Chi è René Benko, l’imprenditore arrestato dopo il crac miliardario della sua holding

Secondo le autorità austriache avrebbe nascosto risorse ai suoi creditori, dirottandoli verso una fondazione gestita dalla madre. Ma su di lui pendono anche accuse di frode sui fondi del Covid, oltre a quelle di associazione a delinquere e corruzione mosse dalla Procura di Trento

Il magnate immobiliare tirolese René Benko è ai domiciliari nella sua villa di Innsbruck, dove stamattina è stato raggiunto dall’ordine di arresto della procura anticorruzione di Vienna. Il magnate austriaco è indagato in quattro procure, compresa quella di Trento. Le accuse per cui la procura anticorruzione austriaca (Wktsa) ha disposto la misura cautelare comprendono quella di aver occultato alcuni beni in relazione al crollo del suo impero commerciale, Signa Group: holding immobiliare con diversi marchi al suo interno, fra cui i grandi magazzini tedeschi KaDeWe e Galeria.

Il ritratto dell’imprenditore

Benko è nato nello stesso luogo in cui è stato arrestato, Innsbruck, figlio di un dipendente del governo locale e di una insegnante di scuola materna. Vive la sua prima esperienza lavorativa nel settore immobiliare a 17 anni, in un’impresa edile. Dopo aver abbandonato il college, alla fine del 1999 (a 22 anni) ha fondato la società Immofina Holding, ribattezzata Signa Holding GmbH nel 2006. La holding svolge i primi lavori di ampliamento delle mansarde in appartamenti di lusso, ma espande presto il suo business, acquistando (e vendendo) il centro benessere Lanserhof a Innsbruck. Successivamente, il gruppo ha acquistato 16 immobili nel centro della città, per poi inserire nel proprio portafoglio diversi grandi magazzini e catene di mobili. In passato, Benko è stato proprietario di partecipazioni in due tra i più importanti quotidiani austriaci, il Kurier e il Krone. Nel 2015, in Germania, Signa ha firmato una jointventure con la catena di punti vendita specializzata in generi alimentari Eataly, culminata nell’ apertura di un punto vendita da 4.600 metri quadrati nella Schrannenhalle di Monaco. Nel 2021, il patrimonio di Benko ammonta a oltre 5 miliardi di dollari. Una carriera di successi, alla guida del principale gruppo immobiliare privato austriaco (con interessi importanti anche in Germania e in Italia). Almeno fino all’anno successivo.

La sua complessa struttura aziendale è collassata a partire dal settembre 2022, quando l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali ha reso sempre più alto il costo del denaro. L’incremento dei prezzi dell’energia e i costi di costruzione hanno aggravato la situazione, portando notevoli problemi di liquidità al colosso di Beko, che a novembre del 2023 ha presentato una dichiarazione di fallimento presso il Tribunale commerciale di Vienna, con annessa apertura delle procedure di ristrutturazione dei debiti con autogestione.

Le accuse

Secondo l’amministratore fallimentare, le richieste di risarcimento nei confronti di Benko ammontano a circa 2,4 miliardi di euro (2,5 miliardi di dollari). Eppure, stando alle autorità austriache – che hanno recentemente formato un joint investigation team (Jit) con i procuratori di Berlino e Monaco – Benko avrebbe nascosto parte dei beni della società (considerati massa fallimentare) alle autorità, ai curatori fallimentari e ai creditor, dirottandola verso una fondazione privata, “Laura”, gestita formalmente dalla madre dell’imprenditore, ma di cui Benko secondo le accuse apparirebbe come “proprietario effettivo”, con la quale pagava un affitto mensile di oltre duecento mila euro per la villa nella quale viveva ed è stato arrestato.

Benko risulta anche sotto indagine per una presunta frode riguardante i fondi statali per la pandemia di Coronavirus. Nel dettaglio, l’imprenditore è accusato di aver utilizzato “a scopi personali” oltre un milione di euro di fondi Covid per il suo lussuoso Chalet N nella stazione sciistica austriaca di Lech am Arlberg.

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