“L’Europa è pronta al cambiamento”, dice la presidente della Commissione europea al Forum economico mondiale. Ma la sua ricetta assomiglia a quella che aveva per il vecchio mondo. Zelensky chiede all’Unione europea di fare di più e di affermarsi come un attore indispensabile
Pragmatismo con Donald Trump, dialogo costruttivo con la Cina di Xi Jinping, accordi commerciali per proteggersi da potenziali dazi, e la promessa di realizzare le raccomandazioni meno controverse del rapporto di Mario Draghi. Non è il programma per un’Unione europea assertiva, forte della sua sovranità, quella che Ursula von der Leyen ha illustrato ieri davanti al Forum economico mondiale di Davos per affrontare il nuovo mondo. La presidente della Commissione ha riconosciuto che “le regole di ingaggio tra le potenze globali stanno cambiando” e che questa è “una nuova èra di dura competizione geostrategica”. Ma la ricetta di von der Leyen assomiglia a quella che aveva per il vecchio mondo. Poche ore dopo ha preso la parola il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha pronunciato un discorso europeista, criticando aspramente i leader dell’Ue e dei suoi stati membri per la riluttanza a spendere di più nella difesa e i ritardi nello sviluppo tecnologico. “Il presidente Trump noterà l’Europa?”, ha chiesto Zelensky, secondo il quale “l’Europa deve affermarsi come un forte attore globale, come un attore indispensabile”.
Con Trump “la prima priorità sarà dialogare presto, discutere di interessi comuni ed essere pronti a negoziare”, ha detto von der Leyen. “Saremo pragmatici, ma resteremo sempre fedeli ai nostri princìpi. Proteggeremo i nostri interessi e sosterremo i nostri valori”. E’ il punto di equilibrio in un’Ue profondamente divisa sulla strategia da tenere nei confronti del presidente americano. La Francia vorrebbe alzare i toni in nome di più sovranità europea. La Germania vuole evitare una guerra commerciale, anche a costo di sottomettersi. L’Italia ritiene che Trump non sia un pericolo, ma un’opportunità. Von der Leyen comprerà gas naturale liquefatto americano e ricorderà a Trump che i dazi non convengono a nessuno. “Nessun’altra economia al mondo è integrata come la nostra (…). Il volume degli scambi tra noi è di 1,5 trilioni di euro”, ha detto la presidente della Commissione.
Una parte della strategia di von der Leyen per limitare i danni dei dazi di Trump è di moltiplicare gli accordi commerciali. “Dobbiamo cercare nuove opportunità ovunque si presentino. Questo è il momento di impegnarci oltre i blocchi e i tabù”, ha detto la presidente della Commissione. La novità di Davos è un’altra giravolta sulla Cina. Di fronte alla strategia predatoria del regime di Xi Jinping, nel 2023 von der Leyen aveva decretato il “de-risking”. Da allora la Cina non è più classificata come partner e concorrente, ma unicamente come “rivale strategico”. Ora la presidente della Commissione sembra tornare al dicembre del 2020 quando, su impulso di Angela Merkel, concluse un accordo sugli investimenti con Xi. “Dobbiamo dialogare in modo costruttivo”, ha detto von der Leyen. “Il 2025 segna 50 anni di relazioni diplomatiche della nostra Unione con la Cina. La vedo come un’opportunità per impegnarci e approfondire la nostra relazione con la Cina e, ove possibile, anche per espandere i nostri legami commerciali e di investimento”. “L’Europa è pronta per il cambiamento”, ha assicurato von der Leyen. Ma il suo pragmatismo nei confronti di Trump nasconde il rifiuto dei rapporti di forza e le divisioni europee. Di alcuni temi, tanto attuali quanto fondamentali per l’Ue, von der Leyen non ha parlato. Nulla sugli strumenti di debito che il rapporto Draghi raccomanda per rilanciare la competitività. Nulla sulla difesa europea. Quasi nulla sull’Ucraina. E’ stato Klaus Schwab, il fondatore del Forum economico mondiale, a interrogarla, una volta terminato il discorso. “Continueremo a sostenere l’Ucraina, senza alcun dubbio”, ha risposto von der Leyen.