In Austria c’è la prima formazione europea di cheerleader composta da uomini e persone non binarie. Nel 1903 nacque la prima organizzazione di cheerleading, la Gamma Sigma dove però le donne non ci potevano entrare
Si chiamano Fearleaders e sono ritenuti la prima formazione europea di cheerleader composta da uomini o persone non binarie. È un mestiere difficile. Fortuna che ci sono loro a farlo. Lo sport sa innovare. Ma non quando è ingabbiato negli stereotipi. Quelli che i Fearleaders combattono con i loro ponpon e i salti acrobatici. Si esibiscono in Austria, ai margini delle partite della squadra femminile di roller derby. In pratica: le donne se le danno di santa ragione, si spingono e si scontrano, mentre gli uomini badano alla coreografia. “Vorremmo davvero far riflettere le persone: come dovrebbe comportarsi un uomo? Come dovrebbe ballare un uomo?”, ha detto in un’intervista al Guardian uno dei Fearleaders, Romed Felderer, assistente sociale di 33 anni. Bisogna ribaltare il pensiero e cercare nuovi punti di vista.
Secondo La Ricerca, il 97 per cento dei cheerleader nel mondo sono di sesso femminile. Questo ha abituato il nostro sguardo: i giocatori maschi di football sono simboli della mascolinità ideale, le cheerleader della femminilità (sottomessa). Strange case. Le prime manifestazioni di cheerleading negli States si svolsero alla fine del 1880. Il pubblico iniziò spontaneamente a creare gruppetti per incitare le proprie squadre, il resto è arrivato dopo. Secondo gli studi, il primo caso risale al 1894 alla Princeton University. Johnny Campbell, studente della Princeton, diresse il tifo del pubblico. Più tardi l’Università del Minnesota organizzò una squadra di sei studenti maschi, che impiegarono i cori di Campbell. Nel 1903 nacque la prima organizzazione di cheerleading, la Gamma Sigma. Le donne però non ci potevano entrare. Le cheerleader erano maschi, è stato così fino agli anni Quaranta.
Il mondo si è capovolto dopo, ma è servito tempo. Addirittura un paradosso: il Super.Bowl 2019 è passato alla storia per la presenza di due cheerleader uomini, Napoleon Jinnies e Quinton Peron, ingaggiati a inizio stagione dai Los Angeles Rams. Ballarono sul mondo. E in mondovisione. Precursori, esploratori, pionieri: senza di loro il mondo sarebbe ancora fermo chissà dove. È successo in tutti gli sport. Lo sa bene Giorgio Minisini, campione di casa nostra, campione del nuoto sincronizzato. Al Sole24Ore Minisini ha raccontato che “ho dovuto convincere le persone che non c’era nulla di strano in ciò che facevo. Ho dovuto combattere gli stereotipi per cui se sei un nuotatore artistico, allora sei inevitabilmente omosessuale. “Ah ma quindi non sei frocio?”, mi chiedevano. E ho dovuto ribadire più volte che anche se fossi stato gay, questo non avrebbe avuto nulla a che vedere con le mie performance sportive”.
Pionieri sono anche i Fearleaders, nati nel 2013. Un gruppetto che oggi conta più di trenta atleti. Hanno uniformi definite kitsch per via dell’arancione-turchese, colori aciduli, un po’ anni Ottanta, con fasce, bretelle e pantaloncini attillati. Hanno fatto tendenza perché tre anni dopo, in Francia, sono nati i Les Scrimmage People che sostengono la squadra di roller derby del Lille. Ma di squadre così se ne trovano in Bretagna e a Montreuil. Andreas Fleck, uno dei fondatori dei Fearleaders, sempre al Guardian ha spiegato che l’idea era giocare con gli stereotipi, con l’idea che i maschi siano eroici e forti in campo, avendo a bordo campo delle ragazze molto sessualizzate che fanno il tifo.
Si finanziano con un calendario, i fondi servono per seguire la squadra in giro per l’Europa. “Per noi Fearleading significa togliere la paura. Soprattutto dagli uomini. Paura di non essere abbastanza forti, di non comportarsi abbastanza virilmente, di non esibirsi in modo abbastanza maschile”. Sui social si viene a creare la polarizzazione (altro stereotipo) e i commenti non sono proprio gentili. “Sentiamo di aver toccato un punto dolente”, hanno raccontato. “Vogliamo liberarci della repressione sessuale, della disuguaglianza di genere, della mascolinità tossica, dell’omofobia, della transfobia. E di molte altre paure”. Ballando, liberi.