È la storia della dama francese sul patibolo che implora: “Ancora un minuto, per favore, signor boia!”, ma al contrario: c’è un gran raduno di signori del mondo che decidono di abolire la pena di morte, il messaggero arriva al patibolo e il boia implora: “Ancora un minuto, per favore”
Dal momento che la pace è l’intervallo fra le guerre, di poche cose gli esseri umani si sono fatti esperti come delle guerre. La guerra è per eccellenza l’affar loro. Con una simile esperienza, ci si potrebbe aspettare un affinamento delle procedure. Per esempio, quando si tratta una cessazione del fuoco, che è un momento piuttosto ricorrente nelle guerre, sarebbe ragionevole uscire dalla trattativa con un calendario chiaro, e incaricare l’emissario d’emirato cui spetta la vanitosa comunicazione al resto del mondo, che è stato deciso il cessate il fuoco a partire “dalle 19.30 dell’altroieri”. O “dalle 9,45 di ieri”. O, se proprio si vuole accontentare il più grossolano senso comune, “da questo momento esatto” – come in tutte le lotterie, stop al televoto. Esattamente in quel momento i popoli sono autorizzati, anzi incitati, a uscire dalle tane e dare sfogo alla propria esultanza.
Gli esseri umani, al contrario, non sanno immaginare di rinunciare all’abitudine di dichiarare che la cessazione del fuoco avverrà. Avverrà, nel futuro. Per esempio, è la sera di mercoledì, e avverrà “domenica a mezzogiorno e un quarto”. Ecco che i popoli, incapaci di trattenere la propria esultanza, e immuni da qualunque ammaestramento della storia, cioè delle cose già successe che si ripetono uguali o via via peggiorate, scendono in strada – no, non hanno più niente da cui scendere, restano in strada e la gremiscono, ma abbracciandosi, piangendo di gioia, quasi ballando. Quello è invece il momento del Si salvi chi può. Il momento di diradarsi e sprofondare nelle fessure delle macerie che promettano un po’ di riparo, stringendosi addosso i piccoli. E pregando, come si fa nei momenti estremi, nell’ora della nostra morte. Dopo quindici mesi di bombardamenti, che cos’è un lungo fine settimana di pazienza trepidante e tremante? No, la gioia è più forte della paura e della prudenza. C’è una saggezza profonda nei popoli. Morire sotto le bombe è un orribile destino, ma morire sotto le bombe mentre si balla e ci si abbraccia per allegria vale un’eternità.
Scherzo? Ma no: mi avete preso per Joe Biden? Dico sul serio. Abbiamo ricordato tante volte la triste ridicola commovente storia della gran dama francese sul patibolo che implora: “Ancora un minuto, per favore, signor boia!” Dobbiamo immaginarla al contrario. C’è un gran raduno di signori del mondo che decidono di abolire la pena di morte, o anche solo di decretarne una moratoria. Il messaggero arriva di corsa al patibolo per consegnare il decreto al boia, e il boia, sbigottito per il proprio salario e implorante per il piacere del mestiere: “Ancora un minuto, per favore, signori del mondo”. Qualche ammazzato in più, è la clausola umana, troppo umana, del negoziato risolutivo. Da mercoledì a domenica alle 12.15, il contabile con la matita sull’orecchio fa i conti del supplemento di bottino, in saldo. Ultime ore.