“Il tentativo di scalata di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca non è un atto ostile, meglio i capitalisti che hanno i capitali come Caltagirone. Basta con l’idea che la Milano finanziaria sia meglio di Roma”. Intervista all’ex ministro dell’Economia
Si può fare, non è “guerra”, l’egemonia economica di Milano è un’invenzione. Lo dice Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia: “La scalata di Mps su Mediobanca è legittima. Scalare Mediobanca non è un’operazione bellica. Far nascere un terzo polo bancario serve al paese. Roma vale quanto Milano. Meglio i capitalisti con il capitale, come Caltagirone, dei capitalisti senza capitale che vogliono avere il controllo bancario”. Professore Tria, Mps tenta la scalata a Mediobanca e il governo è favorevole. Si usa l’immagine della marcia (“Roma su Milano”) si prepara la resistenza di Mediobanca. Cosa è Mediobanca? “Posso dire cosa ha rappresentato”. Cosa? “Un centro dove poteri economici stringevano accordi per controllare l’intero sistema finanziario italiano. Ai tempi c’era Cuccia, tempi in cui il mercato contava ben poco. Ora conta il mercato”.
Tria, ci sono due partiti. Il primo partito dice che la scalata di Mps a Mediobanca, il salotto di Milano, è un “atto ostile”, l’altro, partito, e sono i partiti del governo Meloni, pensa che sia una grande operazione di finanza italiana. Lei è ostile o favorevole? “Posso limitarmi e commentare quello che vedo”. E cosa vede con i suoi occhiali? “Che l’operazione è legittima, in linea con altre operazioni che servono a consolidare il terzo polo bancario. Ricordo che sei anni fa il terzo polo doveva salvare Mps”. Oggi, al contrario, è Mps che deve assemblare il terzo polo. Può farcela? “Mps è una banca solida, può farcela”. In politica il nome “terzo polo” porta male. A che serve un terzo polo bancario? “La questione bancaria è molto più complessa di come si racconta”. Proviamo a renderla semplice? “Da una parte si deve rafforzare il sistema bancario italiano, dall’altra serve un forte polo bancario europeo. La verità è che c’è troppa retorica. Guardiamo alla Germania, a come si è difesa. Il governo tedesco si è opposto con forza a Unicredit. In teoria servirebbe il grande polo europeo, in pratica, tutti i paesi, giustamente, vogliono un controllo sul risparmio interno”. Sono le ragioni per cui lei è favorevole alla scalata di Mps? “Se l’Italia vuole partecipare al grande gioco, almeno prepararsi per quando ci sarà davvero un grande gioco bancario europeo, non c’è dubbio che l’Italia debba rafforzare la propria posizione”. La finanza milanese definisce la scalata di Mps, “un atto ostile”. Mediobanca, il suo ad Nagel, risponde “reagiremo”, e oggi, il cda, valuterà l’ops di Mps. I cannoni chi li porta? “Piano con le parole. Cosa significa atto ostile? Lo dico ridendo. Non stiamo parlando di un’operazione militare, ma di un’operazione di mercato. Sarà il mercato a stabilire l’offerta di Mps. Ostile si usa ma solo come gergo. Significa che è un’operazione non è concordata. Nulla di più”. I protagonisti, i capitani coraggiosi di questo tentativo, di questa scalata, sono l’ad di Mps, Lovaglio, e i suoi azionisti, Francesco Gaetano Caltagirone e Milleri con Delfin, il gruppo degli eredi Luxottica. Chi sono i bianchi e i neri? “Leggiamola in un’altra maniera”. Come la legge? “Lo scontro è tra due categorie: i capitalisti con i capitali e i capitalisti senza capitale che pretendono di avere il controllo pur non possedendo i capitali. La domanda è: come si controlla la finanza italiana?”. Professore, Tria, chi è Francesco Gaetano Caltagirone? “Una figura che appartiene alla prima categoria: ha i capitali e chiede giustamente di contare. Tra i capitalisti senza capitali e i capitalisti con il capitale, io preferiscono quelli come Caltagirone”. Il nome di Mediobanca è sempre stato legato a Enrico Cuccia. Chi è il nuovo Cuccia? C’è un nuovo Cuccia? “Non vedo Cuccia. A dir la verità oggi anche Cuccia non sarebbe più Cuccia. Adesso si parla di grandi fondi esteri, americani. Il gioco si è allargato”. Si pensa che il terzo polo serva al governo Meloni per emanciparsi dai fondi, i fondi aggressivi che hanno partecipazioni nelle reti, nelle infrastrutture italiane, e che chiedono dividendi. Basta il terzo polo? “Se l’operazione andrà in porto è di certo nell’interesse dell’economia italiana. Deciderà il mercato. L’importante è che il gioco venga condotto perbene”. Il denaro da una parte, i simboli dell’altra. L’unico bipolarismo che ha funzionato è stato Milano-Roma. A Roma, la politica, a Milano, gli affari. Se Roma si prende Mediobanca, a Milano cosa resta? I romani di Caltagirone sono i nuovi austriaci? Sta per cadere Milano, un certo modo di stare a tavola? “Non cadrà nulla. Si scardineranno solamente quei luoghi dove in una stanza si decideva se dovesse o meno fallire Gardini. Questo racconto di Roma cattiva, Milano buona, è falso”. Luigi Lovaglio di Mps è il nuovo grande banchiere della nazione? “Ha dimostrato di essere un grandissimo banchiere. Ha risanato, ha raddoppiato il rendimento e il valore azionario. Cosa si può chiedere di più?”. Ancora i simboli. Mps è sempre stata la banca “rossa”, di sinistra, oggi è la banca su cui punta il governo. Si ricorda la domanda di Fassino, su Bnl, al telefono, “abbiamo una banca?”. Tria, Meloni avrà una banca? “Il governo non avrà una banca. Dire che il governo Meloni avrà una banca è una balla. L’avrà il Mef, che ha una sua partecipazione in Mps, e il Mef non è di destra o di sinistra. Oggi c’è Meloni, domani potrebbe esserci al governo la sinistra”. Dunque, non hanno una banca? “Potrebbero averla gli italiani e far bene all’Italia”. E il gioco come finisce? “Non attendo l’ora di vederlo”