Trump è un’opportunità che l’Europa non sa trasformare in oro

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Va denunciato e perseguito questo complotto per farci diventare meloniani.

Giuseppe De Filippi


Al direttore – Non riesco a comprendere, caro Cerasa, quali siano i motivi che hanno indotto la Digos di Roma a indagare sugli autori della “pasquinata” apparsa sulle pareti della Piramide Cestia e della Fao e rivolta a quanti aspettano il 27 gennaio per salvarsi l’anima nel commemorare i milioni di ebrei sterminati, mentre in tutti gli altri 364 giorni criticano, insultano e perseguitano quelli vivi e vegeti che, nel fondare uno stato nella terra promessa, non hanno preso a riferimento la reclusione nei campi di sterminio, ma la resistenza del Ghetto di Varsavia ai nazisti nella primavera del 1943.

Giuliano Cazzola


Al direttore – Che il pregiudizio antisemita arrivasse a lambire l’amministrazione della giustizia era quanto di meno imprevedibile si potesse immaginare dopo le Nazioni Unite del 7 ottobre che non viene dal nulla e dopo le disquisizioni circa l’abissale discrimine tra l’ordinario sgozzamento e la decapitazione dei bambini ebrei. Quell’andazzo con prevedibile destinazione tribunalizia non ha suscitato nessun allarme neppure quando ha preso a farsi concreto e cioè quando ha cominciato a compilare i documenti giudiziari emessi in nome del popolo italiano, con provvedimenti in cui quel pregiudizio si squadernava in faccia a una classe politica e giornalistica gravemente affaticata a perseguire il fascismo dei capannelli di teste rasate e delle bottiglie di Lambrusco con l’etichetta mussoliniana. E così, salva qualche inopinata singolarità che ne denunciava lo scandalo, nel paese che fu delle leggi razziali passava incensurata l’ordinanza di un giudice meneghino secondo cui il “dibattito” intorno al potere sionista nei mezzi di informazione rendeva lecito accusare un giornalista ebreo non solo di far parte di quel potere, ma di farne uso per coprire le malefatte di Israele. Ora, passati alcuni mesi da quello sproposito che non ha indignato nessuno, l’identico argomento è utilizzato – ancora una volta dal tribunale di Milano, punta di diamante di questa encomiabile giurisprudenza – per chiedere l’archiviazione di una denuncia fatta dalla senatrice Liliana Segre contro un noto propagandista antisemita, i cui illeciti dovrebbero ritenersi scriminati appunto in ragione del “dibattito” insorto a proposito della cosiddetta questione palestinese. Come il “dibattito” sul dominio sionista nei mezzi di informazione giustificava l’accusa di collaborazionismo genocida nei confronti del giornalista ebreo, così il “dibattito” sulla Palestina occupata e sul regime di apartheid giustifica il dileggio diffamatorio di una sopravvissuta di Auschwitz perché non si tatua sul braccio che Israele è nazista e non fa i girotondi davanti alla Corte dell’Aia.

Iuri Maria Prado


Al direttore – Se il Parlamento ripristinasse il vecchio articolo 68 della Costituzione, garantendo a senatori e deputati un’immunità totale, com’era prima del ’93, sarebbe logico che l’Anm applaudisse per il ritorno alla formula primigenia della nostra legge fondamentale. Se i magistrati difendono la Costituzione come fosse un oggetto di culto, infatti, dovrebbero elogiare quel Parlamento che ne ha fatto rivivere la versione originaria. L’istinto, però, suggerisce che le cose non andrebbero esattamente così. Il pertugio per protestare, argomentare contro e scioperare sarebbe presto trovato.

Luca Rocca

Sarebbe cosa buona e giusta.


Al direttore – Vista la grande importanza che il suo quotidiano dedica agli Stati Uniti e al loro nuovo presidente, mi permetto d’esprimere una considerazione sulle potenzialità delle manovre annunciate da Trump. Potrebbe questo isolazionismo riflettersi non in uno svantaggio ma, al contrario, in un vantaggio per l’Italia e per l’Europa? Mi spiego meglio: con l’abbandono di alcune organizzazioni e trattati internazionali, da parte degli States, l’Ue potrebbe prenderne in mano la dirigenza? Inoltre, con l’imposta di nuovi dazi d’importazione, potremmo creare e rafforzare scambi con le economie emergenti differenziando al meglio i nostri export? E ancora, l’aumento forzato della spesa militare potrebbe avviare, meglio tardi che mai, una concreta discussione riguardante la creazione di un esercito europeo? Non è forse giunto il momento per l’Europa di affermarsi come leader globale, cogliendo queste sfide come opportunità?

Jacopo Guolo

Le opportunità ci sono. Ma la prima opportunità dovrebbe essere quella di avere un’Europa in grado di saper trasformare le opportunità in oro. Lei la vede?

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