Dopo l’insediamento di Trump il premier ungherese ha ripreso a tenere in sospeso l’Ue sulle sanzioni contro Mosca che vanno rinnovate ogni sei mesi all’unanimità. Scadono il 31 gennaio
Viktor Orbán sta tenendo l’Unione europea in sospeso sulla sua capacità di continuare a far pagare alla Russia il prezzo della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. Da dicembre il premier ungherese non ha ancora chiarito se accetterà o meno di rinnovare tutte le sanzioni che sono state adottate dall’Ue dal 24 febbraio 2022 a oggi. Dopo l’elezione di Trump, all’ultimo Consiglio europeo, Orbán aveva sorpreso i suoi omologhi annunciando di essere contrario alle sanzioni e di volerci riflettere. Negli ultimi giorni ha ribadito la minaccia, utilizzando un linguaggio sufficientemente ambiguo da tenersi aperta ogni possibilità. Venerdì ha spiegato che “è giunto il momento di buttare le sanzioni dalla finestra e di creare una relazione senza sanzioni con i russi”. Poi ha aggiunto che l’obiettivo “è ancora lontano” e che deve ancora “lavorarci”. Ieri un ministro del suo governo, Gergely Gulyás, ha detto che l’Ungheria vuole “un dibattito” prima rinnovare le sanzioni, perché l’insediamento di Trump ha creato “una nuova situazione”.
Il tempo corre. Le sanzioni, che vanno rinnovate ogni sei mesi all’unanimità, scadono il 31 gennaio. Se dovessero cadere, sarebbe un disastro strategico per l’Ue e per l’Ucraina. Non solo centinaia di membri del regime di Putin uscirebbero dalle liste nere, ma 200 miliardi di euro di attivi della banca centrale russa verrebbero scongelati e la Russia potrebbe ricominciare a importare materiali militari. Gli ambasciatori dei ventisette stati membri si riuniranno oggi. Fare una piccola concessione a Orbán, come un dibattito al Consiglio Affari esteri lunedì, non è difficile. L’attitudine tenuta finora da Trump aiuta: difficilmente Orbán può permettersi di cancellare le sanzioni, quando il presidente americano vuole rafforzarle. Ma il problema va risolto. I leader filorussi si stanno moltiplicando nell’Ue. Lo slovacco Robert Fico ha già diversi contenziosi con l’Ucraina. Herbert Kickl potrebbe presto diventare cancelliere in Austria. Avere tre Orbán con diritto di veto è una situazione molto pericolosa per l’Ue e l’Ucraina.