidente americano non può che condividere l’agenda di emancipazione europea del premier polacco. La Polonia guiderà il semestre europeo fino a giugno e Tusk ha inaugurato i lavori con un discorso in cui ha parlato di spese per la sicurezza, di un’Unione che deve smetterla con la sua ossessione per la regolamentazione, di investimenti, di responsabilità: di un’Europa leader, autonoma, pronta a pensare a se stessa. Tusk vuole svegliare Bruxelles, non è facile, ma dagli altri leader è molto ascoltato. Trump vuole che Bruxelles si svegli, ha detto di ammirare Giorgia Meloni, ma sulla sicurezza e le spese per la Difesa l’Italia non è certo un modello; in Germania le elezioni di febbraio porteranno a un nuovo cancelliere, ma la situazione politica tedesca è instabile e il miliardario interno all’Amministrazione trumpiana, Elon Musk, ha scelto di puntare sull’AfD e non su Friedrich Merz, il possibile vincitore della Cdu; con il presidente francese, Emmanuel Macron, Trump non ha mai avuto un buon rapporto, anche Parigi sta sperimentando un periodo lungo di incertezza; e per ora il volto di un’Europa con le idee chiare siede a Varsavia.
La Polonia è preoccupata della possibile ingerenza russa nelle elezioni, alcuni temono anche che Musk decida di sostenere un candidato e Trump potrebbe arrivare proprio nel momento in cui la campagna elettorale sarà più rovente a esprimere l’una o l’altra preferenza. Se finora il governo di Tusk non è riuscito a fare tutto ciò che aveva promesso in fatto di riforme è perché il presidente Duda, che firma le leggi, lo ha ostacolato. Il voto presidenziale è cruciale per il cambiamento e l’alleato americano, diventato tanto imprevedibile, ha storicamente un peso.