La routine dei cristiani trucidati in Africa

Altri 47 morti in Nigeria il giorno di Natale, ma non parla più nessuno di questa umanità perseguitata. Neanche il Papa

Quarantasette cristiani trucidati ad Anwase, nello stato del Benue, in Nigeria, il giorno di Natale. Solo di recente, Aiuto alla Chiesa che soffre è riuscita a ricostruire – grazie a segnalazioni di partner locali – quanto accaduto nella località facente parte della diocesi di Gboko. Padre Isaiah Ter, direttore esecutivo della Caritas diocesana, ha confermato che gli attacchi sono stati diversi e gli aggressori “hanno bruciato le otto chiese cattoliche della parrocchia di Santa Maria, compresa la casa parrocchiale, le cliniche, le scuole e altre case”. Il parroco e il viceparroco sono fuggiti nella boscaglia, rimanendovi un intero giorno prima di essere salvati Negli ultimi dieci anni, la diocesi di Gboko ha contato sul proprio territorio la distruzione di oltre venti comunità e trentadue chiese. Nei primi undici mesi del 2024, i morti, solo lì, sono stati quasi cento.

E’ il ripetersi di quanto avviene da più di un decennio: lo stato del Benue è sulla ideale linea del fronte, tra il sud cristiano e il nord musulmano. Il conflitto è vivo, soprattutto a causa dei mandriani Fulani (per lo più musulmani) che vogliono le terre occupate dagli agricoltori cristiani. Tensioni per il controllo del territorio che diventano, rapidamente, conflitti interreligiosi. Senza che il governo centrale possa o voglia fare alcunché. L’Africa subsahariana è da tempo l’epicentro della persecuzione contro i cristiani, al punto da fare impallidire il martirologio che anni fa commosse il mondo quando si raccontavano i crimini commessi dagli sgherri del Califfato islamico di Abu Bakr al Baghdadi. Il Papa, più volte, disse che “oggi ci sono più martiri che nei primi secoli”. Frase che da un po’, però, non si sente più, come se il martirio quotidiano dei cristiani d’Africa fosse divenuto una ineluttabile routine. Magari, tra un’ospitata tv e la prefazione a un libro, si troverà il tempo per un accenno anche a questa umanità perseguitata.

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