La recensione del romanzo di Romain Gary edito da Neri Pozza, 208 pp., 15 euro
“Ero stato tante cose nella mia vita, console generale di Francia, killer professionista, un povero sceneggiatore, ma avevo anche pubblicato sotto pseudonimo un libro sulle tecniche di guerriglia, che era stato ritrovato nello zaino di Che Guevara. Ne sapevano molto i brigatisti internazionali che avevano operato in Spagna. E nel 1941, in un campo dell’Africa equatoriale francese, avevo insegnato il combattimento corpo a corpo all’élite della Legione straniera”.
Sono tutti di impronta schiettamente autobiografica questi sette racconti di Romain Gary, inediti per il pubblico italiano. Una chicca imperdibile, per gli amanti di uno degli scrittori più brillanti del Novecento francese, dalla vita avventurosa e glamour come pochi altri. Una raccolta eterogenea, priva di un filo conduttore, che attraversa le varie fasi della turbolenta vita dell’autore.
“All’ultimo respiro”, ad esempio, appartiene tipicamente al periodo “americano” di Gary, quello in cui era console a Los Angeles, era sposato con Jean Seberg e frequentava i divi di Hollywood che si stracciavano le vesti per la liberazione dei neri. Un ambiente piuttosto ingenuo, agli occhi disincantati e ironici dello scrittore.
“Quel cazzo di un negro di merda viene a dirmi che non può assolutamente avere un autista nero, che ’sta storia lede la sua dignità e pure la mia. Dice che tutti i negri che girano per Beverly Hills con la loro Rolls Royce guidata da un autista nero si sentono come se avessero reso schiavo un loro fratello di colore. Pensa ai bianchi, che vedono un autista nero aprire la portiera dell’auto, con il berretto in mano, per fare uscire il loro datore di lavoro nero. Viene da ridere. (…) Dice che mi raccomanderà a degli amici bianchi che cercano un autista. Ma io come cazzo faccio, dopo cinque anni alla guida di una Silver Cloud, a guidare una Cadillac di merda. Lui se ne sta lì, a riempirsi la bocca con ’ste storie di dignità, e poi, con un calcio in culo, ti fa passare da una Rolls da quarantamila dollari a una Cadillac del cazzo”. Questo racconto servirà poi da spunto per il finale di Biglietto scaduto (1975).
E’ invece ambientato in un’isola tropicale Tempesta, che apre e dà il titolo al volume, un tentativo giovanile pubblicato su Gringoire nel 1935. Il racconto più strutturato, “Il greco” (sessanta pagine) ha per teatro un’isola delle Cicladi all’epoca della dittatura dei colonnelli, e riporta il lettore agli splendidi romanzi “resistenziali” di Gary: Educazione europea e soprattutto Gli aquiloni. Curiosamente, questo testo fu scritto da Gary in lingua inglese, a conferma della vivace poliedricità di uno scrittore dai tanti pseudonimi, per altrettanti e sorprendenti generi letterari.
Romain Gary
Tempesta
Neri Pozza, 208 pp., 15 euro